Dal 10 al 15 ottobre, presso il teatro Vittoria di Roma, la compagnia Attori & Tecnici mette in scena ‘La morte della Pizia’. Due soli attori in scena, una scenografia pulita ed essenziale; ma preparatevi a mettere in discussione tutto quello che sapete sulla storia e i personaggi del mito di Edipo
“Ucciderai tuo padre e sposerai tua madre”. Queste le parole pronunciate dalla Pizia, la sacerdotessa di Apollo che risiede al santuario di Delfi, all’eroe tragico Edipo. Parole destinate a realizzarsi, dando vita a una delle saghe famigliari più sanguinarie, dolorose e popolari della mitologia greca, fonte d’ispirazione di rinomate tragedie. La saga di Edipo – e con essa la Pizia – si lega al teatro dacché esiste, e quel filo rosso si dipana ancora oggi.
Ridurre ‘La morte della Pizia’ a un mero tassello in una tradizione arcaica sarebbe però un disservizio, rivolto all’universo del quale fa parte. È un filo rosso nel filo rosso, un seme moderno caduto da un albero antico.
Un percorso di crescita iniziato dalla penna dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, che nel 1979 si propone di dare nuova luce ai personaggi della tragedia classica con l’antologia Mitmacher; che si dirige, a sua volta, nelle mani della sua traduttrice italiana Renata Colorni, e si conclude con l’impegno congiunto di Patrizia La Fonte e Irene Lösch, che lo rappresentano per la scena come solo una tragedia greca potrebbe essere portata: sarcastica, spoglia, affettuosamente dissacrante.
La morte della Pizia:
dissociazione del mito
Le riletture moderne della mitologia – dal classico “Fratello, Dove Sei” alle revisioni più sentimentali di Madeleine Miller – sono ormai un universo a sé stante, capace di rivestire con abiti nuovi quei personaggi inconfondibili e trasferire nella modernità un mondo antico e distante.
In questo senso ‘La morte della Pizia’ è una lettura squisitamente moderna, in cui uno scetticismo Rashomon apre dinamiche mai viste prima nella già complicata famiglia di Edipo, Laio e Giocasta. Spicca in particolare la ricostruzione della Sfinge, da imperscrutabile figura di enigmi, si rivela una vittima divenuta carnefice in un sistema di potere in cui il fato e i regnanti impongono un’egemonia su tutti quanti, dalla quale non si sfugge.
Il cast di ‘La morte della Pizia’ è ridotto all’osso: due attori per sei parti. Patrizia La Fonte in quelle femminili – la pizia Pannychis, Giocasta e la Sfinge – mentre Maurizio Palladino interpreta gli uomini: Edipo, Tiresia e il sacerdote Merops.
Il rapporto tra questi e Pannychis è il fulcro della prima parte dello spettacolo, e quello che più di tutti realizza la promessa di tragicommedia grottesca presentata dallo spettacolo. Pannychis in particolare catalizza l’attenzione, con l’immagine forte, e tristemente rara, di una donna anziana cinica, sfacciata e impavida che guarda in faccia il mondo e la morte. È il cardine emotivo e umoristico della rappresentazione, e vederla deridere gli eroi classici (“Edipo? Mai sentito”) non può non far sorridere.
‘La morte della Pizia’ passeggia con grazia sul delicato equilibrio della tragicommedia, sorretta dal talento dei suoi performer e dalla presenza, rivalutata, di figure conosciute e iconiche. Nulla è certo, nemmeno i miti, e non esiste una profezia capace di conoscere davvero le persone. Non significa, però, che dobbiamo lasciarci andare alla disperanza – e lo sguardo smaccato di Pannychis alla morte imminente coinvolge e diverte.
Maria Flaminia Zacchilli
Foto: Pino Le Pera
Teatro Vittoria
dal 10 al 15 ottobre
La morte della Pizia
di Friedrich Dürrenmatt
Traduzione Renata Colorni edita da Adelphi
Adattamento teatrale Patrizia La Fonte e Irene Lösch
Regia di Giuseppe Marini
con Patrizia La Fonte e Maurizio Palladino
Costumi Helga H. Williams
Disegno luci Alessandro Greco
Musiche originali Paolo Coletta
Scena Alessandro Chiti
Assistente alla regia Giorgia Macrino
Organizzazione Rossella Compatangelo
Produzione Progetto Goldstein
in accordo con Arcadia & Ricono Ltd
per gentile concessione di Diogenes Verlag
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