Claudio Gay e Bianca Serfilippi
“Lo scopo politico è sempre stato proprio del teatro. L’attualità appartiene al teatro. Per questo è importante che il teatro appartenga all’attualità“
Il Milano Off Fringe Festival si è concluso da poco. Dal 26 settembre al 6 ottobre scorsi ha offerto una vasta gamma di spettacoli e performance che si sono concentrate su varie tematiche: dalla letteratura alla poesia, dall’attualità alla clowneria, contestualizzando anche il vasto universo femminile.
Proprio il fine settimana conclusivo della rassegna uno spettacolo scritto da Alessandro Mauri, “Secondo Luca”, ha messo al centro il tanto discusso argomento dell’aborto che, all’interno della pièce, viene collegato alla religione – si evince dal titolo dell’opera – che “assume una doppia valenza, perché è associata a un’idea di comunità, di collettività, contro la quale si scontra l’individuo“.
Abbiamo così incontrato i due protagonisti, Claudio Gay e Bianca Serfilippi, i quali hanno descritto le emozioni provate nella fase di costruzione dei propri personaggi e hanno soprattutto chiarito le proprie idee in merito al tema che la rappresentazione affronta, che oggigiorno è sempre più dibattuto.
Claudio, attore, regista, compositore, pianista e insegnante, in scena con Bianca, attrice e doppiatrice, ha vestito i panni di Gabriele, il padre di Maria che, giovanissima, rimane incita.
Insieme al drammaturgo, Alessandro Mauri, i due artisti hanno affinato il copione rimandandolo alla platea nel modo più obiettivo possibile al fine di far orientare il pubblico all’interno del rapporto padre-figlia e di rimandare con delicatezza la questione dell’interruzione di gravidanza.
Claudio e Bianca hanno tenuto inoltre a sottolineare quanto le scelte personali siano importanti: nessuno, dunque, può decidere sul corpo della donna. Poiché nessuna donna abortisce con leggerezza. Dietro infatti ci sono sottili decisioni che vanno prese con consapevolezza, “riflessioni crude, realistiche”.
“Secondo Luca”, fino a domenica 20 ottobre, è in scena a Catania. Un’occasione per andare a teatro e assistere alla performance.
Claudio Gay e Bianca Serfilippi, al Milano Off Fringe Festival ’24, dal 4 al 6 ottobre, avete portato in scena il testo di Alessandro Mauri che tratta dell’aborto. Quanto è stato difficile affrontare il tema così delicato e molto discusso attualmente?
Bianca Serfilippi: “Delicato è la parola giusta. Quando si interpretano ruoli come quello di Maria, ragazza giovanissima che sceglie di interrompere una gravidanza indesiderata, serve essere estremamente rispettosi, attenti e informati, nell’eventualità che lo spettacolo venga visto da qualcuno che ha realmente vissuto un’esperienza così drammatica. La sfida più interessante per me è stata tentare di ritrarre, interpretando Maria, non solo la sua forza di volontà e la capacità di decidere per se stessa, ma anche la sua fragilità, la paura per l’operazione, per come si sentirà dopo l’aborto. La sua umanità, insomma.”
Claudio Gay: “È stato tanto difficile quanto interessante, soprattutto, parlando della mia esperienza, rappresentare un punto di vista totalmente estraneo al mio sentire e cercare di renderlo verosimile senza giudizio.”
Soprattutto, sotto quale punto di vista l’autore della drammaturgia ha affrontato la tematica e in che modo voi l’avete rimandata alla platea?
Claudio Gay: “Alessandro Mauri, il nostro drammaturgo, ha affrontato l’argomento in modo molto onesto e molto diretto. I personaggi con cui ci siamo rapportati sono sempre umani e credibili, anche nelle azioni più atroci e più disperate. Credo che, affrontando un argomento delicato come questo, l’obiettività e la pulizia, tanto nella scrittura quanto nell’interpretazione, siano il modo migliore per restituirne al pubblico tutte le possibili sfaccettature.”
