Raffaele Romano: “Il mio corto vuole dare un pugno in faccia all’indifferenza e all’opulenza”
‘Hungry Birds’, il cortometraggio scritto e diretto dal giovane ragusano Raffaele Romano, vincitore del premio “Best Indie Short” al Los Angeles Film Awards, ha raggiunto le 3000 visualizzazioni in dieci giorni sul canale YouTube.
La sua formazione ha una base molto solida: in seguito alla laurea in “Scienze del Turismo” continua ad approfondire le materie che gli interessano, come la storia dei popoli.
Il master in “Digital Audio/Video Editing” gli ha permesso invece di portare avanti il suo interesse per il cinema. Il giovane regista afferma che “raccontare storie è il modo che ho di dire la mia senza essere interrotto”, e in effetti è così.
Il cortometraggio girato nella capitale britannica, è la testimonianza del suo messaggio a cui hanno partecipato Giovanni Arezzo e Dominic Chianese. Qui viene messo in evidenza il rapporto uomo–piccione come metafora del desiderio di potere, di voracità e di ricchezza che l’essere umano sente dentro di sé.
Non solo questo tema giunge al pubblico in modo palese, ma anche l’indifferenza verso i più deboli diviene tangibile. Insomma, ‘Hungry Birds’, dai registri civili, è un’opera che ci invita a riflettere e a fermarsi di fronte la prevaricazione sociale.
Raffaele Romano, come è nata l’idea di “Hungry Birds”?
“L’idea di ‘Hungry Birds’ è apparsa improvvisamente nella mia mente durante i 30 minuti di una pausa pranzo spesa a Soho Square (location principale del corto). Ai tempi lavoravo come assistente di post–produzione per un laboratorio di montaggio e distribuzione cinematografica ubicato proprio nel famoso quartiere londinese. Di fronte a me la povertà esasperata e la ricchezza si mescolavano con una naturalezza per me indescrivibile a parole. Furono proprio i piccioni che stavo cibando per gioco a suggerirmi l’idea di farlo per immagini”.
Come mai ha scelto Londra come sfondo narrativo?
“È stata proprio la realtà che ho vissuto in quella metropoli a nutrire la mia idea rappresentativa. Credo che il primo dovere che un autore deve auto–imporsi è quello di essere il testimone dell’ambiente, sia fisico sia sociale, che lo circonda”.
Ci spiega il legame tra piccioni e uomo?
“Nella mia opera l’uomo e il piccione sono legati da una similitudine. Vorrei che il pubblico si affidasse unicamente al racconto e alle immagini per interpretarla. In quanto autore non vorrei influenzare in alcun modo la singola esperienza che ogni spettatore potrebbe vivere guardando ‘Hungry Birds’”.
In che modo vi siete interfacciati durante il lavoro del cortometraggio?
Raffaele Romano: “Considero Giovanni un amico prima che un collega. È stato bellissimo lavorare con lui. Potrei scrivere un romanzo basato sulle lunghe discussioni che questa sceneggiatura di sette pagine ha causato. Ho ancora indelebile il ricordo di quando per calarsi nella parte Giovanni decise di fare un pisolino stirandosi su una panchina di ferro scomoda anche solo per sedersi. Riuscì ad addormentarsi. O di quando per imbruttirsi creò con un rasoio delle chiazze sulla sua barba. Sceglierlo come protagonista si è rivelata un’ottima decisione per me, sapevo già fosse un creativo pazzesco ma vedendolo all’opera ho rinnovato tutta la mia stima. Vi anticipo che sono previste altre collaborazioni fra di noi”.
Giovanni Arezzo: “Raffaele è un regista che farà sicuramente parlare di sé con il suo cinema. E lo dico perché ne sono certo. Guardargli gestire il set (il suo primo set gestito interamente in lingua inglese), assieme al necessario Daniele Nania suo aiuto e altra mente della FLAT–3–MEDIA, è stato fantastico. Di Raffaele Romano ‘regista’ mi hanno colpito tante cose: il credere intensamente nelle sue idee, ma con una disponibilità rara ad ascoltare anche le intuizioni e i punti di vista di tutti i suoi collaboratori; il suo modo sicuro e contemporaneamente gentilissimo di portare a casa il film che aveva immaginato scrivendolo; il rispetto estremo dei tempi e delle esigenze di noi attori, che a volte – almeno io – sappiamo rompere le scatole come pochi altri e spesso diventiamo causa di attriti e rallentamenti. Mi ha permesso di dare vita a un personaggio complesso, sfaccettato, con il quale il pubblico entra immediatamente in grande empatia. E sento di dovergli rigirare tutti i tanti complimenti che sto ricevendo per il film. Raffaele Romano ‘l’uomo’, poi, è meraviglioso: mai gli ho sentito dire mezza frase che non fosse indispensabile e necessaria, mai un accenno di spocchia (e potrebbe!), mai una parola dettata dall’invidia o dal rancore. Faremo insieme tante altre cose bellissime”.
