Nicholas Musicco: “La marcia in più di ‘The Toxic Avenger’ è rappresentata dalla voglia di giocare con il pubblico con un sarcasmo pungente e con un’attualità anche mediatica, a volte controversa”
Da attore a regista, Nicholas Musicco ci racconta del salto dall’altra parte del palcoscenico. Dal 2017, infatti, ha sfidato le sue paure impegnandosi con la regia di “Scrooge” e successivamente con “TV Invasion”. Musicco così ha cominciato un nuovo percorso, maturando la sua formazione professionale.
Si apre dunque il sipario del teatro Lo Spazio capitolino con la nuova fatica di Musicco, che porta sul palco un musical che lui stesso ha scoperto al Festival di Edimburgo nel 2018: ‘The Toxic Avenger’ (dal 13 al 16 gennaio).
Lo spettacolo viene definito dal regista esagerato, impegnativo e sinergico sia per l’impegno che il numeroso cast ha saputo gestire durante le prove sia per il meticoloso lavoro di traduzione svolto.
I temi trattati sono molteplici, ma si evidenziano quello della diversità e della sostenibilità ambientale che, sicuramente, faranno riflettere il pubblico grazie all’arte che si riaffaccia sui palchi dei teatri off.
Una sfida, afferma Musicco, in questi tempi duri al fine di “supportare le arti performative in generale e il teatro” con l’intento di far divertire il pubblico tra musica dal vivo e risate.
Una ventata di freschezza, fatta di coraggio e dedizione nel proporre un musical off–Broadway che ha vinto l’Outer Critics Circle Awards e che fu portato in scena grazie ai testi di Joe Di Pietro e alle musiche di David Bryan.
Ora a Roma, ad opera della compagnia Corepix Italia, ‘The Toxic Avenger’ sarà in grado di sorprendere la platea per innovazione e carisma.
Nicholas Musicco, a che punto della sua carriera si situa la direzione di un Musical?
“Dopo diversi anni in scena e poi dietro le quinte, tra distribuzione e produzione, avevo voglia di sfidare la paura della regia e così mi sono lanciato: iniziano così le prime due regie. Nel 2017 uno spettacolo bilingue incentrato sulla figura di ‘Scrooge’ di Charles Dickens e nel 2018 un Musical originale dal titolo ‘TV Invasion’ che ho scritto e diretto ed esportato all’estero. Ma volevo qualcosa di più, sentivo la necessità di fare un ulteriore passo. Stavo solo aspettando lo spettacolo giusto: questo”.
Tantissimi i musical prodotti a cui attingere, perché propio “The Toxic Avenger”?
“Cercavo un musical con pochi personaggi, divertente, accattivante ed esagerato (come piacciono a me) e quando l’ho scoperto, nel 2018, al Festival di Edimburgo me ne sono innamorato. La musica rock, la folle messa in scena e il messaggio non troppo nascosto facevano da cornice a un cast che viene messo a dura prova. Inoltre, ‘The toxic avenger’ ispira a continue citazioni sia verso altri Musical (e sfido il pubblico e gli amanti del genere a capire quali) sia ad un genere dark/humor e grottesco che, a mio avviso, in Italia viene sempre visto con scetticismo o confinato solo al cinema”.
Qual è la marcia in più che ha questo testo?
“La marcia in più è rappresentata dalla voglia di giocare con il pubblico con un sarcasmo pungente e con un’attualità anche mediatica, a volte controversa. Come nella versione di Broadway non abbiamo paura di ‘esagerare’ e il pubblico lo vedrà”.
Le difficoltà incontrate nell’adattamento?
“Come direbbe Michelangelo Nari con cui ho lavorato a quattro mani, ‘la difficoltà sta nel rendere esattamente il senso della versione originale (inglese), anche nella nostra lingua, in cui le parole sono più lunghe e la scansione ritmica è differente’; l’ironia politicamente scorretta deve rimanere intatta e le rotture della quarta parete devono essere guidate in maniera sapiente ma coraggiosa, attraverso liriche incisive ma non banali per arrivare al cuore dello spettatore”.
