Monica Maggi: “Salvare un libro significa salvare più vite”
Giornalista pubblicista e poetessa, Monica Maggi è un’irrefrenabile figura che si batte ogni giorno per creare sempre iniziative che diano ampio respiro alla collettività. Scrive per Il Messaggero dal 1998 al 2006, poi, pubblica quattro raccolte di poesie, per confluire all’“Infedele all’idea di me” nel 2013.
Da sempre aperta a idee nuove, la troviamo coinvolta in “flash mob” dedicati alla poesia, come insegnante all’interno dei laboratori di scrittura nelle scuole primarie, e adita ad aprire spazi dove ospitare i suoi amati libri.
Uno di questi è il primo “Museo del Libro di Testo” a Morlupo (Roma) al motto “Io studiavo, tu studiavi”, dove saranno ospitati volumi che vanno da fine ‘800 ai primi del ‘900 e che aprirà il 5 maggio all’interno del Palazzetto Borghese.
L’intento è quello di divulgare cultura intorno all’attuale contesto sociale assai contraddittorio ma soprattutto il fine è il senso di recupero dei libri abbandonati in vecchie biblioteche, per farli rivivere in altri luoghi.
Monica Maggi, lei è giornalista pubblicista da molti anni e poetessa, come da anni è attiva sul territorio per attività di book crossing, grazie alla sua iniziativa “Pagine Viaggianti”, recupero dei testi e aperture di piccole biblioteche in diversi luoghi. È così?
“La lettura è un momento di tempo ‘lento’, di silenzio, in contrapposizione al convulso ritmo esterno. Salvare un libro, di questi tempi, è preservare la lettura stessa e la conoscenza che ne deriva. Non solo. Salvare un libro significa salvare più vite: quella dell’autore che ha speso tempo ed energia nel raccontare; quella dei personaggi che trovano in questo modo nuovi occhi e nuova accoglienza; e quella di chi lo ha letto, magari facendo appunti o inserendo tra le pagine piccoli fiori secchi, santini e altro”.
Da dove parte l’esigenza di salvare i libri?
“Per prima cosa dal mio innamoramento infinito e mai sopito (inizio a leggere a cinque anni) per il libro, inteso sia come lettura sia come oggetto. Credo che sia una cosa magica. Tant’è che nel 2009 mollo tutto, e cioè un lavoro affermato e ben pagato di giornalista e apro una libreria di frontiera: Morlupo, hinterland a nord di Roma e in un centro commerciale. Lì ho vissuto tre anni durissimi e meravigliosi da cui è nato il progetto. Nel 2012 chiudo la libreria, creo l’associazione Libra e nasce ‘Pagine Viaggianti’”.
Come nasce il suo progetto “Pagine Viaggianti”?
“Sta tutto nel senso del libro e in quello che ho appreso in tre anni vissuti da libraia: dare a tutti l’opportunità di leggere. Ma visto che il libro costa, occupa spazio e soprattutto noi passiamo due terzi della nostra giornata (parlo per Roma ma anche per le altre città / metropoli) impegnati in spostamenti nel traffico, offrire gratuitamente libri e opportunità di leggere comporta un grande sollievo e ‘alleggerimento’ del peso quotidiano. Inoltre il Progetto ha anche una valenza ecologica: rimettere in circolo libri che andrebbero buttati e distrutti al macero comporta risparmio energetico. Quindi PV ha tre valori: sociale, ecologico, culturale”.
Quali sono le attività che la impegnano di più attualmente?
“I laboratori di scrittura nelle scuole, la creazione di giornali di classe, le lezioni di alfabetizzazione informatica per la terza età. Ma anche periodiche letture pubbliche di poesia, in genere per istanze politiche e civili”.
Lei si batte molto per le donne: che valore dà all’Universo femminile?
“Credo che sia la fonte della vita, un tempio, un cerchio di sorellanza, una possibilità per il mondo di cambiare”.
Apprendiamo la notizia dell’apertura del “Museo del Libro” a Morlupo. L’inaugurazione sarà il 5 maggio prossimo, ci racconta di questa avventura?
“Nella raccolta di libri abbandonati e non voluti, ho trovato spesso testi scolastici che, inevitabilmente, non buttavo ma conservavo nel mio magazzino. Spesso erano libri datati e non più usati ma che erano serviti e tanto a molte persone. Mi ha colpito questa idea sovrapposta: l’identità dello studente ieri e oggi, il ruolo che non muore mai (studenti si è tutti, prima o poi nella vita) ma con una grande differenza di strumenti didattici. Perché non parlarne? Perché non farne un luogo dedicato?”
Perché scegliere la provincia di Roma?
“Roma è una piazza difficile, dispersiva, dove anche l’iniziativa più curiosa rischia di annegare nel mare magnum delle ‘cose da vedere’”.
Qual è lo scopo?
“Si può illustrare ai ragazzi di oggi come si studiava una volta, rafforzando il senso dell’essere studente, e incoraggiare le persone a condividere la memoria”.
Il pubblico cosa si deve aspettare?
“Un luogo dedicato alla Conoscenza e al Sapere, dove portare e a cui affidare oggetti cari e che racchiudono storie personali”.
Quali sono i suoi sogni?
“Un luogo, ‘Locus Memoriae’, dove avere spazio per laboratori, incontri, letture, accoglienza per i libri abbandonati. Fare poesia e condividerla anche in luoghi insoliti (supermercati, piazze, treni)”.
Come immagina il suo futuro?
“In realtà non ci penso molto, lo immagino sempre da qui a domani, dopodomani, una settimana al massimo. Vorrei continuare a fare le cose che faccio oggi”.
Cosa è per lei la poesia
“La vita, la mia vita”.
Annalisa Civitelli