‘La mia prediletta’, miniserie di sei episodi uscita su Netflix il 7 settembre scorso, racconta una “storia di famiglia”: una donna e due bambini vivono in un seminterrato, costretti da un uomo che i piccoli chiamano “papà”. La storia, tratta da un libro, è avvincente, ma ciò non basta a differenziarla dalle numerose serie crime che oggi proliferano sulle piattaforme di streaming
Un incidente coinvolge una donna e una bimba. L’arrivo dell’ambulanza. Il trasporto in ospedale. Poi, un intervento d’urgenza alla madre e un discorso che la bambina fa con un’infermiera, che getta un’ombra scura su quanto è accaduto. Comincia così ‘La mia prediletta’, tratto dall’omonimo romanzo dell’autrice tedesca Romy Hausmann.
“Mamma ha provato a uccidere papà”, rivela la piccola. Si chiama Hannah (Naila Schubert) e ha un comportamento atipico per la sua età: è silenziosa, seria, i suoi occhi sono disturbati dalla luce del sole che filtra dall’esterno e mostra i palmi delle mani a qualsiasi adulto entri nella stanza.
Sa cosa sia un sistema di ricircolo dell’aria; spiega che è perché nella casa in cui vive non ci sono finestre. E aggiunge che, insieme a lei, alla mamma e al papà, abita un fratellino che è rimasto a casa da solo a pulire il sangue dal tappeto.
In un’altra stanza, la madre riceve la visita di una coppia. Sono Matthias (Justus von Dohnányi) e Karin (Julika Jenkins) Beck, e sono accompagnati dall’investigatore e amico di famiglia Gerd Bühling (Hans Löw).
Hanno saputo che la donna ricoverata corrisponde alla descrizione della figlia scomparsa tredici anni prima. Il suo nome era Lena, e così dice di chiamarsi anche la paziente.
Aspettative disattese
Tuttavia, con grande dolore, si rendono conto che non è davvero lei, non è la loro Lena. Eppure Hannah, la bambina insieme alla quale è arrivata in ospedale, è identica alla loro amata figlia quando aveva la sua età.
E la ferita, così come le indagini intorno alla scomparsa di Lena, la vera Lena Beck, si riapre.
Per gli spettatori, invece, si apre un tunnel, all’interno del quale si viaggia al buio e su due piani temporali differenti: infatti, ne ‘La mia prediletta’, presente e passato si intrecciano attraverso una serie di flashback.
Grazie a questi, si assiste a scene di vita della donna e dei bambini prima del ricovero; una vita scandita da regole ferree dettate dal papà, che decide quando si può usare il bagno, che infligge punizioni violente, che entra nella stanza controllando le mani a tutta la famiglia ed esce chiudendo a chiave la porta.
Tutto ciò infonde angoscia in chi guarda la serie, ed è tanta la suspence, quanta la fretta di scoprire cosa sia accaduto a Lena, ai bambini e alla donna su quel letto d’ospedale che sostiene di essere qualcuno che non è.
Un rapimento, diverse ipotesi
L’identità della paziente, dopo un po’, emerge: si chiama Jasmin Grass (Kim Riedle), ma è stata costretta a fingersi Lena dall’uomo che l’ha rapita e imprigionata in un seminterrato.
Hannah e il fratellino, Jonathan (Sammy Schrein), non sono suoi figli: erano già in quella casa quando lei è arrivata e, sempre per volere del rapitore, ha dovuto interpretare il ruolo della loro madre. È stata investita mentre stava scappando, portando con sé la bambina, dal luogo in cui erano segregate. Prima di fuggire, è riuscita a colpire con un oggetto il loro aguzzino.
L’investigatore Bühling cerca di farsi dare altre informazioni da Jasmin, ma lei non sembra aver conosciuto la vera Lena. Per Bühling questo non è un caso come un altro, poiché conosce Lena fin da quando era bambina ed è legato da una profonda amicizia alla famiglia Beck.
Perciò, quando Jasmin viene dimessa dall’ospedale può finalmente tornare a casa dopo cinque mesi di prigionia, lui la segue e si apposta sotto casa sua, sperando di trovare altri indizi utili.
Nel frattempo, ha inviato una squadra di polizia capitanata dall’agente Aida Kurt (Haley Louise Jones) a cercare il piccolo Jonathan, rimasto nella casa insieme al rapitore presumibilmente ferito o morto dopo il colpo infertogli da Jasmin.
Il ritrovamento del bambino, la scoperta di nuove prove e lo strano comportamento di tutti e tre i superstiti del rapimento inducono la polizia a formulare nuove ipotesi. Al contempo, gli spettatori elaborano le loro.
La mia prediletta:
un giallo avvincente, come tanti altri
Ultimamente, il genere crime va molto, e i prodotti di questo tipo proliferano sulle piattaforme di streaming, in particolare su Netflix.
‘La mia prediletta’, pur essendo una serie avvincente, non spicca rispetto alle altre. Senz’altro, però, gli amanti del mistero e gli appassionati di indagini troveranno pane per i loro denti.
Questo, aggiunto a un cast con indubbie doti recitative, che diventano sorprendenti nel caso dell’attrice che interpreta la piccola Hannah, fa sì che le sei ore di visione scorrano veloci, che tengano con il fiato sospeso fino alla fine.
Ma resta il fatto che, una volta giunte alla conclusione, si possa spegnere la televisione o passare a un altro titolo altrettanto velocemente, senza che la mente senta forte il bisogno di continuare a rimuginare su ciò che si è appena visto.
Eva Maria Vianello
Foto dal web
La mia prediletta
con
Kim Riedle Jasmin Grass
Naila Schuberth Hannah
Sammy Schrein Jonathan
Justus von Dohnányi Matthias Beck
Julika Jenkins Karin Beck
Hans Löw Gerd Bück
Haley Louise Jones Aida Kurt
Christian Beerman Papà/Lars Roger
Özgür Karadeniz Psicologo Infantile
Jeanne Goursaud Lena Beck
Produttori Tom Spiess, Friederich Oetker
Casa di produzione Constantin Television
Distributore Netflix
Genere Thriller, Giallo
Anno 2023