Ben Slavin: “Dalla lirica al folk: la passione della vita”
Il nuovo lavoro discografico ‘The Pines’ è l’occasione giusta per fare quattro chiacchiere con Ben Slavin e saperne di più riguardo al suo modo sia di interpretare la realtà, sia di intrappolare i ricordi per rivelarli agli ascoltatori con la grazia e il garbo che lo contraddistinguono.
Statunitense di nascita, cresciuto a Pine Barrens, zona rurale del New Jersey e italiano, per la precisione napoletano di adozione, il cantautore ci rivela le sue origini e l’importanza delle radici come fonte d’ispirazione artistica.
Appassionato dell’Italia e della musica folk, Ben Slavin con la sua nuova opera ci dona un percorso che lo riporta indietro nel tempo, alla sua infanzia, attraverso note delicate, che fluttuano tra l’armonico stile mediterraneo e il tradizionale.
Il cantautore dal temperamento riservato non potrebbe mai fare a meno di vivere fuori dal nostro paese e di proseguire il suo percorso musicale con professionalità e rispetto verso il mestiere che ha scelto.
“Ho iniziato a scrivere l’album tre anni fa e notavo che la maggior parte delle canzoni parlava della mia infanzia, nel sud del New Jersey. Sono andato ad un concerto di Cabeki (progetto solista di Andrea Faccioli) e rimasi folgorato. Gli ho chiesto se era interessato a produrre un album e lui mi disse di si. Abbiamo così registrato tutto fra Napoli e Verona. Inizialmente però non volevo far uscire il disco ma i miei amici mi hanno convinto di stampare almeno una piccola quantità di copie. Il nome ‘The Pines’ viene dalla zona in cui sono cresciuto: i Pine Barrens, un parco statale immenso nel sud di New Jersey. Mio padre ha deciso di lasciare il suo lavoro da dirigente statale per diventare un contadino e ci siamo trasferiti in questo luogo sperduto”.
“Ho provato a rimuovere completamente quel periodo della mia vita ma all’arrivo della mezza età mi sono reso conto che dovevo fare pace con la mia infanzia. E’ cosi che ho iniziato a scrive i pezzi di ‘The Pines’”.
“Trovo che negli Stati Uniti se sei bravo e lavori sodo riesci ad uscire: il mercato anglofono è immenso e c’è sempre spazio. In Italia trovo che le cose siano più complesse. Ci sono veramente pochi posti per suonare e non c’è una vera “comunità” musicale. Infatti ho provato più anni ad entrare nel mondo cosiddetto “indie” Italiano, senza successo. Ora scrivo e dico quello che voglio. Adoro l’Italia e mi sento davvero fortunato a poterci vivere. Ma dal punto di vista musicale, se volessi veramente diventare un cantautore professionista, rimarrei a casa. Credo comunque di aver fatto la scelta giusta: non sarei in grado di vivere fuori l’Italia”.
“Dal momento in cui mio fratello mi ha portato il primo disco delle ‘Indigo Girls’ sapevo già che il folk era la mia prima passione. Poi con tempo mi sono reso conto che la vita da cantante lirico non faceva per me e l’ho abbandonata”.
“Non lo trovo particolarmente difficile. Credo che ho fatto una vita abbastanza variegata e ‘non – conformista’. Ma adesso basta scrivere delle mie esperienze di vita!”
Sergio Battista