Maria Elisa Gualandris
“Il messaggio che vorrei che la protagonista dei miei tre libri – Benedetta Allegri – trasmettesse ai lettori è che non bisogna mai arrendersi né smettere di credere nei propri sogni. Spero che infonda un po’ di ottimismo in un’epoca in cui sembra sempre la negatività a prevalere“
Abbiamo conosciuto la giornalista Maria Elisa Gualandris grazie alla lettura dei suoi libri, che segnano il suo esordio come scrittrice di gialli. L’autrice così ci racconta il suo mondo narrativo che prende vita attraverso le pagine dei suoi romanzi, insieme alla protagonista Benedetta Allegri, sulla quale la stessa Gualandris offre uno sguardo approfondito.
L’autrice ci ha aperto le porte del suo universo creativo raccontandoci della sua ispirazione rispetto la sua trilogia – “Nelle sue ossa“, “Come il lago” e “La cacciatrice di fantasmi” -, di come solitamente – per lei – nasce un personaggio e di come ha disegnato proprio l’Allegri, che la rispecchia, seguendo un istinto quasi materno.
La Gualandris inoltre condivide anche alcuni preziosi punti di vista sulla carriera giornalistica e il suo pensiero che abbraccia il senso di giustizia che – occupandosi lei di cronaca locale -, in questi tempi contraddittori, è difficile da rincorrere ma per una giornalista significa denunciare “tutto quello che ‘non torna’ e non aver paura di scavare“.
Maria Elisa Gualandris, abbiamo letto i suoi libri che vedono protagonista Benedetta Allegri, una giovane reporter-investigatrice che aspira a fare della sua passione un lavoro. Come è nata l’idea della trilogia?
“Inizialmente non pensavo a una trilogia, dal momento che avevo scritto il mio primo romanzo e pensavo che l’esperienza sarebbe terminata così. Però poi mi sono resa conto che Benedetta Allegri, la protagonista, aveva ancora qualcosa da raccontare e ho lasciato il finale parzialmente aperto. E poi, come si sa, non c’è il due senza il tre. Con il terzo libro ho pensato di chiudere il cerchio e di dare tutte le risposte. Ho comunque lasciato la possibilità di un quarto romanzo, anche se al momento non è ancora in lavorazione.”
Come nasce di solito un personaggio e in che modo poi lo si delinea?
“I miei personaggi sono sempre costruiti su persone che ho realmente conosciuto, ma non come alter ego, bensì mischiando elementi del carattere, della professione e di altri aspetti di vari soggetti. Amo i miei personaggi e per me diventano poi molto reali, tanto che li porto con me anche dopo aver terminato la scrittura. Per me un personaggio deve essere realistico, credibile, e vorrei che tra il lettore e il personaggio si creasse un rapporto di empatia. Poi succede che i personaggi mi stupiscano. Ad esempio, il commissario Giuliani era nato per essere un antagonista di Benedetta, ma poi ha preso sempre più corpo, diventando un co-protagonista.”
Quanto c’è di lei in Benedetta?
“Moltissimo. A parte il fatto che facciamo lo stesso lavoro, in lei di me ci sono la curiosità e la voglia di scoprire sempre cosa c’è dietro l’apparenza delle cose, il legame con la famiglia e gli amici e l’amore per il lago.”
Come si è appassionata e avvicinata, da scrittrice, al genere letterario del giallo?
“Mi sono avvicinata al giallo da lettrice, ma in generale la voglia di scrivere è nata dal grande amore per la lettura, che mi accompagna da quando sono piccolissima.”
A tal proposito, chi è lo/la scrittore/scrittrice che l’ha ispirata particolarmente?
“Nel giallo posso dire che è iniziato tutto grazie ad Agatha Christie, con i libri che prendevo in prestito in biblioteca e divoravo.”
Il giallo molto spesso può essere un mezzo molto efficace per raccontare l’attualità, non trova?
“Lo è sempre di più, credo che sia un’ottima opportunità per affrontare temi sociali e moltissimi autori lo fanno. Del resto, quando si parla di omicidi e di delitti si riflette anche sul male e ciò che spinge le persone a oltrepassare il confine della legalità e tra il bene e il male.”
