Con ‘Il sangue non mente’, Cinzia Bomoll torna a incantare i lettori con un nuovo capitolo della serie dedicata all’ispettrice Nives Bonora, una delle investigatrici più enigmatiche e determinate del panorama letterario italiano. Dopo averci tenuto con il fiato sospeso in “La ragazza che non c’era” e “Non dire gatto”, editi da Ponte alle Grazie, Bomoll costruisce un’altra intricata indagine che sfida ancora una volta l’intuito e la tempra della protagonista. Questa nuova avventura porta Nives nelle viscere oscure di Bologna, dove una scia di omicidi inquietanti la costringerà a confrontarsi con un assassino implacabile e con i segreti mai risolti del suo passato. Il romanzo è un crescendo di suspense e introspezione, che intreccia abilmente tensione psicologica e misteri famigliari, regalando al lettore un’esperienza indimenticabile
“C’è un momento in cui le famiglie delle persone scomparse si rifiutano di pensare all’epilogo peggiore, è una forma di sopravvivenza”
Nives Bonora è un personaggio che va oltre il suo ruolo di ispettrice: è una figura complessa, segnata da un passato doloroso che emerge a tratti e che aggiunge profondità alla sua individualità.
Nei precedenti romanzi della serie, Bomoll aveva già delineato il carattere tormentato di Bonora, raccontandone traumi e segreti familiari, che ne hanno plasmato sia il temperamento sia il senso di giustizia.
In ‘Il sangue non mente’, anch’esso edito da Ponte alle Grazie, l’indagine attuale si mescola inevitabilmente con la ricerca della Bonora riguardo le risposte sul proprio passato, creando un doppio filo narrativo che rende la lettura particolarmente intensa.
Questo nuovo capitolo offre un ulteriore sguardo sulla protagonista, mostrandola in bilico tra il desiderio di trovare la verità e il bisogno di fare i conti con le cicatrici che la accompagnano.
“Cosa è più importante oggi? La vita delle ragazze coi capelli rossi a rischio o la mia il cui rischio è passato? La vita delle ragazze”
Il sangue non mente: tra tormenti personali e pericolosi casi
In questo romanzo, Nives si riavvicina alla madre che, precedentemente, ha lasciato una ferita abissale nella sua vita. Tuttavia, le risposte tanto attese si faranno attendere, poiché la misteriosa sparizione di una giovane donna dai capelli rossi la costringe a mettere in pausa i suoi tormenti personali per affrontare il pericoloso caso.
Questa volta, l’ispettrice si ritrova in un ambiente nuovo, circondata da una squadra diversa e in una città che, pur familiare, cela ombre inquietanti.
La sua figura emerge come quella di una donna combattiva e risoluta, capace di affrontare le sfide che l’esistenza le pone davanti sia a livello professionale sia personale, donando a Nives un fascino che risiede non solo nella sua astuzia investigativa, ma anche nella sua forza interiore.
“Chissà se sei sveglio, lupo mannaro, anche tu a quest’ora. Se ti incespica il fiato pensando a chi sei, cosa fai, quelli come te non possono stare male. Devo trovarti, fermarti…”
Bologna e dintorni: un’ambientazione evocativa
La Bomoll sceglie Bologna come sfondo per il romanzo, trasformando la città in un personaggio a sé stante, vivo e avvolto in un’atmosfera densa e cupa. Ogni angolo del capoluogo emiliano-romagnolo sembra intriso di mistero: dai vicoli storici alle campagne nebbiose della Bassa, i luoghi si caricano di significati simbolici e diventano il riflesso delle vicende, delle emozioni e delle paure che Nives si trova a vivere.
La penna dell’autrice riesce a creare un contrasto tra la familiarità dei paesaggi urbani e l’angoscia che li percorre, tratteggiando un centro diverso da quello tradizionalmente conosciuto: è una città che sembra ammantarsi di oscurità, resa quasi opprimente dai segreti che nasconde e dalle storie di morte che si susseguono tra le sue strade.
