‘Julia, la strega di Siligo’ è uno dei romanzi vincitori del torneo IoScrittore scritto da Antonietta Uras. Narra la storia di un’epoca lontana ma che arriva potente come un boomerang fino ai giorni nostri
“Senza sapere perché, Julia provò allora una stretta al cuore, e un gran senso di smarrimento. Ma quella strana, inspiegabile sensazione durò solo un attimo.“
Siamo in Sardegna alla fine del 1500. Julia è una bambina molto legata alla nonna, la segue ovunque e impara a riconoscere tutte le erbe e come curare le persone. Si sente libera. Quando la nonna muore, le lascia il suo dono in eredità. Da quel momento, la ragazza diventa una meigadora.
La famiglia di Julia tuttavia costringe la ragazza a sposarsi. Nonostante lei provi a ribellarsi, la forza di volontà paterna è più forte della sua. All’epoca, infatti, era una vera sciagura non dare in sposa una figlia già troppo adulta.
Le bocche da sfamare erano troppe e il matrimonio la sola via di fuga per far sopravvivere i figli più piccoli.
“Poiché la tradizione voleva che ogni ragazza si maritasse e figliasse, per dare braccia sempre nuove alla terra e ai padroni, ma soprattutto perché quello era il destino che il buon Dio aveva assegnato alle donne, poveri esseri ricavati da una costola dell’uomo, o quanto meno, questo era ciò che i preti andavano ripetendo.“
Julia, la strega di Siligo: il trasferimento
Lo sposo di Julia, contadino, vedovo e con un figlio, viveva a Siligo. I suoi modi rudi e aridi non aiutarono affatto la ragazza a inserirsi nella nuova casa e nel nuovo villaggio.
La donna aveva di fatto lasciato il suo posto sicuro per essere picchiata e violata a proprio piacimento da un uomo che non conosceva altro che il proprio tornaconto.
Le donne del paese si riunirono e si recarono a casa della nuova arrivata per darle il benvenuto, soprattutto per curiosare e malignare alle sue spalle. Ma il cuore buono e gentile di Julia non passò inosservato e non molto tempo dopo iniziò a stringere amicizia con alcune di loro.
“La fiamma nera è la malattia che tormenta la piccola, essa non deve spegnersi da un momento all’altro, ma estinguersi lentamente, a dimostrare che le cure hanno avuto la meglio.“
La meigadora
Julia era uno spirito libero, amava uscire di notte a raccogliere le erbe e ben presto il suo passatempo preferito diventò l’aiutare gli altri. Quando nel paese si sparse la voce delle capacità curative di Julia non ci fu un solo gruppo familiare a non chiederle di prestare soccorso e curare i più semplici malanni.
Nel momento del bisogno della famiglia più in vista di Siligo, Julia conobbe Angela e con lei strinse un legame molto forte, come fossero due sorelle.
La suocera e la cognata della giovane erano però invidiose, non solo del loro rapporto ma anche di come Julia era capace di aiutare gli altri senza nessun compenso. Dai più poveri Julia non prendeva niente, mentre con gli altri scambiava favori con cibo e beni di prima necessità.
“Infine, con movimenti febbrili, si strappò la cuffia che le si era messa di sghembo sul capo, si scolse la treccia e seguì con lo sguardo il nastro rosso da sposa che si allontanava galleggiando sui flutti e schivando le pietre affioranti. Fu come se quel gesto le avesse restituito la libertà di esistere.“
Julia, la strega di Siligo: la maternità
La protagonista, nonostante tutte le difficoltà incontrate sul suo cammino, era una donna felice. Le mancava però un piccolo tassello per coronare una vita degna di essere vissuta. Desiderava diventare madre.
Ma il destino si era accanito su di lei. Nessuna delle sue numerose gravidanze giunse al termine. Le uniche che la fecero arrivare al parto diedero alla luce bambini già privi di vita.
In ogni modo Julia amava le due figlie della sua migliore amica Angela come fossero le sue; la più piccola tuttavia si ammalò gravemente e Julia cercò in tutti i modi di aiutarla, arrendendosi alla dura realtà: la bambina morì.
Nello stesso periodo la nostra protagonista finalmente riuscì a portare a termine la gestazione con un bambino sano. La triste coincidenza purtroppo fece scatenare la cattiveria e il livore delle pettegole del paese.
“Da semplici increspature nelle acque stagnanti di una piccola comunità, generate da qualche sasso scagliato come per caso, si era sviluppata un’onda inarrestabile di cieco terrore.“
Le accuse e la prigionia
Le comari di Siligo complottarono contro Julia e anche le sue amiche più intime caddero nel tranello di Mama Caule, testimoniando contro di lei e confessandosi con il curato del paese, che si vide costretto a denunciare la donna da poco divenuta madre.
Julia fu così imprigionata con l’accusa di essere una strega ovvero di aver fatto morire la figlia di Angela per far nascere il suo bambino.
Il processo durò per più di un anno, per questo le autorità fecero andare a prendere il figlio di Julia per tenerlo con lei. Tuttavia, durante la prigionia il bimbo morì e alla donna non rimanevano molte ragioni per rimanere la persona forte e combattiva che era sempre stata.
“E ricordatevi, d’ora in avanti, che le parole possono lapidare più delle pietre, possono distruggere la vita di persone che non hanno peccato più di voi!“
Julia, la strega di Siligo: una storia forte come la protagonista
L’unico peccato della protagonista del testo è stata la bontà, la gentilezza e il mettere al servizio degli altri le sue conoscenze e capacità. Julia è stata accusata di essere una strega poiché non piaceva alle persone giuste che hanno avuto il potere e, soprattutto la prepotenza, di incolpare una donna innocente sulla base di una profonda invidia e insicurezza.
Cambia lo sfondo storico: ancora oggi, infatti, nell’umanità è radicato questo sentimento di stizza e cattiveria che tendiamo a sfociare sulle persone che non hanno le capacità di difendersi o dimostrare la loro innocenza.
Julia è una strega soltanto perché la società ha voluto fare di lei il capro espiatorio dei peccati e delle credenze comuni. Julia è una strega perché è una donna da temere. C’è differenza tra una strega del 1500 e una del 2025?
La penna di Antonietta Uras è invincibile proprio come la storia che racconta. Si innalza dunque a livelli altissimi e tiene il ritmo fino al finale non scontato né precipitoso.
Le descrizioni sono talmente accurate che sembra di immergersi nei paesaggi sardi ed è facile innamorarsi di questa terra attraverso le parole dell’autrice.
Il mix di emozioni che abbiamo provato durante la lettura lascia un vuoto quando si gira l’ultima pagina e l’unica cosa che ci rimane è fare in modo di non vedere più streghe dove invece ci sono soltanto fate.
Jessica Mandia
Biografia
L’autrice, che scrive con lo pseudonimo Antonietta Uras, è nata a Sassari e, dopo aver lavorato in ambito sanitario a Ravenna, ora è tornata a vivere in Sardegna, di fronte al suo mare, dove si dedica alla lettura e alla scrittura, che ha amato fin da bambina.
È appassionata di storia da sempre.
Nel 2014 ha pubblicato “L’ultima regina di Torres” (Curcio editore).
Antonietta Uras
Julia, la strega di Siligo
Editore IoScrittore
Genere Storico
Anno 2024
Pagine 416