In scena fino allo scorso 4 maggio presso Fortezza Est, a Roma, ‘La Sirenetta o l’abissale solitudine di un’anima androgina’ è uno spettacolo di impronta contemporanea che, con una drammaturgia cupa e uno spirito sperimentale, racconta un insieme di controversie legate all’identità di genere; in scena il bravo Leonardo Bianchi
Marcel è un giovane ragazzo nel quale convivono due anime, una maschile e una femminile, le quali a momenti alterni sembrano sopraffarsi l’una con l’altra. Tuttavia, è proprio nell’intimo di quella creatura androgina che la sua identità riesce a esprimersi nella maniera più naturale possibile, sebbene questo comporti l’incomprensione e spesso anche la condanna del mondo che la circonda.
‘La Sirenetta o l’abissale solitudine di un’anima androgina’ è un lavoro piuttosto interessante che si serve di una costruzione drammaturgica ben studiata e dallo spirito contemporaneo per raccontare sulla scena una storia dalle tinte drammatiche e capace di rappresentare un’attualità sempre più significativa nella comunità LGBTQ+.
Leonardo Bianchi impersona le confessioni di un ragazzo diviso tra le sue componenti maschili e femminili, un umano androgino, con un elaborato monologo che si barcamena tra sfogo e ricordo e che si sviluppa attraverso una serie di azioni basate su un’espressione allegorica e spesso inverosimile, e accompagnate da un’incessante sequenza di effetti sonori elettronici.
La Sirenetta o l’abissale solitudine di un’anima androgina: tra superficie e profondità
Da questo insieme di elementi quindi emerge un racconto doloroso e carico di simbolismi che descrivono visivamente alcuni degli aspetti più immediatamente riconoscibili della comunità LGBTQ+, disegnati da un lato con un’attenzione palese alla sfera psicologica e dall’altro, forse, con qualche luogo comune di troppo.
Tuttavia la natura della messinscena, così carica di figure retoriche, tende a frenare un’indagine più accurata delle intenzioni del testo il quale, in troppe occasioni, rimane fermo in superficie e non permette di scendere più profondamente nell’identità del personaggio protagonista.
Ad ogni modo, ‘La Sirenetta o l’abissale solitudine di un’anima androgina’ è un lavoro indubbiamente valido che permette a Leonardo Bianchi di mettere in luce le proprie doti da performer e che si mostra un esempio ben riuscito di teatro contemporaneo.
Gabriele Amoroso
Foto: Luisa Fabriziani
Fortezza Est
dal 2 al 4 maggio
La Sirenetta o l’abissale solitudine di un’anima androgina
di Leonardo Bianchi e Gian Maria Labanchi
Performer Leonardo Bianchi, Gian Maria Labanchi e Daniel Mantovani
Drammaturgia Leonardo Bianchi
Drammaturgia del suono Gian Maria Labanchi
Comunicazione Giulia Tremolada
Grafica Alessandro Bianchi
Light designer Erica Galante
Co-produzione Elliot Teatro e Fortezza Est