Se doveste usare tre aggettivi per definire questo lavoro, quale userebbe e perché?
“Esagerato, Impegnativo, Sinergico. ‘Esagerato’: perché il testo a volte volgare viene edulcorato dal messaggio per il pubblico, ma certe scene sono volutamente ‘troppo’, talvolta, splatter e con una carica sessuale ‘interessante’. ‘Impegnativo’: con diversi punti di vista che si alternano a colorare questo spettacolo come se fosse un quadro di Van Gogh, quindi con un nuovo modo di osservare. ‘Sinergico’ perché mai come in altre esperienze personali ho avuto la conferma di un’attenta sinergia tra tutti i reparti di questa produzione per viaggiare verso un obiettivo comune che, credetemi, in questo periodo di pandemia ci mettono a dura prova anche solo per organizzare un calendario prove o per il reperimento di alcuni materiali, e che ci continua a sfidare anche in questo momento”.
Un cast affiatato. Quanto è importate lavorare in armonia e cosa apporta al lavoro di gruppo?
“Si un cast affiatato è il 50% del risultato. Michelangelo Nari, Angela Pascucci, Matteo Di Lillo, Eleonora Segaluscio e Federico della Sala si alternano al timone con me, e Serena Mastrosimone, un’esperta aiuto regia, anche autrice delle coreografie. Ora siamo su questa nave che nonostante la tempesta degli eventi di questo periodo prosegue il suo viaggio. Come in ogni nave abbiamo delle vele ben spiegate, il vento è la musica di una band rock elettrizzante guidata dal maestro Fulvio Epifani, Ogni singolo ingranaggio è fondamentale per far muovere questa macchina complessa, matrimonio interessante di colori sono le scene di Silvio Aquilanti e i costumi di Adelaide Stazi, il trucco di Michele Aquilanti e Caterina Gizzi. Per non parlare di tutto un motore divulgativo importante tra l’ufficio stampa di Rocchina Ceglia e il back office di Filippo Francucci”.
Un invito a chi ci legge per venire a teatro?
“Mai come in questo periodo è importante supportare le arti performative in generale e il teatro, forse uno dei pochi luoghi dove possiamo riflettere, ridere e ‘sentire’ il calore del prossimo uscendo per un attimo fuori di casa e godersi la vita che non sia confinata su di un divano o solo dentro le mura domestiche. Credo molto nelle realtà di teatri piccoli dove spesso si ‘sperimenta’ e si coltiva l’interesse per avvicinare chi il teatro non lo conosce o lo considera un evento eccezionale. Ringrazio quindi il teatro ‘Lo Spazio’ per non arrendersi mai davanti agli imprevisti accettando sfide nuove per il futuro con interesse per tutte le generazioni e investendo con i più giovani per un’integrazione socio–culturale. A chi legge voglio assicurare divertimento e relax in totale sicurezza”.
Marta Astolfi
Nicholas Musicco, a che punto della sua carriera si situa la direzione di un Musical?
“Dopo diversi anni in scena e poi dietro le quinte, tra distribuzione e produzione, avevo voglia di sfidare la paura della regia e così mi sono lanciato: iniziano così le prime due regie. Nel 2017 uno spettacolo bilingue incentrato sulla figura di ‘Scrooge’ di Charles Dickens e nel 2018 un Musical originale dal titolo ‘TV Invasion’ che ho scritto e diretto ed esportato all’estero. Ma volevo qualcosa di più, sentivo la necessità di fare un ulteriore passo. Stavo solo aspettando lo spettacolo giusto: questo”.
Tantissimi i musical prodotti a cui attingere, perché propio “The Toxic Avenger”?
“Cercavo un musical con pochi personaggi, divertente, accattivante ed esagerato (come piacciono a me) e quando l’ho scoperto, nel 2018, al Festival di Edimburgo me ne sono innamorato. La musica rock, la folle messa in scena e il messaggio non troppo nascosto facevano da cornice a un cast che viene messo a dura prova. Inoltre, ‘The toxic avenger’ ispira a continue citazioni sia verso altri Musical (e sfido il pubblico e gli amanti del genere a capire quali) sia ad un genere dark/humor e grottesco che, a mio avviso, in Italia viene sempre visto con scetticismo o confinato solo al cinema”.
