La compagnia Quasiteatro di Catania presenta “La nebbia” al Fringe Festival di Roma 2019. Connotato dalla presenza dell’improvvisazione e da un linguaggio complesso ed allegorico, lo spettacolo indaga sulla ciclicità degli eventi storici e sull’ovvio pericolo di far ripetere episodi che già hanno dimostrato tutto il loro potere distruttivo
Due personaggi senza origine o identità interagiscono sulla scena in un’atmosfera indecifrabile, vicina ai contorni dei lavori beckettiani. Mentre l’azione avanza, emerge chiaramente come queste due entità diventino lo specchio di un tempo attuale: qui i cittadini di tutto il pianeta tendono a farsi persuadere come pecore da un pastore, dove non si riesce a comunicare se non gridando, dove il luogo in cui si nasce può essere un carcere da cui è impossibile evadere e soprattutto dove c’è sempre il rischio di idolatrare la persona sbagliata.
È un lavoro decisamente singolare “La nebbia”; complessa e subliminale, la messinscena potrebbe essere approcciata in due modi totalmente opposti: in un caso può esser vista come una manifestazione coraggiosa ed ispirata di contrarietà verso gli aspetti più torbidi ed ingiusti della nostra epoca; nell’altro caso, che purtroppo sembra anche il più probabile, l’opera risulta un’ennesima variazione dell’uso dell’attualità come binario sul quale far camminare una drammaturgia che insiste molto più sulla forma che sul contenuto.
Le idee messe in scena da Valentina Ferrante e Federico Fiorenza, autori, registi e attori dell’opera, sono senza dubbio frutto di una fatica mentale intelligente e ragionata, tuttavia la resa totale dello spettacolo, o “quasi spettacolo” come i due autori stessi lo definiscono, eccede sotto molteplici punti di vista ed il messaggio di fondo tende a smarrirsi tra le numerose ed elaborate chiavi registiche.
A fronte delle ottime interpretazioni da parte dei due protagonisti in scena, che nelle vesti di attori dimostrano una capacità ottima di tenuta del palco, “La nebbia” di fatto non porta sostanzialmente in scena nulla di nuovo se non un metodo indubbiamente particolare di costruzione visiva dell’azione.
Far leva su argomenti sensibili e pericolosi come la religione e l’immigrazione è sempre un’arma a doppio taglio con un altissimo rischio di mancare l’obiettivo e in effetti anche in questo copione si verificano alcuni momenti assolutamente non indovinati ed esasperati, come la descrizione della morte di una bimba migrante fatta attraverso un monologo dall’improbabile accento mediorientale.
Pur rispettando la ovvia buona fede dell’intera drammaturgia, e sopratutto il talento della Ferrante e di Fiorenza, si può dire che in “La nebbia” c’è uno sforzo eccessivo usato per raccontare temi già visti e sentiti, è il caso di dirlo, troppe volte.
Gabriele Amoroso
Roma Fringe Festival 2019
La nebbia
regia Valentina Ferrante e Federico Fiorenza
di e con Valentina Ferrante e Federico Fiorenza