Lo storico teatro sito in Piazza Santa Maria Liberatrice, nel quartiere Testaccio di Roma, apre il sipario alla lirica. ‘La Bohème’, dal 4 al 16 gennaio, è un primo passo per far fruire l’arte del canto a una platea più ampia rispetto al consueto spazio in cui viene proposta: il teatro dell’Opera. Sarà un’occasione per avvicinarsi all’opera pucciniana e conoscere la scrittura di un tempo trascorso
L’opera esce dunque dal suo classico spazio e sbarca sul palco del Vittoria. Giacomo Puccini termina di scrivere “La Bohème” nel lontano 1895 ispirandosi al romanzo di Henri Murger, “Scene della vita di Bohème”. L’opera, suddivisa in quattro quadri, fu rappresentata per la prima volta nel 1896 al teatro Regio di Torino.
Ora, per la regia di Giancarlo Nicoletti, anche produttore dello spettacolo insieme a Rocchina Ceglia con Altra Scena, e la Goldenart Production e il sostegno del Ministero della Cultura, l’opera pucciniana viene riproposta in chiave anni Cinquanta e portata sul palco integralmente.
Per chi è avvezzo all’Opera non potrà aspettarsi una rappresentazione in costume e con grandi nomi, ma si troverà di fronte la sottrazione orchestrale sostituita dal solo pianoforte suonato in modo magistrale dal giovane Maestro Umberto Cipolla, applaudito più volte.
Tra le musiche virtuose, i crescendi, gli andanti e i ritmi più cadenzati, la platea si perde all’interno di un sogno che vede la sua realizzazione. Durante questi tempi duri possiamo definire questa di Altra Scena un’operazione coraggiosa con l’intento di rendere accessibile la lirica a tutti.
Il libretto, a cura di Giuseppe Giacosa e Luigi Il
La Bohème: la rappresentazione
La scena è composta da pannelli mobili, che disegnano interni ed esterni all’occorrenza. Qui si muove con dimestichezza tutto il cast, che si alterna di serata in serata e a volte si amalgama in altro modo. Formato da giovani studenti del Conservatorio, il gruppo è guidato dalla soprano Amelia Felle.
La prima serata, il 4 gennaio, si sono esibiti Flavia Colagioia (Mimì la fioraia), soprano; Alessandro Fiocchetti (Rodolfo il poeta), tenore; Giorgia Costantino (Musetta), soprano; Vladimir Jindra (Marcello il pittore), baritono; Ivan Caminiti (Colline il musicista), basso; Vittorio Ferlan Dellorco (Schaunard il musicista), baritono; Martin Kurek (Benoît il padrone di casa), basso. Tra questi spiccano Flavia Colagioia e Vladimir Jindra.
L’insieme si sussegue senza intoppi: la regia fluisce e segue la narrazione fedelmente. “In soffitta” , “Al caffè”, “La Barriera d’Enfer” e “In soffitta” sono i quattro quadri in cui Puccini inserisce i suoi personaggi, fa nascere l’amore tra Rodolfo e Mimì, crea le arie più famose, come per esempio “Che gelida manina”, e tra pene d’amore, gelosia, sentimento e dolore, l’autore dà vita a una vicenda struggente.
Tuttavia, leggiamo tra le righe che, seppur l’amore sia elogiato e celebrato, e l’uomo sia ardito e cortese, mette alle strette la donna secondo una relazione che dovrebbe funzionare a suo modo. Insomma, nei secoli è cambiato poco. C’è quindi da riflettere ancora molto.
Considerazioni finali
Di certo non descriveremo qui passo passo tutti gli avvenimenti: come è giusto che sia vi lasceremo scoprire ‘La Bohème’ rivisitata in stile anni ’50. In effetti i costumi, curati da Vincenzo Napolitano, ne sono testimoni, però contraddicono lo status sociale che i personaggi vivono.
I vestiti sembrano però essere troppo eleganti e non si allineano alla povertà del tempo descritta dal compositore: in fondo si tratta di ragazzi che, per sopravvivere, ricorrevano a espedienti e i soldi non riempivano le loro tasche. Infine, avremmo evitato la scelta dei maglioni maschili: si poteva puntare a indumenti più sobri e con fantasie meno marcate.
Inoltre, sul palco, almeno la prima sera, è mancato quel pathos caro all’opera stessa, che si propaga attraverso l’uso della forte vocalità, privando lo spettacolo di ritmo: c’è da lavoraci di più, affinché far scaturire le emozioni in platea.
Ma siamo certi che il cast sia maturato nelle performance successive: avrà di certo centrato l’obiettivo, come lo centrerà questa ultima settimana.
Probabilmente queste nostre osservazioni passeranno in secondo piano: il lavoro svolto su ‘La Bohème’ è in effetti da elogiare. Si può constatare l’impegno che ha portato la produzione, i/le cantanti e le maestranze a rendere la lirica aperta a tutti, in uno spazio dove di solito la prosa è protagonista.
La Direttrice Artistica del Vittoria, Viviana Toniolo, ha permesso questo rispettabile esperimento che riscuote molta partecipazione da parte del pubblico e cambierà le sorti dei teatri dove si recita a soggetto!
Annalisa Civitelli
Foto: Luana Belli
Seconda foto: Agnese Ruggeri
Teatro Vittoria
dal 4 al 16 gennaio
La Bohème
Opera in quattro quadri di Giacomo Puccini
Libretto Giuseppe Giacosa e Luigi Il
Regia Giancarlo Nicoletti
Direzione musicale Amelia Felle
con
Flavia Colagioia e Silvia Susan Rosato Franchini (seconda serata) Mimì – soprano
Alessandro Fiocchetti e Joseph Dahdah (seconda serata) Rodolfo – il poeta – tenore
Giorgia Costantino e Annamaria Borelli (seconda serata) Musetta – soprano
Vladimir Jindra e Matteo Torcaso Marcello – il pittore – baritono
Ivan Caminiti Colline – il musicista – basso
Vittorio Ferlan Dellorco Schaunard – il musicista – baritono
Martin Kurek Benoît – il padrone di casa – basso
Umberto Cipolla e V
Costu
Foto Luana Belli e Agnese Ruggeri
Direttore di scena Giovanni Piccirillo
Disegno luci Daniele Manenti
Grafica Ruggero Pane
Scene Alessandro Chiti
Realizzazione scene L. T. Costruzioni
Aiuto
Organizzazione Cinzia Storari
Produzione Altra Scena e Goldenart Production con il sostegno del Ministero della Cultura