Ilaria Pilar Patassini: “La mia musica è rivolta a tutti, non metto steccati di nessun tipo”
‘Luna in Ariete’ è il titolo del nuovo album di Ilaria Pilar Patassini, cantante romana con ascendenze etrusche, come ama definirsi.
Il disco è stato registrato in presa diretta durante tre session live, in un momento molto particolare per una donna: lo stato di gravidanza; momento intimo che sublima la femminilità e spinge in alto il fattore emotivo e conseguentemente creativo.
La voce della Patassini, una donna con la Luna in Ariete, elemento da non trascurare, in questo nuovo lavoro discografico, si rende protagonista assoluta per profondità ed espressività, restituendo all’ascoltatore una vasta gamma di emozioni provenienti direttamente dall’interno del suo essere.
Tenace, vivace e impulsiva, la Patassini, nel suo ultimo lavoro si espone totalmente: lavora più da regista che da cantante tout-court e questo ha permesso la realizzazione di un’opera intima e concettuale.
Cominciamo con il titolo dell’Album: a questo proposito, come vive una donna con la Luna in Ariete?
“Vive tenace, arrabbiata, impulsiva, testarda ma anche entusiasta, insofferente all’autorità, con un forte senso di giustizia, molte contraddizioni e battaglie interne. Così dice l’astrologia. Pur non essendo un’appassionata di oroscopo mi ci sono ritrovata in pieno, nel bene e nel male”.
Ci potrebbe tratteggiare la sua formazione musicale e culturale in senso lato?
“Come sono solita scrivere e raccontare, la mia formazione è stata e continua a essere sia accademica sia randagia. Gli studi classici in Conservatorio sono stati importanti per acquisire quelli che, a mio avviso, sono gli strumenti fondamentali di nutrimento e tecnica ma di fatto sono andati solo a disciplinare una pulsione che esiste da quando ne ho memoria. Oltre la musica includo nella mia formazione, a titolo ufficiale, anche l’epica classica, la poesia del novecento, Roma e il suo permettermi di fare una passeggiata e contemplare un Caravaggio ogni volta che mi va, la cultura alimentare (anche lei, che sta alla stregua dei migliori paesaggi, dell’ossigeno o della lettura a voce alta di “Ossi di Seppia”), la cultura umanistica ‘analogica ’ e tutto quello che mi mette in contatto con il non-conosciuto, dal viaggio intercontinentale alla chiacchiera con il banchista del mercato rionale”.
Lei ha realizzato questo album in stato di gravidanza. Questa situazione particolare cosa le ha dato e cosa le ha tolto?
“Ho avuto la grande fortuna di mantenere uno stato fisico perfetto durante la gravidanza, che mi ha permesso di lavorare senza sosta fino al settimo mese e mezzo. Essere incinta durante la lavorazione dell’album mi ha dato molte idee in più, ha arricchito il progetto di altre quadrature, ha scurito la mia voce regalandomi anche molta più pazienza nei miei confronti da parte di chi avevo intorno. Adesso, se da un lato il bambino ha dimezzato il tempo che avevo – illimitato – a mia disposizione, dall’altra ha ottimizzato in modo feroce il restante”.
Alle spalle ha la realizzazione di altri dischi. Cosa differisce “Luna in Ariete” rispetto agli altri lavori?
“La differenza fondamentale è che questo è un lavoro dove mi espongo totalmente. La responsabilità della produzione artistica e della musica è sia mia, sia di Federico Ferrandina ma testi, musica, concept, narrativa, colori, idea grafica e video sono progettualità mie. Ho lavorato più da regista che da cantante tout-court. Avendo le idee molto chiare ho voluto intorno le mie fidate maestranze: dei meravigliosi gregari che potessero assecondare la mia visione“.
Sarebbe in grado di delineare i tratti del suo ascoltatore tipo? Ovvero, a chi è rivolta la sua musica?
“La mia musica è rivolta a tutti, non metto steccati di nessun tipo: se da un lato trovo il mio pubblico nelle librerie, nelle enoteche, nelle gallerie d’arte, nei mercati dell’artigianato, a teatro, nei festival jazz o a chiacchierare di massimi sistemi in piazza la domenica mattina bevendo caffè infiniti, dall’altra sono gli ascoltatori stessi ad avermi sempre stupita per la loro eterogeneità. E meno male, mi verrebbe da aggiungere“.
Cosa pensa della realtà musicale italiana?
“Domanda spinosissima. Penso che finché non ci sarà una volontà politica e una visione che non metta mano a un cambiamento strutturale – economico, formativo, culturale e che si schieri dalla parte degli artisti e del ruolo fondamentale dell’arte nella società – il sistema soffrirà sempre delle stesse malattie. Non abbiamo bisogno di talenti, quelli in Italia non sono mai mancati. Abbiamo bisogno di investimenti, formazione delle professionalità che concorrono in modo diretto a far crescere un artista e quindi anche il suo pubblico. Abbiamo bisogno che gli operatori culturali siano messi nelle condizioni di creare dei progetti di qualità e di dar loro continuità. Abbiamo bisogno che i cartelloni estivi di questa o quella città non vengano sospesi nella loro programmazione perché ‘ci sono le elezioni’ (risposta che diventa ogni volta perfetta e sintesi del Paese). In questo senso sono molto orgogliosa di far parte della squadra dei docenti di ‘Officina Pasolini’ , una realtà unica in Italia dove cerchiamo di formare artisti, maestranze, rivoluzioni”.
Sergio Battista