Emiliano Toso: “La musica dal vivo in sala operatoria libera i chirurghi dallo stress”
Abbiamo incontrato Emiliano Toso, biologo molecolare e pianista. Toso ha suonato il pianoforte, dal vivo in sala operatoria, durante un intervento chirurgico eseguito dal professor Roberto Trignani, responsabile del Reparto di Neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Ancona.
L’operazione, perfettamente riuscita, si è svolta lo scorso 16 novembre nella città marchigiana ed è servita anche proprio per verificare gli effetti benefici del sottofondo musicale dal vivo sull’equipe e sul paziente, un bambino di appena 10 anni.
Da diverso tempo Toso studia paradigmi innovativi che possano conciliare scienza e musica e questo ha portato alla sua creazione originale: la “Translational Music”.
L’esito dell’intervento ha confermato la capacità terapeutica delle sette note, concetto già sperimentato e conosciuto in medicina, e l’esperienza in prima persona del dottor Toso aprirà senza dubbio nuovi paradigmi di fusione tra scienza e arte.
Dr. Emiliano Toso, la prima domanda è doverosa: com’è andato l’intervento e quanto tempo è durato?
“È andato molto bene ed ha avuto una durata di circa quattro ore”.
Lei ha suonato per tutta la durata dell’operazione?
“Si, sempre”.
Cosa si intende per “pianoforte intonato a 432Hz”?
“È una speciale accordatura del ‘LA’ centrale a questa frequenza, più naturale per il nostro corpo, considerata la frequenza dell’universo, produce armoniche che risuonano con le nostre cellule”.
I chirurghi non corrono il rischio di distrarsi ascoltando la musica durante i loro interventi?
“Al contrario, hanno affermato di aver avuto maggior concentrazione e sentire venir meno le sensazioni di stress che una situazione di questo tipo porta in sé“.
Gli effetti della musica sono già scientificamente noti o possiamo aspettarci sempre delle sorprese in più?
“Si, ci sono già molti studi che testimoniamo gli effetti della musica sulla nostra salute a livello clinico e biochimico, inoltre negli ultimi anni la scienza sta testimoniando il potere della musica anche a livello biofisico”.
La sua musica, già usata in tutto il mondo in ambito clinico, è chiamata “Translational Music”: può spiegarci di che tipo di musica si tratta e da dove arriva l’idea di portarla in sala operatoria?
“È una modalità per tradurre emozioni vissute a livello profondo, cellulare, in un piano più alto, la musica! Normalmente si utilizza la musica in sala operatoria ma l’idea di portarla dal vivo è stata un’idea, unica al mondo, del Prof. Trignani per poter verificare direttamente gli effetti sia sul paziente sia sul personale”.
A proposito del legame tra arte e scienza ci racconta del suo progetto “Water life”?
“È un progetto che ho sentito particolarmente, la celebrazione della vita! Rappresentato artisticamente con la fusione di musica, danza e il potente messaggio dell’acqua, la culla della vita, questo progetto ritrae il tesoro che permette alla vita stessa di continuare in questo pianeta, nella splendida cornice di una città come Venezia: un messaggio di resilienza, fiducia, speranza e rinascita dopo un periodo così delicato per tutti”.
Lei è in primo luogo un biologo molecolare: quali sono le competenze di questa figura professionale?
“Lo studio del mondo delle cellule e dei loro componenti”.
In veste di pianista, invece, cosa ama suonare per se stesso?
“Da sempre suono solamente la mia musica”.
Ci sono già in programma altri interventi chirurgici con la sua musica eseguita in sala operatoria?
“Al momento no, ma speriamo possano esserci altre opportunità presto”.
Infine, come ha vissuto l’esperienza lavorativa con il Dr. Roberto Trignani e in che modo è nato il vostro confronto?
“Una persona e un professionista straordinario, mi sono sentito parte fin da subito dell’equipe. Ci siamo conosciuti a fine settembre ad un concerto che ho tenuto a Senigallia per la ‘Fondazione Ospedale Salesi’. Tutto è nato lì, e anche grazie alla Fondazione l’idea è diventata realtà”.
Gabriele Amoroso