La scelta di far muovere Nives in una metropoli simbolicamente importante come Bologna conferisce alla vicenda un’intensità maggiore. Gli scenari non sono solo un contesto neutrale, ma diventano parte integrante della tensione narrativa: dalle stanze d’albergo abbandonate alle feste clandestine a base di musica dark, ogni luogo sembra vibrare della stessa tensione e ossessione che spingono l’assassino a colpire.
Bologna e i suoi dintorni vengono descritti in modo quasi cinematografico, rendendo ogni scena vivida e facilmente immaginabile, come se il lettore si trovasse accanto a Nives in questa caccia al killer.
Un thriller psicologico che esplora gli abissi della mente
Nel tessere la trama di ‘Il sangue non mente’, Bomoll dimostra ancora una volta una notevole abilità nel costruire un thriller psicologico che va oltre i consueti cliché del genere poliziesco.
Il vero nucleo del romanzo è infatti un’indagine sulle profondità dell’animo umano, in cui l’autrice esplora le pulsioni più oscure e disturbate, sia dell’assassino sia della protagonista.
La sfida di Nives è quindi non solo quella di raccogliere indizi, ma di scendere nei labirinti di una mente violenta e maniacale, cercando di anticipare le mosse di un sicario apparentemente senza scrupoli.
L’immersione nella psiche del killer rende l’indagine particolarmente complessa, poiché il criminale agisce con una precisione calcolata, una brutalità metodica che si manifesta in misfatti agghiaccianti, lontani da sguardi indiscreti e telecamere.
Bomoll pertanto non si limita a raccontare una caccia all’assassino, ma ci offre un ritratto profondo del pensiero umano, delle sue ossessioni e dei suoi segreti più inconfessabili.
La narrazione è costruita in modo da alternare la voce investigativa di Nives e le introspezioni psicologiche che lei compie nell’entrare in contatto con la mentalità disturbata dell’omicida.
L’approccio dà vita a un gioco di specchi tra Nives e l’omicida, dove entrambi sembrano muoversi in un intricato duello mentale, e spinge il lettore a interrogarsi sui confini tra bene e male, sulla giustizia e sulla vendetta, ma anche sulle maschere che ciascuno indossa per nascondere le proprie debolezze.
Un giallo fuori dai clichè
In definitiva, ‘Il sangue non mente’ è un romanzo che va oltre il classico giallo-thriller, arricchendosi di un intenso valore introspettivo e psicologico. Cinzia Bomoll conferma il suo talento nel costruire trame avvincenti e nella capacità di intrecciare storie di indagine con un’articolata esplorazione dei sentimenti umani.
L’ispettrice Nives Bonora, dunque, con il suo carattere risoluto e il suo passato tormentato, emerge come una figura indimenticabile, capace di entrare in empatia con il lettore e di ispirare un senso di ammirazione e affetto.
Bomoll rimanda così alle lettrici e ai lettori non solo una storia di suspense, ma anche un’intensa esperienza emotiva, in cui i confini tra l’indagine esterna e quella interiore si fondono in un racconto unico.
‘Il sangue non mente’ è un’opera che conquisterà chi ama i gialli psicologici, gli enigmi complessi e i soggetti dalle molteplici sfumature, confermando il valore della Bomoll come una delle autrici più interessanti nel panorama del thriller italiano.
Andrea Di Sciullo
Biografia
Cinzia Bomoll (Bologna, 1979) vive oggi nella città natale.
Ha pubblicato i romanzi “Lei che nelle foto non sorrideva” (Fazi,2006), 69 (Fazi, 2011), “Cuori a spigoli” (Ianieri, 2019), “La ragazza che non c’era” (Ponte alle Grazie, 2022), “Non dire gatto” (Ponte alle Grazie, 2023).
È anche sceneggiatrice (vincitrice del Premio Solinas 2021) e regista per il cinema e la tv. Ha realizzato tre lungometraggi: “Il segreto di Rahil” (2007), “Let’s dance” (2011) e “La California” (2022, premiato come miglior film straniero al Beverly Hills Film Festival).
Cinzia Bomoll
Il sangue non mente
Editore Ponte alle Grazie
Collana Scrittori
Genere Giallo
Anno 2024
Pagine 272