C’è qualcosa che le donne di oggi dovrebbero imparare da Palma?
Il vero percorso dell’indipendenza femminile non sta nell’abbandono della femminilità ma nell’esaltazione della stessa
Dalla dialettica forbita e mai fuori contesto, profondamente femminista, è stata protagonista di una mutazione critica in corso all’epoca. Provò ad unire l’arte moderna alla contemporanea e ritratta da molti pittori che l’hanno omaggiata, Palma Bucarelli era appassionata della vita. ‘La Signora dell’Arte italiana’ era indipendente e in grado di scardinare gli stereotipi dei suoi tempi, considerava il diario un posto segreto, su le cui pagine l’inchiostro scorre fluido. Piena di fantasia e desiderosa di una vita ricca, superba già escludeva la presenza di un uomo al suo fianco, dunque degno di lei. Li considerava infatti nemici: persone che si possono vincere, se si vuole, perché non sopportano il potere femminile
Abbiamo incontrato la figura della prima Direttrice artistica e sovrintendente della Galleria Nazionale di Arte Moderna (GNAM) di Roma, ‘La Signora dell’Arte italiana’, grazie al programma TV “Illuminate”. Andato in onda su Rai3 lo scorso settembre, per quattro puntate, ha analizzato la vita di quattro donne determinanti per la nostra storia: Margherita Hack, il premio nobel Rita Levi Montalcini e, infine Krizia, la quale ha segnato il mondo della moda con la sua rivoluzione.
Il terzo appuntamento ha visto protagonista Palma Bucarelli, una delle critiche di arte più affermate del ‘900, la quale ha saputo arricchire, con maestria ed eleganza, il panorama dell’arte italiana.
Ogni episodio vede alcuni volti noti dello spettacolo presentare le personalità carismatiche: questa volta Valentina Bellè, dopo Francesca Inaudi, Caterina Guzzanti e, per ultima, Carolina Crescentini, ha condotto i telespettatori all’interno di un mondo ampio ma anche complicato, visti i tempi di all’ora.
La Bucarelli acquisisce il ruolo di Direttrice del museo a poco più di vent’anni, lavoro che porta avanti dal ’42 al ’75. Dal carattere forte e determinato, pugnace e battagliero, non si perde mai d’animo anche di fronte alle difficoltà, pur di salvare i quadri a lei cari, soprattutto durante la guerra in cui salvaguardò i capolavori dalla GNAM sia a Castel Sant’Angelo della capitale, sia a Palazzo Farnese a Capranica.
Nasce nel 1910 e vive un’esistenza molto ricca; si laurea in Storia dell’Arte. Rivoluzionaria, avvicina il nostro paese alla ricerca artistica d’avanguardia, partendo proprio dall’acquisto del “Grande sacco” di Alberto Burri, ex medico fascista dell’esercito che scopre per caso (le cui opere furono poi esposte in una mostra nel ’59).
L’opera scatenò grandi polemiche tra arte astratta e figurativa e, per questo molto discusso. Estremamente convinta che la situazione del patrimonio artistico italiano non era affatto delle migliori, era altresì consapevole che, nonostante alcune lacune fossero state colmate, la ricchezza nostrana non poteva equipararsi ai movimenti importanti dell’arte europea.
Dicono di lei
Durante la trasmissione si sviscerano, attraverso interviste, foto in bianco e nero, carrellate di incontri e stralci di interviste (per esempio da “L’Approdo” del 29 giugno 1963 su Rai 1), i racconti in prima persona di chi è entrato in contatto con la critica d’arte: emergono vita, temperamento, interessi, intraprendenza e lo stile di Palma che indossa solo abiti di manifattura italiana. Sempre impeccabile e sofisticata, Giusi Ferrè (Giornalista di moda) la definisce “perfettamente padrona dei tempi in cui vive”, quasi a delinearla timeless – senza tempo.
La signora, dunque, dal fascino irresistibile, dichiara di vestire la moda italiana per piacere personale ma soprattutto per promuoverne la genialità e la creatività. Da Fabiani a Lancetti, e altri stilisti, la Bucarelli sfoggia quindi – a detta della Ferrè – tagli dritti, che le risaltano il volto e gli occhi. Indossa anche tailleur, in cui la giacca si fa modulo espressivo, per dare senso di potere e autorevolezza.
Il parallelismo con Cocò Chanel è pertanto spontaneo. L’aspetto fisico però non ha di certo avvantaggiato il nostro personaggio. Poiché bella e intelligente, si è presa il merito di lavorare in un ambiente prettamente maschile, tant’è che non era ben vista nell’ambito in cui gravitava.
Profondamente attaccata alla sua identità e quindi al valore di essere donna, ‘La Signora dell’Arte italiana’ era conscia della posizione svantaggiata che essa ricopriva nella società – ancora non aveva diritto di voto (ricordiamo che il suffragio fu esteso alle donne dopo la Seconda Guerra mondiale) –. Indipendente, vive le sue relazioni amorose in modo rispettoso e libero, conseguenza della personale visione moderna dell’esistenza attraverso uno spiccato senso estetico.
Vive la Roma degli anni ’50 / ’60, sempre in fermento, inglobandosi nella fervida mondanità, permettendosi di frequentare scrittori e artisti famosi, anche stranieri dello stampo di Pasolini, Moravia, Mazzacurati, Morante, Liz Taylor e Greta Garbo.
