Il profumo di Zagara
Al Teatro degli Audaci dal 1 al 18 novembre va in scena “La mia terra” in cui, attraverso un ritmo fluido della recitazione, l’immaginifico entra in scena con estrema perizia. Flavio De Paola calca il palco con dedizione e concentrazione per un’ora e mezza piena, rimandandoci vicende ricche di sentimento
Il sipario si apre su una scenografia essenziale ma molto funzionale alla narrazione e il pubblico si trova immediatamente immerso in una storia di racconti tramandati, di tradizioni, di amore, di odori e di sapori, ma soprattutto di guerra e di dolori, di lontananza e di mancanze. L’uomo seduto sfoglia un libro e pian piano delinea il filo delle innumerevoli circostanze che intrecciano aneddoti e personaggi.
Ci troviamo nell’entroterra siciliano, dove abitano persone semplici e l’interpretazione in dialetto é significativa. Loro lavorano la terra e vanno in giro con i muli. Un panorama dunque agreste dove ritroviamo dimensioni di altri tempi, le solite persone e le dicerie che si aggirano intorno alla fattucchiera. E la piazza è il centro delle chiaccherate notturne.
I fanciulli sono i compagni di scuola, gli stessi che si ritrovano poi a combattere al fronte a causa della I Guerra Mondiale, che ha rubato i sogni a tutti loro. Questo il fulcro del testo di Antonio Bruno che grazie alla regia di Pablo Màximo Taddei, si sviluppa su diversi piani narrativi.
La peculiarità che emerge, oltre alla sperimentazione intelligente del linguaggio che accomuna teatro e cinema, è il “Meta Teatro” ovvero il “teatro nel teatro”. Tra i soldati in trincea, infatti, compare un certo Amleto, il quale ben rappresenta il desiderio del soldato Blanco di diventare attore ma che al contempo omaggia il buon vecchio Shakespeare e il Cyrano, con dei rimandi anche alla Commedia dell’Arte.
L’utilizzo dei pannelli trasparenti permette all’attore si muoversi con sicurezza: lo vediamo camminare sul palco tra la destra, il suo centro e la sinistra; lo troviamo dietro le pareti; si ferma e si muove affinché l’insieme sia sempre dinamico e mai noioso. L’interprete veste una divisa in panno verde e una camicia bianca con un gilet, per chiarire le differenti situazioni. La linearità prospettica rimanda inoltre al cinema, in cui i primi piani, i campi medi e lunghi, sono le basi.
La proiezione delle immagini permette di interagire con i personaggi dapprima ripresi e poi riportati sullo schermo: il protagonista pertanto non è solo in scena ma interferisce con le figure riprodotte.
Flavio De Paola dimostra una preparazione degna di nota, che lo porta a mantenere la scena per molto tempo ma soprattutto impersona e caratterizza altri soggetti tra movenze e toni di voce differenti. Essi di conseguenza coabitano all’interno di un equilibrio perfetto, un tessuto storico e filologico attaccato alle radici: appunto, la propria Terra.
Le incursioni ironiche alleggeriscono la pièce, mentre alcuni momenti di silenzio creano degli stacchi riflessivi. Il tappeto musicale per di più si basa sugli stessi motivi, che si susseguono a gocce d’acqua, al movimento del vento e al suono di un campanellino, il quale introduce ogni stacco tra una scena e l’altra. Gli spazi temporali dunque sono ben gestiti, tuttavia la drammaturgia dovrebbe essere sfoltita affinché la rappresentazione sia più snella, meno faticosa da seguire e, piuttosto, abbia una durata minore.
“La mia terra” è quindi di difficile impatto ma di grande interesse: dai registri poliedrici e nostalgici traccia la nostra memoria, una pagina tragica del nostro paese.
Annalisa Civitelli
Teatro degli Audaci
dal 1 al 18 novembre
La Mia Terra
di Antonio Bruno
regia Pablo Màximo Taddei
con Flavio De Paola
riprese audio e video Pixel srls
montaggio video Francesca Conforti