Eleonora Turco e Alessandro Di Somma: “Crediamo che le persone abbiano voglia di ritrovarsi in teatro per ascoltare una storia, sentirsi parte di un rito collettivo e condividere emozioni, riflessioni e idee”
Eleonora Turco e Alessandro Di Somma hanno gestito per dodici lunghi anni il teatro Studio Uno, un luogo diventato celebre tra gli appassionati di teatro e punto di riferimento in gran parte di Roma est. Come in tanti altri casi analoghi, la pandemia ha interrotto la storia di quel luogo noto per l’altissima qualità delle sue proposte.
Tuttavia i due giovani padroni di casa, senza arrendersi, ne hanno approfittato per ultimare un ambizioso progetto partito molto tempo prima: Fortezza est.
Fortezza est nasce come un’importante e grande struttura destinata a ereditare tutti i lavori rimasti in sospeso presso lo Studio Uno e non solo: questa nuova realtà è già pronta per diventare il nuovo fulcro culturale in tutto il quartiere di Tor Pignattara e oltre.
In questa lunga intervista, Alessandro ed Eleonora ripercorrono la storia del teatro Studio Uno e concedono interessanti anteprime su ciò che sarà Fortezza est; avendo avuto a che fare sempre con lavori di ottima caratura, i due manager fanno capire che il pubblico romano troverà in Fortezza est una continuità ancora più robusta con il tanto amato Studio Uno.
È il coinvolgimento delle persone di tutte le età a interessare maggiormente Alessandro ed Eleonora e c’è da credere che il quartiere e Roma risponderanno benissimo a questa nuova e attesa proposta culturale che vedrà partire la propria esistenza dal prossimo 18 novembre.
Eleonora Turco e Alessandro Di Somma, Fortezza est è pronta per iniziare la sua attività: cosa dovrà aspettarsi il vostro pubblico?
Eleonora Turco: “Continuiamo lì dove ci siamo fermati a marzo 2020 riportando in scena gli spettacoli che erano stati selezionati per quella stagione interrotta dalla pandemia. C’è una grande voglia di tornare a incontrarsi come comunità, al di la’ delle aspettative credo che le persone abbiamo voglia di ritrovarsi in teatro per ascoltare una storia, sentirsi parte di un rito collettivo e condividere emozioni, riflessioni, idee”.
Alessandro Di Somma: “Crediamo nella straordinarietà della normalità, ci auguriamo che il nostro pubblico ritrovi l’entusiasmo, la passione e la cura che abbiamo sempre messo negli ultimi dodici anni di gestione del teatro Studio Uno: speriamo che ritrovino un teatro che assomigli a casa, accogliente, caldo, affettuoso, un luogo dove non ci si senta ospiti ma partecipanti attivi, responsabili, famigliari”.
Quanto impegno c’è stato dietro a questo progetto? Attraverso quali fasi si è arrivati all’opera compiuta?
Alessandro Di Somma: “Eravamo alla ricerca di un luogo più grande da diversi anni, avevamo la necessità di trovare uno spazio diverso da quello che già avevamo per moltiplicare la nostra offerta culturale, in maniera totalmente inaspettata questa ricerca si è concretizzata poco prima della chiusura totale di marzo 2020 per il Covid. Potevamo arrenderci, ma non lo abbiamo fatto. Non perché siamo particolarmente coraggiosi ma semplicemente perché credevamo nel nostro progetto ancora prima di averlo visto concretamente”.
Eleonora Turco: “Dentro Fortezza est c’è tutta l’esperienza maturata in dodici anni di lavoro con il teatro Studio Uno. Mi piace paragonare quello spazio ad un ventre materno: da lì sono nati tanti progetti, tante compagnie hanno mosso i primi passi, tantissimi artisti in quelle salette hanno dato alla luce i loro spettacoli È stato un rifugio sicuro e anche noi abbiamo sperimentato e creato tantissimo in questi dodici anni, quasi tredici ormai. Per questo ogni esperienza fatta a Studio Uno rappresenta un piccolo tassello, una parte del percorso che ci ha portati all’apertura di ‘Fortezza est’”.
Avete lavorato intensamente per offrire al pubblico un ambiente multiculturale che va dai libri al teatro: quale spirito vi ha accompagnato durante la realizzazione di questo progetto?
Eleonora Turco: “Ci accompagna il desiderio di costruire un luogo fatto di persone. Nella nostra visione di comunità il collante sociale non può che essere rappresentato dalla cultura e dall’arte. Non stiamo facendo in realtà niente di diverso dal lavoro fatto con il teatro Studio Uno e con la libreria LaRocca. Quello che sicuramente è cambiato è la percezione che le persone hanno di queste due realtà, ora unite in un unico luogo più grande e accogliente”.
Alessandro Di Somma: “Ci siamo lasciati trasportare dalle esigenze e dai desideri che nel tempo le persone che vivono il quartiere ci hanno manifestato, vorremmo che il nostro spazio fosse specchio del presente in cui viviamo, crediamo che essere ‘popolari’ significhi essere vicini alle esigenze della comunità a cui ci si propone e disponibili al dialogo, per crescere sempre con e per le persone”.
Questa struttura si trova a Tor Pignattara, lo stesso quartiere in cui era appunto presente il teatro che entrambi gestivate prima della pandemia, il già citato teatro Studio Uno: cosa resterà di quel luogo così amato?
Alessandro Di Somma: “Studio Uno è e resterà sempre per noi uno pezzo di anima, un prolungamento del corpo. Lo abbiamo trasformato e fatto diventare quello che è con tanta fatica e sudore, siamo pronti a rilanciarlo e a renderlo un punto di riferimento per le Associazioni di quartiere e per le compagnie che avranno bisogno di provare e mettersi in gioco. Studio Uno non morirà”.