Qual è la marcia in più che ha questo testo?
“La marcia in più è rappresentata dalla voglia di giocare con il pubblico con un sarcasmo pungente e con un’attualità anche mediatica, a volte controversa. Come nella versione di Broadway non abbiamo paura di ‘esagerare’ e il pubblico lo vedrà”.
Le difficoltà incontrate nell’adattamento?
“Come direbbe Michelangelo Nari con cui ho lavorato a quattro mani, ‘la difficoltà sta nel rendere esattamente il senso della versione originale (inglese), anche nella nostra lingua, in cui le parole sono più lunghe e la scansione ritmica è differente’; l’ironia politicamente scorretta deve rimanere intatta e le rotture della quarta parete devono essere guidate in maniera sapiente ma coraggiosa, attraverso liriche incisive ma non banali per arrivare al cuore dello spettatore”.
Se doveste usare tre aggettivi per definire questo lavoro, quale userebbe e perché?
“Esagerato, Impegnativo, Sinergico. ‘Esagerato’: perché il testo a volte volgare viene edulcorato dal messaggio per il pubblico, ma certe scene sono volutamente ‘troppo’, talvolta, splatter e con una carica sessuale ‘interessante’. ‘Impegnativo’: con diversi punti di vista che si alternano a colorare questo spettacolo come se fosse un quadro di Van Gogh, quindi con un nuovo modo di osservare. ‘Sinergico’ perché mai come in altre esperienze personali ho avuto la conferma di un’attenta sinergia tra tutti i reparti di questa produzione per viaggiare verso un obiettivo comune che, credetemi, in questo periodo di pandemia ci mettono a dura prova anche solo per organizzare un calendario prove o per il reperimento di alcuni materiali, e che ci continua a sfidare anche in questo momento”.
Un cast affiatato. Quanto è importate lavorare in armonia e cosa apporta al lavoro di gruppo?
“Si un cast affiatato è il 50% del risultato. Michelangelo Nari, Angela Pascucci, Matteo Di Lillo, Eleonora Segaluscio e Federico della Sala si alternano al timone con me, e Serena Mastrosimone, un’esperta aiuto regia, anche autrice delle coreografie. Ora siamo su questa nave che nonostante la tempesta degli eventi di questo periodo prosegue il suo viaggio. Come in ogni nave abbiamo delle vele ben spiegate, il vento è la musica di una band rock elettrizzante guidata dal maestro Fulvio Epifani, Ogni singolo ingranaggio è fondamentale per far muovere questa macchina complessa, matrimonio interessante di colori sono le scene di Silvio Aquilanti e i costumi di Adelaide Stazi, il trucco di Michele Aquilanti e Caterina Gizzi. Per non parlare di tutto un motore divulgativo importante tra l’ufficio stampa di Rocchina Ceglia e il back office di Filippo Francucci”.
Un invito a chi ci legge per venire a teatro?
“Mai come in questo periodo è importante supportare le arti performative in generale e il teatro, forse uno dei pochi luoghi dove possiamo riflettere, ridere e ‘sentire’ il calore del prossimo uscendo per un attimo fuori di casa e godersi la vita che non sia confinata su di un divano o solo dentro le mura domestiche. Credo molto nelle realtà di teatri piccoli dove spesso si ‘sperimenta’ e si coltiva l’interesse per avvicinare chi il teatro non lo conosce o lo considera un evento eccezionale. Ringrazio quindi il teatro ‘Lo Spazio’ per non arrendersi mai davanti agli imprevisti accettando sfide nuove per il futuro con interesse per tutte le generazioni e investendo con i più giovani per un’integrazione socio–culturale. A chi legge voglio assicurare divertimento e relax in totale sicurezza”.
Marta Astolfi