“Il teatro che altro e di meglio può fare se non cercare di farsi vedere e ascoltare per svolgere quella funzione educativa e informativa che ha da sempre”
Alessandro Benvenuti è un attore, cabarettista, commediografo, regista, sceneggiatore e musicista di origini toscane. Sin dagli anni ’70 cavalca il palcoscenisco, formandosi appunto come cabarettista.
Insieme a Paolo Nativi e Athina Cenci, nel 1972 Benvenuti fonda il trio dei “Giancattivi” che raggiunge la notorietà con l’ingresso di Francesco Nuti e con la partecipazione al programma televisivo “Non Stop”. Nel 1981 esordisce nel cinema con il film “Ad ovest di Paperino”.
Una persona versatile dunque, la quale sa muoversi in diversi ambiti dello spettacolo e che ricopre diversi ruoli di rilevanza con professionalità: Direttore artistico del teatro Puccini (Firenze – dal 2001 al 2005), dal 2006 del teatro Dante (Campi Bisenzio) e dal 2019 del teatro dei Rozzi (Siena).
In questo spazio, Benvenuti, da quasi dieci anni Direttore artistico del Tor Bella Monaca (TBM) della capitale, ci racconta come si adopera tra due stagioni teatrali consecutive – invernale ed estiva – che hanno il pregio di presentare al pubblico prodotti di buon artigianato.
Scegliere gli spettacoli e organizzare un cartellone non è facile – per entrambe le stagioni – e puntare sui lavori che qualitativamente sono i più rappresentativi aiuta il pubblico a comprendere e conoscere quali forme di teatro sono più stimolanti.
L’Arena Estate 2022, per esempio, non ha affatto deluso la platea: offre una ricca programmazione che, tra teatro e cinema, propone linguaggi attuali.
L’ampio spazio del TBM pertanto punta a essere accogliente, come lo definisce lo steso Benvenuti “un’estensione delle proprie case“, dove poter reimparare a socializzare lontano dai social e riportando al centro l’ascolto rivolto agli altri.
Una filosofia che il teatro abbraccia da sempre e non ha nessuna intenzione di smettere di sostenere.
Alessandro Benvenuti, lei è il Direttore artistico del teatro Tor Bella Monaca dal 2013: sono quasi dieci anni che guida la programmazione delle stagioni invernale ed estiva. Qual è il suo criterio di scelta degli spettacoli?
“Semplicemente quello di accogliere quanti più generi teatrali e musicali possibili. Far conoscere i vari linguaggi del teatro permette a noi di fare divulgazione dei generi e al pubblico di avere una scelta più ampia possibile per capire quali forme di teatro sono più stimolanti o utili o piacevoli per loro. Il criterio è anche quello di scegliere, per ogni genere che presentiamo, quei lavori che qualitativamente riteniamo essere i più rappresentativi. Non esiste il teatro commerciale o quello sperimentale o quello ‘mi dica lei quale’, esiste solo il bel teatro e il brutto teatro. E bello e brutto attraversano tutti i generi. Non sempre riusciamo ad avere il meglio, ma ci sforziamo di sbagliare il meno possibile. Consideri che facciamo centinaia di spettacoli tra inverno ed estate e non tutti nascono capolavori, ma già avere tanto buon artigianato è un risultato notevole.”
Come fa a coniugare le due stagioni in modo continuativo?
“Se hai gli spazi giusti e la volontà di farlo è la cosa più semplice del mondo. E noi abbiamo entrambe le cose, per fortuna nostra e delle Compagnie che ospitiamo e alle quali in tal modo diamo lavoro.”
La stagione estiva 2022 verte su teatro e cinema: qual è l’elemento che unisce i due mondi artistici?
“Raccontare la vita nel modo più sincero, efficace ed emozionante possibile.”
Comicità, classico e tradizione. Questi i tipi di linguaggi proposti dalle rappresentazioni teatrali. È un mix che sicuramente richiama un pubblico versatile: quale messaggio bisogna cogliere?
“Quello di essere pronti alla sorpresa visto che, gira e rigira, il nostro scopo in fondo è solo quello. Al talento degli attori e degli autori l’arduo compito.”