“[…] negli anni ’60 il nome della Storica dell’arte, però, fu collegato a un dibattito animato e, a volte, polemico, circa il suo criterio della conduzione della Galleria”: il suo pensiero infatti era già all’avanguardia.
Si vociferava ciò ai tempi in cui la stessa critica affermava:
“Mi pare che il pubblico abbia diritto di andare a vedere, di andarsi a guardare, nel proprio museo le opere di cui sente parlare, degli illustri maestri dell’arte europea, dell’Ottocento e del nostro secolo. Non vedo perché debba solo guardare soltanto riproduzioni, spesso anche cattive”.
La Signora dell’Arte italiana: il rapporto con la GNAM
È così, appunto, che Palma Bucarelli si dedica all’arricchimento e alla sistemazione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna mediante criteri museografici moderni. Il luogo perde l’aspetto precedente di contenitore di opere d’arte, tramutandosi in centro polifunzionale, punto di incontro e di informazione utile, aperto non solo agli esperti del settore ma anche rivolto ad artisti e al pubblico.
Pertanto fu istituito un innovativo servizio di attività didattica: un programma di manifestazioni, suddivise tra conferenze, proiezioni annuali, mostre temporanee e istruttive con riproduzioni dei più grandi artisti del panorama internazionale e opere, a rotazione, della collezione della Galleria.
La critica dell’arte fa tutto da donna sola, grazie alla sua instancabile intraprendenza. Riesce a portare a Roma Picasso, uno dei suoi pittori preferiti, perché “la sua attività comprende tutto il mezzo secolo ed è stato uno dei caposcuola di ben tre generazioni”.
Prova ad unire l’arte moderna alla contemporanea e, insieme all’artista spagnolo, per lei, i migliori della prima metà del secolo scorso erano Klee, Mondrian, Kandinsky, il tedesco Nolde, appartenente alla corrente impressionista, Mirò e l’americano Pollock.
“Una donna volitiva, bellissima e intelligente, che ha cambiato lo scenario dell’Arte italiana, che ha fatto cose straordinarie, ma anche molto amata e osteggiata allo stesso tempo”
Nel corso della puntata personalità del calibro di Giuseppe Di Piazza (Caporedattore CdS di Roma) parlano della scomparsa di alcuni volumi dall’archivio Bucarelli, non più rinvenuti dal fondo Bucarelli; Sirai Bucarelli (nipote di Palma Bucarelli) ritrae la zia dal temperamento speciale e carismatico, seria e professionale sul lavoro; Dacia Maraini (Scrittrice) come Camilla Bersani (Scrittrice), puntano più sul concetto di femminismo.
La prima esplica che la Bucarelli appartiene alla “generazione in cui il femminile era qualcosa di inferiore e di degradante, soprattutto nel campo dell’arte”.
Risalta quindi la mentalità dell’epoca circa la figura non propriamente femminista, tipica degli anni ’30; la seconda, al contrario, spiega che proprio Palma è il prototipo di figura femminile contemporanea, ossia che non si deve necessariamente sposare ma bensì affermare se stessa a tutto tondo, per essere valutata e conquistare più diritti.
La profonda differenza tra “femmina” o “femminile” incide molto sulle mentalità: si pensa sia effettivamente un termine denigratorio. Il femminismo tuttavia ha avuto il merito di proporre l’idea che essere donna non è inferiorità ma motivo di orgoglio: è un valore. Dunque a noi arriva un ritratto di una personalità forte, coraggiosa con il pregio di intuire e di portare avanti le sue battaglie con convinzione, azzittendo gli uomini.
“[…] l’arte è sempre stata un privilegio maschile, e questo mi faceva infuriare. Una giovane donna che viveva d’arte non era pensabile […]”
La sintesi di Philippe Daverio (Storico dell’arte) è altrettanto interessante. L’ambiente scolastico e universitario ritiene sia stato influente per Palma, la quale, istintivamente, intuisce l’energia particolare che si muove in quel particolare momento storico. La definisce “una passionale, e come tutte le passionali, pericolosa“. La paragona inoltre ad “una copertina di Vogue”. Per Daverio è “un prodotto dell’ambiente nel quale non era nata ma nel quale si era inserita per motivi prettamente professionali”. Una persona dunque automaticamente connessa alla realtà, capace di avvertire l’approdo di una cultura nuova.
‘La Signora dell’Arte italiana’, direttrice della GNAM, infine, fu la prima donna a possedere una macchina: un modo di rappresentare se stessa, dinamica e autonoma. Somigliante alla diva Greta Garbo, si esprimeva con notevole proprietà di linguaggio ed era simbolo dell’esaltazione della femminilità. Vive durante un cambiamento: nascono le cosiddette installazioni e Pascali, per esempio, ne fu il più promotore di tutti.
Un sunto perfetto della persona Palma, della sua esistenza e del connubio femminilità – ipereleganza, che devono sempre andare d’accordo. Anche i sentimenti della Bucarelli vengono contestualizzati: concepiva l’amore come attrazione mentale, grande fattore di intelligenza. Vive poi stabilmente la sua relazione simbiotica con Carlo Giulio Argan, già incontrato ai tempi dell’Università.
Annalisa Civitelli