Silvano Spada: “Il teatro è l’incontro fisico tra attori e pubblico”
Abbiamo avuto il privilegio di incontrare Silvano Spada, Direttore Artistico dell’Off/Off theatre di Roma, il quale ci ha illustrato la situazione della realtà teatrale romana durante la pausa forzata a causa dell’emergenza sanitaria: ne è uscito un quadro preciso e piuttosto drammatico nel quale la buona volontà e il desiderio di ricominciare si scontrano necessariamente con le decisioni e i divieti imposti dal Governo.
Da uomo di teatro, Spada mostra però un ampio respiro creativo che si fa sostenere dall’ottimismo e porta a far ben sperare anche il pubblico che più sente la mancanza del proprio posto in platea.
Il direttore dell’Off/Off ricorda anche come il teatro sia una vera e propria industria all’interno della quale lavorano e collaborano numerose figure professionali dalle quali spesso dipendono altre persone: si parla di molte famiglie pesantemente colpite dalle pandemia.
È questo pensiero che contribuisce a tenere alto l’umore e a non perdere la speranza perché Silvano Spada ci assicura, e noi ci crediamo, che tra dodici mesi il teatro sarà più vivo e in salute che mai.
Egregio Silvano Spada, finalmente le istituzioni sembrano aver ascoltato la voce dei lavoratori dello spettacolo e ora non resta che attendere le azioni concrete. Qual è stato il sentimento protagonista di questa lunghissima quarantena per lei in quanto impresario teatrale?
“Come per tutti, il sentimento è stato quello di sconcerto e di preoccupazione per quello che ci stava accadendo intorno, il timore e poi la certezza di andare incontro al buio. Abbiamo operato un enorme investimento economico per realizzare l’Off/Off theatre in locali abbandonati da decenni e abbiamo avuto un grande successo da subito, poi, all’improvviso l’impasse a causa del virus e l’incertezza per quello che sarà il domani e il rischio del lavoro per tutti, collaboratori, tecnici, giovani autori, attori e registi innanzitutto”.
Lei dirige il teatro Off/Off Theatre di Roma, una struttura nuova e subito molto amata dal pubblico romano: sua è l’idea di una riapertura che vedrà manichini in platea per riempire i posti lasciati vuoti dal distanziamento sociale. Come è arrivato a un espediente così insolito e geniale?
“Sì, è vero, l’Off/Off è molto amato dal pubblico che ringrazio e che, con telefonate, sms ed e–mail, in questo periodo cerca costantemente il contatto con noi. L’idea dei manichini mi è venuta pensando al senso di vuoto e isolamento del pubblico a causa del distanziamento dei posti e anche dal disagio degli attori nel dover recitare di fronte ad un pubblico decimato dalle prescrizioni”.
Tra le sue idee c’è anche quella di sfruttare il cortile interno di Palazzo Varese, con il quale l’Off/Off è confinante, per rappresentazioni all’aperto: il pubblico può sperare in questo già per l’imminente estate 2020?
“Il cortile di palazzo Varese è opera del Maderno ed è bellissimo. È una sede ideale per concerti, spettacoli ed eventi, e compatibilmente con la stagione, questo è ovvio, tutto dipenderà dalle date certe con cui verranno stabilite le riaperture per lo spettacolo”.
Il suo teatro ha avuto un cartellone ricchissimo e sofisticato sin dalla sua nascita: i suoi spettatori avranno occasione di vedere i 15 spettacoli rimasti in sospeso dopo la chiusura obbligata dello scorso marzo?
“Autori, attori e registi di tutti gli spettacoli previsti e purtroppo annullati vogliono essere sul nostro palcoscenico per la prossima stagione, anche perché molti dei lavori che erano in programma, erano già esauriti al botteghino, ma, anche in questo caso, gli incastri delle date dipenderanno dai tempi e modalità della riapertura. Ad esempio, il distanziamento tra gli attori in scena, se confermato, obbligherà a una selezione per numero di protagonisti in scena. È scandaloso sentire parlare di mascherine in palcoscenico a causa della mancanza di cultura teatrale di chi propone un simile obbrobrio. Tanto vale stare chiusi”.
Chi frequenta abitualmente i teatri sta vivendo una sorta di pesante astinenza: ha avuto modo di ascoltare gli sfoghi del pubblico?
“Sì, come detto, il nostro pubblico soffre di molta nostalgia e ha una gran voglia di tornare a essere insieme malgrado l’obbligo delle mascherine. Certo, l’aspetto psicologico legato alla paura del virus potrà, in alcuni casi, rappresentare un problema, ma la situazione creatasi impone a tutti di reagire e andare oltre”.
Paradossalmente questa pandemia ha confermato una volta per tutte come l’arte e la cultura siano una vera e propria necessità per tantissime persone: lei ritiene che il ritorno alla normalità vedrà la nascita di un nuovo modo di fruire e fare arte?
“Penso che la realtà in cui ci siamo ritrovati possa essere anche di stimolo a nuovi percorsi e diversi modi di incontrarci, ma resta il fatto che la magia del teatro è essere spettacolo dal vivo con l’incontro fisico tra attori e pubblico. Tutte le idee di cui si sente parlare, streaming, blog, riprese televisive e via dicendo sono un’ottima cornice, tuttavia, ripeto, il teatro è un’altra cosa, ed è insostituibile nel suo valore. Ho letto, e condivido l’idea, di riproporre il teatro in televisione, ma dovrebbe essere in prima serata e come era una volta, rivolto a tutti e non soltanto relegato in canali tematici: soprattutto dovrebbe essere finalmente un’occasione per far conoscere nuovi protagonisti, nuovi attori e registi e non l’occupazione di spazio dei soliti nomi”.
Come immagina sarà l’Off/Off Theatre tra dodici mesi?
“Fra dodici mesi immagino l’Off/Off più vivace di prima e sono certo che sarà così. Non tutto però dipende dal coraggio di noi operatori a qualsiasi livello ma, senza piagnistei, dipenderà da come le Istituzioni si rapporteranno all’‘Industria Teatro’, perché il teatro è una vera industria che implica migliaia di professionisti, fatturati e indotti. Occorre però da parte di chi governa, virologi e altri esperti, nel caso del teatro, conoscere approfonditamente l’argomento di cui si parla e tutte le relative implicazioni organizzative e lavorative, dei tempi e dei modi di cui necessita la vita teatrale: dalla individuazione dei testi, degli attori e dei registi, dei costumisti, ai rapporti contrattuali, gli allestimenti tecnici, le scenografie e le prove. Non servono slogan o attenzioni di facciata”.
Se ci permette una domanda personale, lei è uno dei tanti che in questi due mesi di reclusione ha coltivato vecchi o nuovi hobby?
“In questo periodo di quarantena ho letto, ho immaginato, ho cercato di programmare con in testa il pensiero rivolto agli artisti e ai miei collaboratori e al nostro futuro insieme che, ormai è chiaro, per molto tempo non sarà quello di prima ma che vorrei fosse sereno per tutti“.
Gabriele Amoroso