L’Arena Estate dedica anche un’area alle famiglie e ai più giovani: in che modo si cattura il loro interesse?
“Proponendo più cose possibili finalizzate a sollecitare interessi nuovi, diversi che solletichino la loro curiosità, spero. Creando un luogo di accoglienza dove ascoltare storie inedite, forse. Un luogo – come dico fin dall’inizio – che diventi un’estensione delle proprie case; dove sentirsi accolti presentandosi da ospiti, per diventarne subito dopo o prima possibile, co-proprietari pagando di volta in volta quel modesto affitto che è il biglietto. Anche farlo diventare una palestra dove reimparare a socializzare in modo diverso dai linguaggi social, ad esempio. Riportando al centro dell’interesse l’ascolto degli altri, in definitiva. D’altra parte il teatro che altro e di meglio può fare se non cercare di farsi vedere e ascoltare per svolgere quella funzione educativa e informativa che ha da sempre.”
Le pellicole che saranno proiettate, invece, sono le ultime uscite sul grande schermo. Seguono un filo logico secondo le tematiche proposte al pubblico?
“No. Sono semplicemente i migliori titoli che abbiamo potuto raccogliere della passata stagione sperando di fare cosa gradita, riproponendoli, a tutte quelle persone che per vari motivi non hanno potuto vederli.”
Si prevede un omaggio a Monica Vitti e al film “Roma” di Federico Fellini. Quanto è importante e quanto insegna il cinema dei vecchi tempi?
“Il cinema, è dal 1895 che ammalia l’uomo. È il nostro riposo, il nostro divertimento. Ci distrae quando siamo tesi, ci fa piangere quando ne abbiamo bisogno, ridere rendendoci contenti. Ci fa innamorare di luoghi, volti, persone. Ci fa vibrare di sdegno quando denuncia la meschinità dell’uomo, la sua ottusità, cattiveria. Ci ricorda brividi ancestrali di orchi che hanno dato forma e sfogo alle nostre più nascoste paure. Ci eccita alzando i veli delle nostre più intime voglie nascoste. Ci coccola e ci psicanalizza anche se molto spesso non ce ne accorgiamo. Ci racconta storie cullando l’infanzia che anche i vecchi proteggono dentro di sé. Ci insegna insomma a vivere. E questo non solo il cinema dei vecchi tempi, ma quello di sempre, perché si rigenera di archetipi che sono nati con l’uomo. Per quanto riguarda ‘Roma’, che cosa posso dirle se non che resterà per sempre un grande film? Federico Fellini poi è stato il padre di tanti miei sogni. E Monica Vitti ci guarda tutti i giorni dalla parte della nostra arena.”
Lei è un artista a tutto tondo: ha lavorato sia in ambito teatrale sia in campo cinematografico. Quali lezioni, che si porta tuttora dietro, ne ha tratto?
“Eludo la domanda su di me. Mi perdoni se lo faccio, non è per scortesia, è semplicemente che sono ancora in aula, seduto su un banco in fondo (sono alto) e sto appuntando sul mio quaderno a quadretti la lezione che le Signorine maestre Vita e Arte mi stanno spiegando. Appena suona la campanella magari vedo se sono in grado di risponderle!”
Il teatro Tor Bella Monaca, è risaputo, è uno spazio che vive in una difficile periferia romana. In che modo è o può essere un richiamo per i ragazzi e le persone che vivono ai margini della società?
“Continuando a fare semplicemente quello che da anni fa. Nella famigliona allargata e problematica di TBM ci siamo apparentati anche noi, e la sensazione è che il quartiere ci percepisca come dei parenti affettuosi e quindi graditi. Dobbiamo semplicemente continuare così alzando sempre più il livello della qualità delle nostre proposte artistiche. Tutto qui.”
Infine, questo “richiamo” può essere considerato un invito per migliorare la propria vita?
“Propria nel senso di tutti: noi e loro. L’auspicio è questo qui o niente avrebbe senso.”
Annalisa Civitelli
Ringraziamo Alessandro Benvenuti per aver accettato l’intervista
Informazioni: https://www.teatriincomune.roma.it/teatro-tor-bella-monaca/