Dal 17 al 25 agosto il Tempietto è diventato il centro nevralgico di un’epifania musicale. Un’estate piena è quasi al termine per aprire le danze nella sala Baldini nel Chiostro di Campitelli capitolino dove il sipario si aprirà alla magia del Tempietto
Se Gregory Corso fosse ancora qui, probabilmente si sarebbe presentato al Tempietto con un bicchiere di vino rosso in mano, pronto a lasciarsi inghiottire dalla musica come un tossico in cerca del suo prossimo colpo. E diamine, non avrebbe trovato delusione, ma un’esperienza così intensa che avrebbe fatto a pugni con la sua stessa resistenza al piacere.
Immagina: Roma, il Chiostro di Campitelli, un posto che di giorno è tranquillo come un cimitero ma di notte, dal 17 al 25 agosto, è diventato il centro nevralgico di un’epifania musicale. Un angolo segreto della città eterna trasformato in un trip lisergico attraverso le sinfonie più devastanti della storia, senza un momento di tregua per l’anima.
Il 17 agosto, Iskra Atanasova ha trasformato Beethoven in una preghiera carnale e Schumann in un urlo trattenuto. Tchaikovsky ha fatto tremare le colonne millenarie con variazioni che erano pugni nello stomaco, mentre Ravel ha guidato il pubblico attraverso un labirinto mentale di dissonanze che avrebbero fatto impazzire anche il più calmo degli ascoltatori.
E, subito dopo, Julianna Kiss ed Emőke Ujj, con un pianoforte a quattro mani che sembrava avere più personalità di quanto il pubblico potesse gestire, hanno ballato con Mozart, Strauss, Liszt e Beethoven come se fossero stati lì con noi, in carne e ossa.
La musica al Tempietto senza sosta
Il festival tuttavia non si è fermato. Ha continuato a correre come un treno impazzito, da Brahms e Grieg a Ravel, il tutto reinterpretato da Chiara Silvestre e Angelo Gala, che hanno fatto sembrare ogni nota un’arma carica pronta a sparare. Jakub Dera, invece, ha preso Beethoven e Chopin e li ha fusi insieme in una sorta di esperimento alchemico che avrebbe fatto esplodere gli amplificatori se ce ne fossero stati. Non c’erano, e questo lo ha reso ancora più puro, più crudo, più devastante.
Poi c’è stato l’Algorhythm Sax Quartet. Se pensi che il sax sia solo per jazz e ballate blues, queste quattro bestie ti hanno fatto rivedere tutte le tue convinzioni. Suonavano città intere, culture che collassavano su se stesse in una catarsi di suoni che ti facevano venire voglia di partire per un viaggio senza ritorno. Cordoba, Sarajevo, Tokyo: erano tutte lì, in quella dannata corte di Roma.
E chi può dimenticare il tributo alla musica da film? Morricone, Piovani, Rota – i giganti della colonna sonora hanno riempito l’aria con melodie che sembravano dipingere il cielo di Roma con sfumature che avrebbero fatto impazzire un pittore. Antonio Rolfini e compagni non si sono limitati a suonare; hanno scavato dentro l’anima del pubblico, tirandone fuori ricordi e lacrime senza pietà.
La magia del Tempietto senza respiro
Non c’era pausa, non c’era respiro. Ogni sera era una nuova battaglia, una sfida contro la noia, contro la mediocrità, contro il tempo stesso. Il 25 agosto poi è arrivato come un colpo di frusta finale.
Michele Argentieri e Annastella Caragiulo hanno preso Mozart, Mendelssohn e Ravel e li hanno elevati a un livello che sfiorava l’epico. Era come guardare i giganti camminare tra le rovine di Roma, e tu, piccolo spettatore, non potevi fare altro che osservare in reverente silenzio, travolto da onde sonore che ti spezzavano e ti ricostruivano.
La magia del Tempietto 2024, anche in versione estiva, non è stato solo un festival musicale. È stato un rito iniziatico, un’immersione totale nell’abisso della grandezza umana espressa attraverso le note. E Gregory Corso? Beh, Gregory si sarebbe strappato i capelli, avrebbe lanciato il suo bicchiere contro il muro e avrebbe gridato al cielo: “Dannazione, questa è vita!”
Filippo Novalis
Monica Gibin
Settembre 9, 2024 @ 2:17 pm
Una bellissima Iniziativa per i cittadini di Roma e i tanti turisti presenti. Particolarmente emozionante il concerto Ciak Si Gira ( Omaggio alla musica da film) con gli arrangiamenti del pianista ferrarese Antonio Rolfini.