Daniele Pecci: “Il mito mito greco pone domande alle quali ognuno di noi si sforza di dare risposte”
Daniele Pecci, celebre attore con una lunga e articolata carriera alle spalle, sarà uno dei protagonisti della prima rassegna estiva “R.Estate in scena”, già in corso a Terracina.
Il 19 agosto Pecci sarà sul palcoscenico del Tempio di Giove con ‘La morte della Pizia’, un reading tratto dall’omonimo lavoro di Friedrich Dürrenmatt, e sarà accompagnato dal duo musicale formato da Chiara Di Benedetto e da Anais Drago, rispettivamente al violoncello e al violino.
Nel corso di questa intervista, l’interprete fa un quadro sintetico ed esauriente sugli effetti della pandemia sullo spettacolo dal vivo e, con decisione, afferma che le soluzioni dovranno esserci e dovranno essere severe.
Inoltre, Pecci anticipa il suo ritorno in tv, dunque presto avremo modo di tornare ad apprezzarlo sul piccolo schermo.
Daniele Pecci, lei sarà uno dei protagonisti della rassegna “R.estate in scena”, in programma a Terracina per tutto il mese di agosto: con quale spirito parteciperà a questi primi passi della ripresa dello spettacolo dal vivo?
“Questa data del 19 agosto per me è il primissimo giorno di lavoro dopo lo stop dovuto alla pandemia. Non posso che essere fiducioso. So che ne seguiranno altre. Il problema è: a quali condizioni? In linea di massima spero che le sale teatrali possano tornare, con le dovute precauzioni e al più presto, ad essere gremite, come lo sono per esempio gli aerei, dove la gente è ancora più a stretto contatto”.
“La morte della Pizia” è un racconto di Friedrich Dürrenmatt, pubblicato poco più di 40 anni fa, e lei stesso ne ha curato l’adattamento per la scena: come ha lavorato per questa rivisitazione?
“In realtà ho provveduto a operare solo qualche taglio, leggerlo integralmente sarebbe stato troppo lungo. Poi ho chiesto aiuto alla musica dal vivo: violoncello e violino. Sono con me sul palco infatti due ottime musiciste: Chiara Di Benedetto e Anais Drago”.
Quali sono i punti di forza di questa rappresentazione?
“Unicamente la forza del testo. Le musiciste ed io siamo semplicemente dei mezzi”.
Qual è secondo lei l’insegnamento, se c’è, nel mito di Edipo?
“Non basterebbe un saggio per elencarli tutti, ma mi sento di dire che il mito greco in generale pone più che altro domande, alle quali ognuno di noi si sforza di dare risposte”.
Chi, ai giorni nostri, potrebbe essere paragonato alla Pizia dello spettacolo?
“Qualsiasi persona si approfitti della debolezza degli uomini quando questa nasce dalla superstizione”.
Da tantissimi anni lei è impegnato su più fronti, teatro, cinema, televisione: in quale ambiente si sente più a suo agio?
“Senz’altro il teatro”.
In merito alla pandemia, secondo lei quali tra i settori in cui lavora è quello che ne ha sofferto o ne soffrirà di più gli effetti?
“Sempre il teatro. Il più difficile, il più delicato, il più sublime”.
Quali potrebbero essere delle soluzioni concrete per non peggiorare ulteriormente la situazione?
“Continuare a seguire le regole resistendo all’idea semplicistica dei complotti o, ancor peggio, del negazionismo”.
In cosa sarà impegnato durante il prossimo autunno?
“Dopo tanti anni tornerò a girare uno sceneggiato”.
Gabriele Amoroso