Il genere punk è sempre stato lontano dalla percezione collettiva eppure, a ridosso degli anni ’80-’90, fu capace di lasciare un segno non indifferente nella gioventù del tempo. Spesso grande valvola di sfogo e di ribellione, formidabile lente d’ingrandimento sociale, questo linguaggio ha scandito, anche se in modo marginale, la storia del nostro Paese. ‘La guerra degli Antò’ racconta un pezzetto di questa storia, fra sogni e speranze quasi tutte tradite in un età di passaggio molto delicata: quella che passa dall’adolescenza all’età adulta
‘La Guerra degli Antò’, diretto da Riccardo Milani e tratto dall’omonimo romanzo di Silvia Ballestra, è una pellicola che, forse, più di qualsiasi altra ha dato una dimensione di ciò che fu la scena punk italiana negli anni ’90.
ll cinema italiano, in effetti, nel corso degli anni, non ha prodotto molti film a sfondo musicale, a meno che non si citino i cosiddetti “musicarelli”, popolari durante i Sessanta, che hanno contribuito ad arricchire la storia della nostra musica.
Al contrario, se si parla di generi come il punk o altri, non si può dire altrimenti. Il punk, infatti, è di nicchia ma capace di creare un considerevole solco socioculturale rivolto soprattutto al mondo giovanile.
Nell’epoca, che va a cavallo tra gli Ottanta e Novanta, il culto delle band punk si è fatto molto forte nel sottobosco musicale italiano.
Basti pensare a Giovanni Lindo Ferretti e i suoi CCCP con tutte le evoluzioni che ne conseguirono (Consorzio Suonatori Indipendenti e Per Grazia Ricevuta), esempio più popolare del punk italiano, di cui si potrebbero raccontare molti aneddoti.
L’energia giovanile intrappolata nell’immobilismo della provincia
La pellicola narra la vicenda di quattro ragazzi di Montesilvano (Abbruzzo), cittadina dell’hinterland pescarese, ambientata nel 1990.
I quattro amici si chiamano tutti Antonio, in dialetto Antò, ognuno con un epiteto bizzarro: Lu malatu (Federico Di Flauro) che lavora come infermiere una clinica locale; Lu Zombie (Danilo Mastracci) postino per una frazione vicina; Lu Zorru (Paolo Setta) giornalista freelance e Lu Purk (Flavio Pistilli).
Ciascuno di loro è frustrato dalla vita della provincia piuttosto letargica e priva di prospettive. Gli Antò trascorrono la loro quotidianità a disprezzare l’accondiscendenza della popolazione locale verso Treves, un potente imprenditore edile della zona.
In particolare, Lu Purk decide di traferirsi al DAMS di Bologna, tagliando i ponti con la terra natia che non riesce più a sopportare, e si interfaccia con il vitale fermento culturale alternativo dove conosce la sua compaesana Sballestrera (Regina Orioli) con la quale stringerà un’amicizia.
I suoi studi tuutavia non decollano e soprattutto quella metropoli tanto idealizzata finisce col disilluderlo. Complice sarà anche la mancanza della nonna defunta che ritiene sia la sola donna che l’abbia mai amato.
Lu Purk decide quindi di fuggire verso Amsterdam, terra promessa degli adepti del punk europeo. A raggiungerlo sarà il suo amico Lu Zorru per evitare la leva nella Marina Militare. La fuga dei due ragazzi prenderà una piega inaspettata fino ad un epilogo tragicomico.
La Guerra degli Antò: uno spaccato culturale e musicale
‘La Guerra degli Antò’ si presenta come un semplice racconto generazionale e regionale, circoscritto al territorio abruzzese – decisamente poco raccontato nel panorama cinematografico e televisivo -, offrendo un affresco realistico delle dinamiche paesane tipiche della provincia.
Ovviamente – non poteva essere altrimenti -, l’atmosfera musicale e lo stile prettamente punk narrano, in modo credibile, anche tutte le altre subculture dell’epoca e a cui i ragazzi si avvicininavano.
La colonna sonora è ricca ed è un trionfo di brani differenti tra loro. Si va da Pino Daniele a Lisa Stansfield, per giungere alle note del musicista gitano Alexian, al secolo Santino Spinelli, che recita anche in un cameo nei primi minuti del film: il tutto condito dalle bellissime canzoni degli Avion Travel.
Il fascino estetico delle ambientazioni
Il lungometraggio non è adatto a soddisfare i gusti di tutto il pubblico: per chi non ha mai avuto modo di conoscere o frequentare il mondo punk e quello della controcultura, infatti, i messaggi che rimanda il film disorientano lo spettatore, al quale non vengono forniti sufficienti elementi per orientarsi nel corso della narrazione, che risulta leggermente caotica e frenetica.
La regia di Milani segue tutti i protagonisti in modo febbrile e coinvolgente, mostrandone tutti i difetti. Ma non importa: proprio questa è la forza di questo film. L’essere sincero, vero, sentito.
Bisogna però riconoscere alla pellicola un fascino estetico non indifferente: dalla tristezza delle spiagge pescaresi in pieno inverno si passa alla rutilante dinamicità bolognese fino alla disinibizione di Amsterdam.
‘La guerra degli Antò’ è da considerarsi un film giovane e non fa niente per nasconderlo, anche se gli attori sono tutti degli sconosciuti o quasi. Consigliato a chi desidera approfondire l’impatto che ha avuto la musica punk in Italia.
Andrea Di Sciullo
La Guerra degli Anto’
di Riccardo Milani
con
Flavio Pistilli Lu Purk
Federico Di Flauro Lu Malatu
Paolo Setta Lu Zorru
Danilo Mastracci Lu Zombi
Regina Orioli Sballestrera
Sebastiano Nardone Teo
Francesco Bruni Piero Broccoli
Donatella Raffai se stessa
Santino Spinelli (Alexian) gitano di Montesilvano
Effetti speciali Paolo Zeccara
Fotografia Alessandro Pesci
Montaggio Marco Spoletini
Musiche Piccola Orchestra Avion Travel
Soggetto Silvia Ballestra
Sceneggiatura Riccardo Milani, Domenico Starnone e Sandro Petraglia
Scenografia Francesco Frigeri
Genere Commedia, drammatico
Durata 90 minuti
Italia 1999