Bianca Serfilippi: “Alessandro Mauri ha immaginato un dialogo tra padre e figlia: due figure legate da un amore immenso, ma che, per difendere i propri valori, sono costrette a scontrarsi. Claudio ed io abbiamo cercato di valorizzare il rapporto affettuoso e di fiducia che vige tra i due personaggi, proprio per rendere più dolorosa la loro guerra ideologica costante. In particolare, il personaggio del padre, Gabriele, si ritrova a sacrificare il rapporto con la figlia per obbedire a un dogma. Il dogma divide, rende impossibile il confronto dialogico e quando le parole non bastano, ci si rifugia nella violenza. E a volte, come in questo caso, l’amore non basta a impedirla.”
A tal proposito, come avete affrontato il vostro ruolo e come vi siete sentiti interpretandolo?
Bianca: “Il bello del personaggio di Maria è che non ho dovuto ‘affrontarlo’ affatto: mi sono ritrovata subito nel suo modo meticoloso e preciso di gestire la paura e nel suo disperato desiderio di tornare alla normalità il prima possibile, saputa la notizia della gravidanza. È stato anzi terapeutico portarla in scena.”
Claudio: “All’inizio con Gabriele, il mio personaggio, è stato uno scontro aperto; ci ho messo un po’ ad addomesticarlo e a trovare dei punti di contatto, ma è stato particolarmente interessante cercare di restituirne il lato umano, di comprendere il suo punto di vista, di appropriarmene, di esplorarne le sfaccettature e di non farne semplicemente un ‘cattivo’ da manuale.“
Se si pensa al titolo della rappresentazione, “Secondo Luca”, quanto è significativo il rimando religioso all’interno dello spettacolo?
Claudio Gay: “La religione all’interno dello spettacolo assume una doppia valenza, perché è associata a un’idea di comunità, di collettività, contro la quale si scontra l’individuo. Questo conflitto affonda le sue radici in un concetto ancestrale di religione: si parla sì di cattolicesimo, nello specifico, ma anche di religione in un senso più ‘tragico’.”
Bianca Serfilippi: “Per comprendere il simbolismo dello spettacolo, il rimando religioso è fondamentale. I nomi dei personaggi del dramma rimandano a quelli del Vangelo. Maria porta una felpa blu con un cappuccio che, quando indossato, richiama il velo della Madonna. Ma soprattutto Maria, come quest’ultima, riceve dal padre (che non a caso si chiama Gabriele) l’annuncio della nascita di un bambino.”
Perché, secondo voi, in questo momento storico si tende a mettere in discussione le scelte personali delle donne provando a “entrare con forza” nei consultori con i Pro-Vita e modificando – sotto alcuni aspetti – la legge 194?
Bianca Serfilippi: “Perché, è una bella domanda. Credo accada perché non c’è empatia. Non c’è lo sforzo, da parte di chi giudica le persone che scelgono l’aborto, di mettersi per un momento nei loro panni. Si parla di queste donne come di assassine volenterose di uccidere. Si parla di posizioni politiche ‘favorevoli all’aborto’, come se la gente fosse entusiasta di impedire potenziali nascite ogni giorno, demonizzando così prima le donne e poi le sostenitrici e i sostenitori della libera scelta. Queste sono le narrazioni che contaminano il dibattito democratico sul tema e che rendono così facile l’invasione illegittima, da parte dei Pro-Vita, nei consultori e negli ospedali.”
Claudio Gay: “Probabilmente perché la storia tende a ripetersi e mettere in discussione, o addirittura provare a cancellare con un colpo di spugna le conquiste e le libertà individuali dell’uomo, è ed è sempre stato sintomo di una società in profonda crisi.”
Le battaglie compiute negli anni Settanta dunque vengono meno? Cosa bisogna fare, quindi, per non arrendersi e non vedere distrutte le conquiste che le nostre antenate hanno raggiunto?
Claudio Gay: “È fondamentale parlarne e accendere un confronto costruttivo. C’è molta ignoranza sull’argomento, che per molti è anacronisticamente ancora tabù.”
Bianca Serfilippi: “Bisogna che ci sforziamo di volgere lo sguardo verso ciò che ci fa orrore. Bisogna smettere di ignorare ciò che non vogliamo vedere. Accettare la presenza di una situazione drammatica in Italia rispetto all’aborto e prendere le armi contro questo mare di guai. Serve la rabbia e l’ottimismo delle nostre antenate: serve sognare con ferocia un mondo migliore. Ma prima dobbiamo tutte e tutti renderci conto che ciò che abbiamo oggi, non basta. Che ciò a cui siamo abituati, non funziona. E per farlo, dobbiamo volerlo vedere. Anche questa è una scelta.”
