Ottima prova di teatro contemporaneo allo Spazio Diamante di Roma: scritto da Josep Maria Miró, apprezzatissimo drammaturgo spagnolo, “Il principio di Archimede” mette in scena una storia verosimile senza spazio per la retorica all’interno della quale viene data una forma concreta ai concetti di paura e di sospetto
In una giornata come tante, dentro lo spogliatoio degli istruttori di una piscina, nell’intervallo tra le lezioni della mattina e quelle del pomeriggio prende luogo una vicenda piena di ombre e allo stesso tempo pericolosa: Jordi, l’istruttore dei corsi degli allievi più piccoli, ha consolato un bambino spaventato dall’acqua con un bacio. Il gesto, apparentemente innocente, scatena una sequenza di ripercussioni inaspettate e violente contro le quali Jordi non può far altro che difendersi arrivando egli stesso a domandarsi se quella sua azione, così spontanea e affettuosa, non avesse davvero un significato, o peggio ancora un intento, ambiguo.
“Il principio di Archimede” è una pagina di teatro moderno e fuori delle convenzioni che propone al pubblico un’ottima recitazione ed un testo che, oltre ad essere interessante, è scritto anche con la capacità di suscitare sentimenti contrastanti come il divertimento, la tensione e l’angoscia.
Josep Maria Miró è l’eccellente autore di questo copione che, attraverso una divisione in scene che si intrecciano su piani temporali, creando quasi un effetto di disordinato montaggio cinematografico da rimettere nella giusta successione, vuole raccontare i danni irreparabili che una sbagliata percezione della realtà può provocare: sono la paura e il sospetto a generare un punto di vista senza controllo che se per qualcuno significa una verità inconfutabile per qualcun altro diventa la rovina.
Di fatti anche lo stesso pubblico, sebbene di fronte a tutti gli elementi validi per valutare la disavventura di Jordi, si trova a dubitare della verità raccontata dai personaggi in scena e soprattutto, insieme a loro, capisce quanto anche i propri sospetti possano spaventare e far perdere ogni certezza tanto da capire perché nessuno dei protagonisti pronunci mai la parola che tutti invece hanno salda nella testa: pedofilia.
All’efficacia dello spettacolo contribuisce la regia di Angelo Savelli che, supportato da una scenografia d’impatto e verosimile, rende la storia assolutamente e dolorosamente realistica, anche se le scene più cariche di dramma vengono superate per la resa da quelle più leggere. Il regista è infatti molto abile nel ricreare il clima goliardico da spogliatoio che contribuisce a definire in questo modo le personalità dei personaggi degli istruttori.
I due giovani protagonisti maschili, Giulio Maria Corso e Samuele Picchi, bravi, belli e disinibiti, se la cavano molto bene nei frangenti meno drammatici, questo è però dovuto a una tendenza globale della rappresentazione che esaspera forse più del dovuto i momenti più angoscianti. Nel cast spicca la bravissima Monica Bauco, intensa e convincente sebbene interprete di un personaggio isterico, antipatico e sopra le righe.
“Il principio di Archimede” è un spettacolo che funziona benissimo.
Gabriele Amoroso
Spazio Diamante
dal 7 al 17 marzo 2019
Il principio di Archimede
di Josep Maria Miró
regia Angelo Savelli
con Giulio Maria Corso, Monica Bauco, Riccardo Naldini, Samuele Picchi
scene Federico Biancalani
luci Alfredo Piras