Per la regia televisiva di Arnalda Canali, Stefania Grimaldi e Daniela Vismara, lo scorso 7 dicembre su Rai1 è andato in onda in mondo visione “…a riveder le stelle” a cura di Rai Cultura e Rai1. Il programma, introdotto da Bruno Vespa e Milly Carlucci, ha offerto un unicum artistico che si è unito a favore della bellezza e ha segnato la potenza della lirica in TV
In questo tempo sospeso la voglia di scrivere e di mandare avanti una macchina come un magazine online è a dir poco un’impresa titanica. Bisogna trovare spunti di cui raccontare e, d’altro canto, la passione non deve smettere di battere il suo ritmo.
Siamo consapevoli che un lungo periodo ci attende prima che teatri, cinema ed eventi possano di nuovo riaprire sipari e porte al pubblico. E quindi noi, da un lato, cerchiamo di narrare ciò che colpisce il nostro interesse, e dall’altro ci incuriosiamo a ciò che la televisione propone.
Sabato scorso 5 dicembre, su Rai 3, è andato in onda “Il barbiere di Siviglia” dal teatro dell’Opera di Roma. L’opera di Gioachino Rossini è stata proposta in chiave contemporanea e in un luogo privato del pubblico, dove è stato possibile ammirare le architetture degli interni, ma soprattutto utilizzare la quarta parete, utilizzando tutto lo spazio a disposizione degli interpreti.
La potenza della lirica: a riveder le stelle
Lunedì 7 dicembre, invece, dal teatro alla Scala di Milano “…a riveder le stelle” è stata una forma espressiva unica, che ha saputo coniugare diverse arti e ci ha dato la possibilità di conoscere meglio la nostra storia musicale lunga un secolo. Dal ballo alle arti visive, dalla declamazione di brani poetici e di prosa alla lirica: un excursus suggestivo e ben congeniato.
Massimo Popolizio, Giancarlo Judica Cordiglia, Sax Nicosia, Maria Chiara Centorami, Alessandro Lussiana, Marouane Zanotti, Caterina Murino, Laura Marinoni e il regista Davide Livermore, ci hanno rimandato i pensieri di Ezio Bosso, di Gramsci, di Nureyev, e i versi di Montale, di Shakespeare, di Pavese, di Badoaro, i quali hanno inciso le loro parole per il futuro, affinché non farci dimenticare il senso dell’unicità, della democrazia, dell’amore, della speranza, dell’amicizia, dell’indifferenza, della bellezza, e l’importanza della politica, quella giusta, appunto.
Lo spettacolo si è aperto con l’inno d’Italia e si è concludo con il “Guglielmo Tell” di Rossini, che ha visto tenori e soprani insieme. L’orchestra diretta da Riccardo Chailly ha poi proseguito con le arie più conosciute di Verdi, Rossini, Puccini, Donizetti, Dineo, Giordano, Massenet, Bizet, Satie, Wagner e Cajkovskij che hanno donato ai telespettatori freschezza.
I crescendo della classica si sono intervallati con tonalità strazianti, morbide, cadenzate e cupe, mentre la danza ha visto Roberto Bolle protagonista, seguito dalle giovani promesse.
La scelta è caduta su quindici titoli di opere che, come ha tenuto a precisare il direttore Chailly, intervistato da Vespa e dalla Carlucci nell’anteprima, sono state studiate appositamente sulle vocalità dei solisti e attenendosi alla cifra stilistica delle composizioni, delle tradizioni e della conoscenza degli autori.
La potenza della lirica: la poetica delle opere liriche
Ciò che ci ha colpiti è la poetica della lirica, la sua potenza creativa. Le frasi, i sentimenti che esprime e le situazioni che ritraggono la vita reale, quella del popolo (ricordiamo che i libretti erano scritti dai letterati dell’epoca che venivano poi adattati sulla musica).
