Oggi vogliamo proporvi un classico, non tanto nel senso letterale del termine, quanto più per la pubblicazione del libricino, che risale al 1998, esattamente ventisei anni fa. Quell’anno, nello specifico, fu abbastanza topico per la politica francese: per la prima volta l’estrema destra salì nell’agone politico con numeri importanti. Lo scrittore, il marocchino Tahar Ben Jelloun, cerca di spiegare alla figlia un fenomeno così semplice eppure così complesso e difficilmente risolvibile: il razzismo. E per farlo usa tutta la delicatezza possibile. Ed è incredibile come nel nuovo millennio il testo possa ancora rispecchiare uno spaccato vivido ed attuale della società francese, sebbene non si rivolga solo al paese d’oltralpe. Parla a tutta l’Europa. Anche oggi
“Il razzista è colui che pensa che tutto ciò che è troppo diverso da lui minacci la sua tranquillità”.
Negli anni novanta l’Europa si apprestava ad affrontare per la prima volta le grandi sfide sociali del nostro tempo. Con la caduta delle frontiere e con l’accrescere della globalizzazione, le migrazioni – fenomeno atavico nella storia degli esseri umani – in Europa si sono rivelate eventi massificati ed intensi, tanto da spostare politica e buona parte della società verso le ideologie di destra.
Riguardo l’Italia, per esempio, potremmo citare l’attracco della nave Vlora in Puglia, nel 1991, proveniente dall’Albania, come primo caso di migrazione di massa. In Francia invece questo fenomeno è sempre stato presente, complice il passato coloniale della nazione.
Marocchini, tunisini, algerini si sono trovati così a dover trasmigrare nella speranza di trovare maggiori e migliori possibilità. Tahar Ben Jelloun è uno di questi.
Con ‘Il razzismo spiegato a mia figlia’, Tahar Ben Jelloun tenta di indagare in modo edulcorato ma non per questo superficiale una questione importante per la sua vita e quella della figlia che, bambina, più facilmente è esposta al rischio del pregiudizio.
“Sì, perché ha paura di chi non gli somiglia. Un razzista è qualcuno che soffre di un complesso di inferiorità o superiorità. Si tratta della stessa cosa poiché il suo atteggiamento, in entrambi i casi, sarà di disprezzo”.
Il razzismo, un’antica storia europea
Come possiamo desumere, il razzista è sempre esistito. Dall’uomo delle caverne fino all’uomo alle urne sotto elezioni.
È una buona ragione? Inoltre, dovremmo solo ignorare il razzismo o cercare di educare? È pacifico che nella nostra società moderna è più facile generare odio che diffondere tolleranza e comprensione.
E poi, in ogni momento – e la storia l’ha ampiamente dimostrato – l’uomo ha bisogno di un capro espiatorio e dunque affermare che tutti i nostri mali ideologicamente sono causati dall’altro: questo straniero che non conosciamo e non vogliamo conoscere e che poco si addice alla nostra società.
“A volte, le persone istruite e colte, a seguito di una disgrazia – la disoccupazione per esempio -, responsabilizzano gli stranieri della loro situazione. In fondo sanno che gli estranei non c’entrano niente, ma hanno bisogno di sfogare la loro rabbia su qualcuno. Questo si chiama capro espiatorio”.
Semplicità e schiettezza:
per raccontare la verità non serve altro
Sotto forma di dialoghi tra padre e figlia, Tahar Ben Jelloun definisce il razzismo. Lei fa domande, lui risponde con parole franche, sincere e soprattutto semplici.
Lo scrittore sa come mettersi al livello di una bambina. Collega definizioni e fatti, parla di storia, sociologia, comportamenti. Spiega, giudica un po’, cerca di comprendere e approfondire i temi che affronta con la sua penna.
Ma soprattutto tenta di annichilire la paura naturale che si può avere nei confronti del diverso, a prescindere dalla razza a cui appartiene: la persona di un altro colore, di provenienze culturali lontane da noi o che abbia preferenze sessuali ben definite.
Jelloun pertanto non castiga con giudizi trancianti, spiega. Chiarisce il razzismo a sua figlia.
E quale modo migliore per combattere il razzismo, educando il genere umano a sconfiggere i preconcetti e dunque invitandolo a incontrare l’altro, lo straniero visto e percepito come ipotetico pericolo, che è venuto a condividere il nostro mondo.
È appunto attraverso la conoscenza della propria cultura, esistenza e ambiente, che la paura diminuirà, svanisce e sarà annientata. E se la paura scompare, il razzismo non ha più ragione di esistere, poiché sappiamo che essa non avrà più alcun senso.
Il razzismo spiegato a mia figlia: un libro atemporale
Il lavoro dello scrittore marocchino è un cardine presente in ogni programma scolastico: è infatti un testo molto trattato all’interno delle aule.
È una piccola meraviglia che esplica con parole genuine e agevoli concetti non propriamente riducibili all’essenzialità. Anzi, incita ad allargare gli orizzonti e ad ampliare i propri concetti. Aiuta a crescere. Supporta la formazione degli/delle adolescenti.
E questo dialogo padre–figlia fu scritto nel 1998, anno in cui il Front National – oggi Rassemblement National – di Jean-Marie Le Pen ottenne un risultato elettorale non indifferente, segnando l’inizio di un’epoca decadente della democrazia francese.
Pensando quindi alla società d’oltre alpe e alla situazione politica attuale, ventisei anni dopo, questo testo risuona ancora più fresco e lucidissimo nel descrivere certe dinamiche collettive insite in Francia, ritrovatasi multiculturale quasi suo malgrado dopo secoli di colonizzazione.
Nella sua semplicità, e nella sua dignità, ‘Il razzismo spiegato a mia figlia’ assolve al compito di raccontare un paese e le sue contraddizioni. Pur rimanendo un esperimento letterario unico, che non ha eguali e non si può accostare ad altri generi letterari, il volumetto rimane perfettamente aderente alla realtà.
Di conseguenza vale la pena sfogliare le sue pagine e soffermarsi su di esse, affinché le riflessioni giungano vivide e palpabili.
“Papà, dirò una parola grossa: il razzista è un bastardo.”
“La parola è forte, figlia mia, ma è giusta.”
Andrea Di Sciullo
Biografia
Tahar Ben Jelloun è nato a Fès (Marocco) nel 1944. Vive a Parigi ed è padre di quattro figli, dei quali Mèriem è la più grande. Poeta, romanziere e giornalista, è noto in Italia per i suoi numerosi romanzi, pubblicati soprattutto da Bompiani ed Einaudi.
Il 16 novembre 1998 gli è stato conferito dal segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan il “Global tolerance award”.
Tahar Ben Jelloun
Il razzismo spiegato a mia figlia
Edizioni La nave di Teseo
Collana Le onde
Genere Narrativa per ragazzi
Anno 1998 – nuova edizione 2018
Pagine 294 pagine