Eleonora Turco: “Anche se è molto difficile terne aperti due spazi diversi non abbiamo intenzione di abbandonarlo. Studio Uno è un luogo del cuore, quel posto ha una magia tutta speciale, con i suoi pregi e i suoi difetti, lo si ama come se fosse un figlio. Sicuramente per il momento non verrà riaperto come teatro, almeno fino a quando non saremo definitivamente usciti dalla pandemia. Per ora sarà attivo solo come spazio per residenze, workshop e laboratori e per attività di quartiere. Prima della pandemia avevamo pensato di affidare la programmazione degli spettacoli a una compagnia giovane poi il Covid ha fermato tutto. Ma è un progetto che non abbiamo accantonato”.
La vostra intenzione è da sempre quella di portare la cultura all’interno di una zona urbana controversa come Tor Pignattara: luoghi deputati allo scambio di idee, all’informazione, alla crescita culturale inseriti in contesti come quelli della periferia cittadina riescono a compiere davvero la missione che voi per primi vi prefissate?
Alessandro Di Somma: “Ci auguriamo di sì e la risposta che stiamo avendo dal quartiere ci fa essere speranzosi e positivi. Vogliamo creare nelle persone il desiderio di cultura, non soddisfarlo, anzi, far venire la sete di conoscenza, di curiosità e la voglia di scoprire e scoprirsi sempre più. Costruiamo uno spazio in continua crescita e permeato dallo scambio di idee e sensazioni che giorno per giorno viviamo”.
Eleonora Turco: “Non mi sento di operare in un quartiere controverso. Tor Pignattara è un luogo come tanti a Roma, sicuramente complesso, con tante realtà concentrate nel suo interno ma rimane comunque un quartiere estremamente accogliente, dove tante famiglie scelgono di vivere e tantissime realtà culturali, oltre la nostra, operano. Penso che il ruolo di uno luogo culturale come il nostro sia fondamentale e decisivo, perché svolge in maniera privata una funzione pubblica per la collettività. Il risultato e il riscontro sono tangibili grazie alla partecipazione e l’entusiasmo del quartiere che ci ha sostenuti in questa nuova apertura. In generale credo che ogni quartiere, da quello più periferico a quello più centrale, debba avere uno o più luoghi dedicati alla cultura, spazi dove crescere attraverso l’arte e relazionarsi con gli altri. La pandemia ci ha mostrato il grosso limite di questa città in cui troviamo da una parte il centro, strutturato come parco giochi per turisti e dall’altra la periferia nella maggior parte dei casi dimenticata dalle istituzioni. Tutta la città va ripensata come collettività attraverso i luoghi della cultura che sono gli spazi naturali per crescere come comunità consapevole, aperta e partecipe”.
Quanto di nuovo e quanto di tradizionale ci sarà all’interno di questa nuova realtà?
Eleonora Turco: “Credo che ci sia un po’ di tutto, dentro Fortezza est, unito da un unico spirito. Tradizione e innovazione devono entrare in relazione e viaggiare su binari paralleli se si vuole crescere e creare qualcosa di nuovo e unico”.
Alessandro Di Somma: “Tradizione e novità vanno di pari passo, come tutti noi siamo costruiti dal nostro passato, dalle esperienze che viviamo e dal futuro che ci aspettiamo. Ci affideremo alla nostra tradizione sperando di stupire giorno dopo giorno con delle novità”.
Entrambi provenite da lunghe e soddisfacenti esperienze teatrali e il teatro stesso sarà chiaramente il traino di Fortezza Est: che tipo di spettacoli aspettano il vostro pubblico?
Alessandro Di Somma: “Ci piace proporre e vedere in scena qualcosa che riesca a trasmettere uno spunto di riflessione. Abbiamo abituato il nostro pubblico a lavori sempre diversi, stimolanti e originali: speriamo di continuare cosi”.
Eleonora Turco: “Proponiamo spettacoli che riescano a raccontare la vita, le relazioni, la contemporaneità; la nostra selezione predilige la drammaturgia contemporanea, ma anche riletture di classici: in generale non ci poniamo limiti e siamo aperti alle proposte più diverse e così anche il nostro pubblico”.
Pensate che l’obbligo del Green Pass per accedere a luoghi come i teatri possa essere uno svantaggio?
Eleonora Turco: “Mi sembra piuttosto l’unico modo per lasciarsi alle spalle la pandemia. Certamente non vediamo l’ora di poter tornate alla normalità, non vediamo l’ora di non dover controllare più la temperatura e scannerizzare i green pass, e viceversa trovarci in questa dinamica, tuttavia al momento non si più prescindere da questa routine”.
Alessandro Di Somma: “Penso che sia soltanto questione di abitudine, speriamo che questa nuova consuetudine sia passeggera e di poter tornare ad accedere agli spazi pubblici e privati in piena libertà”.
Sembra che, almeno a Roma, i teatri abbiano ripreso un’attività praticamente nella norma: è davvero così? Possiamo finalmente immaginare un futuro prossimo con ottimismo?
Alessandro DI Somma: “Possiamo e dobbiamo proiettarci al futuro con il sorriso e la voglia di tornare a stare insieme. Ci stiamo riprendendo da una pandemia, il cammino verso la normalità è ancora lungo e tortuoso e l’ottimismo non può davvero mancare in questo percorso”.
Eleonora Turco: “Anche per questo cominciamo la nostra stagione con un inno alla vita, lo spettacolo ‘La Vita Salva’ di e con Silvia Frasson, come possiamo non essere ottimisti? Vi aspettiamo tutti in Fortezza dal 18 novembre!”
Gabriele Amoroso