Al teatro Belli di Roma dal 14 al 16 febbraio, per la regia di Claudio Puglisi, è andata in scena la trasposizione de ‘Il Paradiso’ una raccolta di racconti di Alberto Moravia. Lo spettacolo si divide in quattro quadri che inquadrano la vita coniugale e le conseguenti difficoltà relazionali, la maternità, la moda che, forse superflua, a volte stritola e l’armadio dove rinchiudiamo i nostri abiti, raccontati attraverso una recitazione febbrile e appassionata
‘Il Paradiso’ di Chiara Catalano, tratto dal racconto di Alberto Moravia è una detonazione in quattro quadri. Il teatro diviene un cazzotto in pieno stomaco che ci fa deglutire schegge di vetro. Claudio Puglisi oltre a dirigere, incide, strappa, lacera e cuce con filo spinato.
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Matrimonio e maternità? Dimenticate quindi i rimandi da Mulino Bianco. Qui il matrimonio è un cappio al collo e la maternità un campo minato.
Chiara Catalano e Gianluca Pantosti recitano con passione, sanguinano parole. La Catalano è una lama affilata, una Nina Hagen teatrale che sputa versi e li incendia. Pantosti è invece un contrappunto ruvido, un’ombra che si agita e si contorce sotto le luci taglienti di Antonio Belardi.
Le scene di Carmela Spiteri sono un incubo geometrico che avvolge e stritola. Un’installazione essenziale, dove una batteria scandisce il tempo che ci sfugge dalle mani e un appendiabiti straborda di vestiti: simbolo del superfluo che ci soffoca. Scarpe sparse ovunque, come relitti di esistenze logorate.
Il Paradiso: l’estetica diventa prigione
“Festaiola” apre il sipario con un sorriso storto, una danza macabra di convenzioni e ipocrisie. “Angelo mio” ci trascina invece in un abisso domestico, dove l’amore è un bisturi arrugginito. “Linea! Stile!” è il mantra di un mondo che ingoia donne come chewing gum scaduti. E poi “L’armadio”, che chiude tutto come un urlo soffocato tra abiti fuori moda e sogni mai nati.
Qui il simbolismo dell’abbigliamento esplode in tutta la sua violenza: un groviglio di stoffe e colori che si stringe attorno ai personaggi, opprimendoli, soffocandoli in un’estetica che diventa prigione.
Ogni scena dunque è una fucilata, ogni battuta è un colpo sparato a bruciapelo. Entra in gioco così Aurelia Laurenti, la costumière, che non veste i personaggi: li marchia a fuoco.
I suoi vestiti sono dichiarazioni di guerra. Il buon taglio, i colori e i modelli non sono semplici dettagli, ma pennellate su una tela di disperazione. Gli abiti eleganti si trasformano in gabbie, le stoffe brillano ma nascondono il vuoto, il superfluo diventa zavorra.
La produzione di APS Auriga e il sostegno della Fondazione Culturasì hanno dato a questa bomba il detonatore giusto. Il messaggio è chiaro: il mondo è un frullatore che ci macina e ci risputa in poltiglia.
La tecnologia moderna? Un placebo per cuori vuoti. Teatro o guerra? Chi lo sa. Ma, se si esce indenne da questa esperienza, siamo fatti di cemento armato.
Filippo Novalis
Il Paradiso
Teatro Belli
dal 14 al 16 febbraio
Tratto da “Il Paradiso” di Alberto Moravia
Regia Claudio Puglisi
con Chiara Catalano e Gianluca Pantosti
Costumi Aurelia Laurenti
Luci Antonio Belardi
Scene Carmela Spiteri
Produzione APS Auriga, con il sostegno di Fondazione Culturasì