In “Hungry Birds” pensiamo che la disumanità sia il tema centrale: lei crede che la voracità dei volatili sia paragonabile al senso di desiderio di ricchezza e di potere dell’uomo?
“Sicuramente questa analisi è molto vicina alle mie intenzioni. Penso che l’empatia sia un sentimento sfortunatamente sottovalutato ai giorni nostri. E anche che dietro la sfrenata competizione che caratterizza la nostra quotidiana esistenza si celi semplicemente la paura di essere fallibili e quindi inutili. In realtà il fallimento ha un valore educativo incredibile. E quando capiremo questo piccolo ma gigantesco dettaglio faremo un enorme passo in avanti verso un futuro migliore. Nel mio piccolo spero che ‘Hungry Birds’ possa fungere da antidoto contro questa paura”.
La recitazione avviene interamente in inglese: perché non avete valutato dei sottotitoli in italiano?
“I sottotitoli sono disponibili anche in italiano”.
Quanto tempo ha dedicato al progetto tra scrittura, sopraluoghi, girato e montato?
“La fase di pre–produzione (scrittura e pianificazione) è durata circa due settimane. In quanto produttore del progetto ho analizzato più di 300 Curricula e Showreel per formare la ‘crew’. Ho scelto gli elementi che ho reputato più affini al mio personale gusto estetico. Mio padre Giorgio Romano (produttore) mi ha aiutato moltissimo nella gestione delle location e delle risorse legate agli spostamenti e al sostentamento della troupe. Le riprese sono durate due giorni, in una totale full–immersion molto impegnativa. I due giorni precedenti al primo ciack li ho spesi assieme a Giovanni per aiutarlo a costruire il personaggio: sono fiero di averlo affiancato in questo faticoso processo di trasformazione. La post–produzione è durata circa due mesi e ringrazio infinitamente Daniele Nania (Montaggio) Giovanni Dall’ò (Musiche) e Vera Sorrentino (Sonoro) per la dedizione dimostrata in un contesto che ci ha visto costretti a lavorare in remoto. Inoltre tengo fortemente a ringraziare il mio caro amico Dominic Chianese, attore magistrale che porgendomi la sua completa fiducia ha donato la sua incredibile performance. Sono legato a lui da un profondo affetto e per me costituisce un esempio da seguire alla lettera, non solo artistico ma soprattutto umano”.
Quanta è stata rilevante la sua formazione per aver già raggiunto, così giovane, il premio “Lafa – Los Angeles Film Awards” per “Hungry Birds”?
“La mia formazione ha influenzato incredibilmente la mia visione delle cose e sicuramente è la base solida sulla quale continuo a costruire il mio futuro. Ho una laurea in ‘Scienze del Turismo’ conseguita all’Università di Catania. Ho intrapreso questo percorso perché la storia dei popoli mi ha sempre affascinato e continuo a studiarla con piacere e interesse. Ho conseguito anche un master di primo livello in ‘Digital Audio/Video Editing’ alla Sapienza. Il cinema è sempre stato nel mio cuore e raccontare storie è il modo che ho, forse un po’ narcisistico, di dire la mia senza essere interrotto. Parlando del premio, di cui sono enormemente grato, non credo sia un riconoscimento da attribuire solo alla mia persona, essendo frutto di uno sforzo collettivo, ringrazio tutti gli artisti che mi hanno affiancato nella realizzazione di questo progetto”.
Apprendiamo del grande successo di “Hungry Brids” dovuto alle numerose visualizzazioni sul canale YouTube: come si spiega tale popolarità?
“L’accoglienza così calorosa che il pubblico del web ci ha regalato è stata la più bella sorpresa per me. Spero che la ragione si identifichi in una reazione al periodo drammatico che stiamo vivendo. Si è messo in moto un grande sentimento di comunità e solidarietà che ha permesso agli utenti di comprendere fino in fondo le nostre intenzioni. ‘Hungry Birds’ è un corto che vuole dare un pugno in faccia all’indifferenza e all’opulenza. A tal proposito, posso dire che è bello riuscire a centrare il bersaglio”.
Annalisa Civitelli