La gabbia
Gabriele Amoroso Stagione 2018/2019 federico tolardo, la gabbia, Massimiliano frateschi, massimiliano vado, psichiatria, recensioni, Roma, Teatro Brancaccino 0
Quello in scena al teatro Brancaccino di Roma, dal 2 al 12 maggio, con la firma di Massimiliano Frateschi, è uno spettacolo di chiara impronta contemporanea che tende a strafare e finisce col collassare su stesso. “La gabbia” mette in scena l’ennesima analisi sulla psiche umana con un linguaggio consapevole ma ripetitivo e soprattutto con una drammaturgia sempre al limite del banale
Max e Pier sono due giovani uomini che condividono la stessa cella di isolamento, luogo dove sono confinati e rinchiusi per colpa dei delitti che hanno commesso: Max è sonnambulo e ha ucciso la propria moglie mentre Pier, continuamente tormentato da allucinazioni, non svela mai le sue reali colpe. In quelle strette mura questi due uomini parlano incessantemente senza dire di fatto nulla e sforzandosi inutilmente per rendere bello quel posto in cui ormai vivono.
Il testo scritto da Massimiliano Frateschi pecca di banalità: in un’atmosfera che si ispira palesemente al teatro dell’assurdo prende luogo una storia che, come viene naturale aspettarsi, fa della cella, della gabbia fisica, una metafora della realtà e della vita in genere.
In questa storia, nella quale si prova a fare un’analisi di determinate condizioni psichiatriche, tutto diventa prevedibile fin dall’inizio ma è soprattutto la rigidità della costruzione drammaturgica a privare la messinscena del coinvolgimento emotivo che il copione sembra invece ricercare.
Lo spettacolo è sicuramente faticoso per gli attori (Frateschi e Federico Tolardo, indubbiamente bravi) ma ancor di più per gli spettatori che si trovano di fronte a una messinscena esageratamente urlata, riempita di luoghi comuni uno dietro l’altro e soprattutto impiantata su una trama troppo facile da indovinare e il cui finale si capisce già dalle prime battute.
È forse proprio la recitazione così gridata e forzata dei due giovani interpreti in scena a creare il vero disturbo nel pubblico, una sensazione che in modo errato viene scaturita dalla forma e non dalla sostanza che in questo modo sembra sempre uguale a se stessa e in breve tempo annoia.
La regia del sempre bravo Max Vado, che questa volta si concentra in particolar modo sulla suggestiva scenografia di Andrea Urso e sul reparto luci, poco può fare per migliorare il risultato totale dello spettacolo che difatti viene ricordato più per la resa tecnica, figlia di un’ottima ispirazione, che per il copione.
Gabriele Amoroso
Teatro Brancaccino
dal 2 al 12 maggio 2019
La gabbia
di Massimiliano Frateschi
regia Max Vado
con Massimiliano Frateschi e Federico Tolardo
scenografie Andrea Urso
costumi Tiziana Massaro
produzione Inthefilm