Eleonora Buratto, Francesco Meli, Benjamin Bernheim, Carlos Alvarez, Placido Domingo, Sonya Yoncheva, Roberto Alagna, Piotr Beczala, Luca Salsi, Mirco Palazzi, si sono brillantemente esibiti in un teatro vuoto, ma che è stato possibile visitare virtualmente per scoprirne le architetture di fine ’700 attraverso la recitazione degli attori e delle attrici che hanno preso parte al programma.
Non da meno Marina Rebeka che con trasporto si è calata nei panni di “Madama Butterfly” di Puccini con sullo sfondo degli acquerelli, che ritraevano i paesaggi giapponesi, grafiche in movimento. Altri momenti suggestivi si sono rivelati sulla lirica “Regnava nel silenzio” da Lucia di Lammermoor di Donizetti, cantata da Lisette Oropesa, in cui sembrava di essere in un quadro di Magritte.
Sempre da Donizetti è stato ripresa un’aria del “Don Pasquale” in cui Rosa Feola ha cantato virtuosamente ed è stata inserita in una scenografia inerente al contesto. I costumi, a cura di Gianluca Falaschi, sono stati la risultante di scelte oculate per l’intero spettacolo, come le scene create ad opera di Davide Livermore e Giò Forma.
Anche l’“Elisir d’amor” ha donato minuti malinconici e ben interpretati da Juan Diego Flórez, mentre la “Carmen” di Bizet ha visto una Marianne Crebassa sublime, dentro l’abito rosso spumeggiante accompagnata dall’effetto dell’acqua che ha creato un effetto specchiato.
La potenza della lirica: gli ospiti e gli aneddoti
Michela Murgia ci mette di fronte al fatto che l’opera è uno spettacolo ricco, ma non per ricchi. Non bisogna farsi ingannare dagli abiti sontuosi, bensì pensare che le classi sociali meno abbienti si avvicinavano alla lirica, in quanto quest’arte ha da sempre raccontato la vita degli emarginati, ed esposto quella dei potenti a forti critiche.
Le tre classi sociali prese in considerazione sono state le donne, la servitù e i poveri, i quali avevano pochi diritti. In tutte le opere così si espongono sia le crisi sociali sia temi tuttora attuali: il dramma delle spose bambine, il “me too”, le molestie da parte degli uomini, la non libertà, le pretese degli uomini verso le donne nel solo decidere chi lei possa amare, e così via.
Le donne tuttavia sono il tramite, grazie a loro si vive un riscatto. Le eroine però muoiono, ma sul palco nasce la capacità di farci immaginare un altro mondo. Uno più giusto, magari per tutti.
“…a riveder le stelle” è stato un esempio di arte a misura di teleschermo. Una prima che ha differito dalle precedenti, che da sempre prediligono l’esecuzione di una sola opera. Un programma che ha saputo forgiarsi di un linguaggio nuovo e di impatto per entrare nelle nostre case. Un lavoro che noi italiani sappiamo fare e che, se fatto bene, sbalordisce, perché eseguito con cura e passione.
Annalisa Civitelli
7 dicembre
Rai1
…a riveder le stelle
Produzione Teatro alla Scala (Milano)
Regia Davide Livermore
Coreografie Massimiliano Volpini, Adolph Nureyev e Manuel Legris
Orchestra e Coro Teatro alla Scala
Direttore Riccardo Chailly
Direttore corpo di ballo Manuel Legris
Direttore per i balletti Michele Gamba
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Marco Filibeck
Maestro del coro Bruno Casoni
Scene Davide Livermore e Giò Forma
Scenografie digitali D–Wok
Per la Televsione:
Regia Arnalda Canali, Stefania Grimaldi e Daniela Vismara
a cura di Nicola Pardini
Direttore fotografia Riccardo De Poli
Montaggio Valentina Crippa, Andrea Paolini e Barbara Scalamandrei
Direttore produzione Antonello Trevisiol