Luca Bovenzi e Giulia Scarpino:
“Bitch è un tempo piccolo in cui sentirsi liberi di osare”
Abbiamo incontrato i due improvvisatori teatrali della Compagnia romana ArtJu, i quali hanno ideato un format originale e fuori dal tempo, dando vita a un bordello in una Parigi anni ’30.
Bovenzi e la Scarpino ci hanno raccontato come è nato il progetto ‘Bitch! The Show’, che riprende un po’ i temi attuali, ossia riaprire le case chiuse come negli anni ’50. Al contempo però mette in primo piano l’attore al servizio del “cliente”, in questo caso il pubblico.
Tutto, chiaramente, si basa sull’improvvisazione teatrale e gli elementi fondamentali sono giocati sulla sensualità, sulla seduzione e sul godimento, principi che oggi come oggi sono vissuti principalmente tramite social, a distanza quindi.
Ciò che intende trasmettere ‘Bitch! The Show’ è qualcosa di innovativo: si desidera invogliare lo spettatore a riappropriarsi delle proprie emozioni e a prendere di nuovo contatto con se stesso e con il proprio corpo – distraendosi dalla realtà – affinché possa riconquistare un angolo della sua intimità, grazie all’impatto che ognuno può avere con lo spettacolo.
Sicuramente quest’ultimo necessita di essere modellato e aggiustato sotto alcuni aspetti ma la prima stesura ha donato un’impronta diversa al mondo di tale forma recitativa.
Come nasce l’idea di “Bitch! The show!”?
Luca Bovenzi: “Nasce ad un matrimonio in cui si parlava di improvvisazione e poi di un discorso sul periodo di falso perbenismo in cui viviamo, di case chiuse e di altre licenze delle epoche precedenti. Quella sera stessa, tornando a casa, il mio cervello ha fatto ‘bam!’ e le cose si sono unite. Il cuore è nato quella sera. Poi si è ragionato sulla voglia di sperimentare un livello superiore di coinvolgimento e di ‘mettersi in gioco’ da parte di pubblico e attore”.
Giulia Scarpino: “Nasce dalla voglia di studiare a fondo cosa significhi per un attore darsi al pubblico”.
Ci raccontate in che mondo ci troviamo?
Giulia Scarpino: “Ci troviamo in un mondo dove gli artisti sono a disposizione del pubblico in tutto e per tutto ed è il pubblico ‘cliente sovrano’ a decidere cosa far fare agli attori”.
Luca Bovenzi: “Ci troviamo in una casa di tolleranza, anni ’30, in stile europeo. Si dice sempre che il mestiere dell’attore, in fondo, somiglia alla prostituzione, bene, ci troviamo in un mondo dove questo paradosso è giocato fino in fondo e l’attore è, effettivamente, una prostituta al servizio del Cliente”.
L’atmosfera riporta decisamente agli anni ’20 / ’30, dunque è un po’ di passato che entra nella nostra epoca fatta di rapidità e di sentimenti fugaci: la scelta è stata indirizzata al fine di farci evadere dalla realtà?
Luca Bovenzi: “La magia dell’improvvisazione teatrale nasce nel qui ed ora. Abbiamo voluto giocare su un livello in cui il pubblico-cliente potesse sperimentare il godimento di emozioni e sensazioni effimere ma allo stesso tempo vere perché non filtrate da artifizi, fruite al momento ed eroticamente accattivanti: il cliente decide e sceglie, il cliente gode”.
Giulia Scarpino: “La scelta è nata per la voglia di tornare ad un tempo lento. Ad un’epoca in cui anche la seduzione (anche nella sua accezione più rozza) era un arte”.
Troviamo che l’Improvvisazione Teatrale stia sperimentando vari format: abbiamo assistito allo spettacolo e lo abbiamo trovato originale. Poiché il sottotitolo è “Scegli – Compra – Godi” allora perché non spingersi un po’ più in là con la fantasia e con le battute, visto il tema affrontato?
Giulia Scarpino: “Sono d’accordo e credo fermamente che il successo di un format sia nel suo divenire e nella formazione ancora più tecnica di attori e del pubblico. Questo anche e soprattutto per evitare i soliti clichè”.
Luca Bovenzi: “In questa prima ‘uscita’ volevamo che il pubblico si immergesse in un mondo che è andato un po’ perso, non tanto per il tempo ‘antico’ in cui è ambientato, quanto per il fatto che erotismo, seduzione e sessualità possano essere anche arti raffinate ed eleganti e non facili e volgari come vengono vissute oggi. Il format è una materia fluida e in divenire e sicuramente potremo sperimentare forme più ‘spinte’ di coinvolgimento e interazione tra pubblico e attore. Il concept di base rimane sempre: qui l’attore è una prostituta al servizio del Cliente che sceglie tutto e compra una prestazione”.
Pensate che osare possa alterare l’andamento della rappresentazione oppure forse è il pubblico timoroso a non cercare battute più piccanti per stimolare gli attori?
Luca Bovenzi: “Sono convinto che la provocazione sia alla base del nostro lavoro e di questo format. Abbiamo il privilegio di lavorare in uno spazio (il teatro) dove il pubblico può e deve essere provocato e spinto oltre le proprie zone di comfort. Da qui la scelta artistica del titolo, del claim e dei costumi. Dopo un primo istante di disorientamento tutti si sono rilassati ed hanno goduto lo spettacolo”.
Giulia Scarpino: “Secondo me siamo in un tempo dove tutto è celato dietro qualcos’altro. Dietro un monitor, dietro un cellulare, dietro le paure di sembrare diversi, dietro la paura di sentirsi giudicati. La sfida è proprio quella di convincere il pubblico che in ‘bitch’ sono liberi di comprare e di volare con la fantasia”.
E’ vero che il format è in fase sperimentale ma che potrebbe accadere se ci si spingesse verso istanti di perdizione?
Giulia Scarpino: “Solo istanti? Perché non tutto lo spettacolo?”
Luca Bovenzi: “Perché no! Vogliamo sperimentare forme di coinvolgimento e spettacolo in cui il pubblico sia ancora meno ‘spettatore’ e sempre più parte dello spettacolo stesso”.
Per concludere, il vostro progetto è un invito a farci ri-conoscere e ri–connettere a qualche lato del nostro carattere e del nostro corpo che nella vita quotidiana ci sfugge?
Luca Bovenzi: “Lo spirito è tornare a conoscere e risvegliare un lato erotico e sensuale sano, che si trova dentro ognuno di noi, e non in uno schermo di uno smartphone o di un pc”.
Giulia Scarpino: “Bitch è un tempo piccolo, in cui sentirsi liberi di osare”.
Annalisa Civitelli