Cosa avete compreso recitando “Secondo Luca”?
Bianca Serfilippi: “Ho capito quanto sia fondamentale, per una persona nella situazione di Maria, essere sostenuta e accompagnata nel percorso di interruzione della gravidanza. Sostenuta da parenti, amici, dalla sua comunità insomma, e accompagnata dalle istituzioni. Una parola gentile, di incoraggiamento, un abbraccio sembrano piccole cose, ma per chi vive quel dramma possono diventare tutto: anche solo un barlume di normalità nell’assurdità della loro indesiderata posizione. Recitando Maria, ho sentito più volte la frustrazione di chi vorrebbe solo essere aiutata, ma invece si ritrova sotto processo, e proprio da parte di quelle persone su cui faceva più affidamento in assoluto.”
Claudio Gay: “Ho capito che farsi continuamente delle domande, allenare tanto il pensiero critico quanto l’empatia, sono cose importantissime non solo per l’attore, ma per l’essere umano.”
Cosa significa abortire per una donna e perché si giunge a tale opzione?
Claudio Gay: “Di sicuro non è la stessa cosa per tutte le donne: c’è chi lo affronta come un dolore immenso e chi addirittura come una liberazione. Anche le motivazioni possono essere un’infinità, dal frutto di una violenza, a una gravidanza in un’età o una condizione economica per cui sarebbe insostenibile procedere, a problemi del feto sviluppati nelle prime fasi. Quello che non possiamo in nessun modo mettere in discussione è il diritto della donna di disporre del proprio corpo.”
Bianca Serfilippi: “Si tratta di una scelta difficile, alla quale si arriva dopo una riflessione cruda, realistica su se stesse. Naturalmente deve trattarsi di una scelta informata. Io non credo che esistano donne capaci di prendere questa decisione con leggerezza. Anzi, molte di loro sanno che probabilmente si porteranno dietro un peso, il peso di non aver permesso una nascita, ma scelgono lo stesso l’aborto, perché se sono arrivate a questo punto, significa che qualsiasi altra opzione non avrebbe potuto funzionare. Non si abortisce con gioia. Si abortisce con il cuore pesante di chi, avendo valutato tutte le possibili alternative, non ha altra possibilità.”
Quanta valenza ha per voi attori portare sul palco argomenti di attualità? È un modo per stimolare la platea?
Bianca Serfilippi: “È anche un modo per stimolare noi stessi. Per quanto mi riguarda, sono stata entusiasta di sapere che ‘Secondo Luca’ sarebbe stato il mio spettacolo di debutto come professionista. Ho pensato che era perfettamente in linea con gli studi di genere da me svolti a Filosofia, con l’entusiasmo con il quale vado in manifestazione, e con lo scopo politico che è sempre stato proprio del teatro. L’attualità appartiene al teatro. Per questo è importante che il teatro appartenga all’attualità.“
Claudio Gay: “Assolutamente sì. È un modo per far sì che il pubblico si ponga delle domande che magari non è abituato a porsi, stimolare una riflessione e, magari, un dibattito costruttivo.”
Quali le reazioni e le risposte del pubblico a rappresentazione conclusa
Claudio Gay: “La cosa che mi ha colpito è stato il clima di attenzione, cura e intimità tra noi e il pubblico che si è sviluppato durante queste quattro repliche: eravamo insieme uniti in un racconto, e questo è profondamente umano!”
Bianca Serfilippi: “Lacrime e abbracci. Questo ricordo con più intensità: una ragazza che non conoscevo mi ha stretto le mani, travolta dal pianto, e mi ha ringraziata come se fossi stata una sua cara amica. Un altro ragazzo mi si è avvicinato senza sorridere e mi ha stretto tra le braccia. Stava tremando dall’emozione. Poche parole e tonnellate di affetto.”
Annalisa Civitelli
Ringraziamo Claudio Gay e Bianca Serfilippi per la loro disponibilità all’intervista e per averci esposto con grande cura le loro idee rispetto lo spettacolo “Secondo Luca” e circa il mondo che ci circonda.