Di solito in un noir l’investigatrice – in questo caso -, cerca sempre di fare giustizia. In un’intervista lei ha affermato che il suo personaggio è sempre obiettivo di fronte ai fatti: lei quanto crede nella giustizia visto che si occupa di cronaca locale?
“Ho molta fiducia nella giustizia, anche se purtroppo non sempre le cose vanno come dovrebbero e le vittime non riescono a ottenerla. Per questo credo che un buon giornalista non debba mai fermarsi alle apparenze, ma fare bene il suo lavoro denunciando tutto quello che ‘non torna’ e non aver paura di scavare.”
Quanto è faticoso in questi tempi così contraddittori dare fede, appunto, alla giustizia?
“È difficile credere nella giustizia quando si sentono, ad esempio, casi di uomini che pur avendo aggredito o minacciato una donna rimangono in libertà e poi alla fine la uccidono. Oppure casi di condanne esigue per delitti molto gravi. Ma credo che nella maggior parte dei casi il sistema funzioni e ci sono tantissime valide persone sia nelle forze dell’ordine che nella magistratura.”
Dalle sue pagine emerge una descrizione affettuosa ed amorevole del territorio del Lago Maggiore: cosa è per lei la terra natia?
“Per me è il luogo che ho amato e odiato da sempre. Rappresenta la provincia, con tutti i suoi difetti, ma anche un panorama splendido, una natura meravigliosa che è diventata anche parte di me. E poi qui vivono tutte le persone a me care e quindi, anche se mi allontano, poi torno sempre a casa.”
Benedetta Allegri incarna i sogni e le speranze di molti giovani che vogliono intraprendere il percorso del giornalista. Lei, da professionista del settore, cosa si sente di suggerire?
“Credo che sia un percorso molto difficile. È una professione complessa, che richiede molta passione e spirito di sacrificio. Ma dà anche grandissime soddisfazioni. Purtroppo, come per Benedetta, il lavoro precario e spesso condizioni economiche vergognose spingono molti ad abbandonare. E non è giusto.”
La trilogia della giovane Benedetta Allegri ha saputo sorprendere poiché ci ha restituito un personaggio sincero e genuino, una ragazza in cui tutti potrebbero riconoscersi. È questo lo scopo nel disegnare e pensare a una figura che può essere un esempio per chi legge?
“Spero che sia un personaggio positivo. Il messaggio che vorrei che Benedetta trasmettesse ai lettori è che non bisogna mai arrendersi né smettere di credere nei propri sogni. Spero che infonda un po’ di ottimismo in un’epoca in cui sembra sempre la negatività a prevalere.”
Qual è il libro che è stato essenziale per la sua formazione e perché
“‘Piccole donne’ di Louise May Alcott. Mi ha fatta sognare e mi sono identificata in Jo e come lei ho sempre cercato di realizzare i miei sogni. Ma ce ne sono molti altri, da ‘Peter Pan’ a ‘I fratelli Karamazov’. Ogni libro può essere essenziale.”
Cosa è per lei la scrittura?
“La scrittura per me è libertà, la possibilità di vivere tutte le vite che vorrei. È anche un grande impegno e purtroppo non posso dedicare a essa tutto il tempo che vorrei. Ma mi basta sapere che c’è e farà sempre parte della mia vita, così come la lettura.”
Infine, quali sono i suoi progetti futuri e che consiglia a chi desidera approcciarsi alla scrittura?
“Consiglio innanzitutto di leggere molto. Di essere umili, di non pensare che sia facile e che il mondo dell’editoria stia aspettando la nostra opera. Consiglio anche di informarsi, seguendo editor e scrittori che danno consigli anche gratuitamente tramite i social. E di andare avanti con tenacia e pazienza, che poi i risultati arrivano.”
Andrea Di Sciullo
Ringraziamo Maria Elisa Gualandris per la sua disponibilità all’intervista e per il tempo dedicatoci.