Un percorso poetico stimolante
“Ora siamo qui a scavare episodi su episodi”
La nuova silloge dell’autore marchigiano la si può definire una lettura che coadiuva la riflessione e l’accettazione della quotidianità. Ogni lirica ci parla di un’afflizione e di un distacco consci, utili per crescere più forti e affrontare la vita nel bene e nel male
Una poesia intima, talvolta irrequieta, ma carica di rispetto per la vita quella di Alessandro Moscè, che torna in libreria con ‘La vestaglia del padre’ (Aragno Editore): una raccolta intensa, un omaggio sincero alla figura paterna, passata ad altra dimensione.
Roberto Cotroneo, nella prefazione, ci parla di una poesia vera, fatta di parole, di materia, di dolore autentico, di ricordi, di follia, di amore, e di immagini sfuggenti.
Ed è proprio così: il poeta e saggista marchigiano elabora il lutto, la perdita del genitore, attraverso una scrittura in versi matura e consapevole, sapendo che l’esistenza riserva anche momenti di sofferenza, in cui è necessario trovare la forza per proseguire. Il distacco da una persona cara infatti è sempre difficile, non si è mai pronti ad accettare che qualcuno se ne possa andare.
La silloge si apre con una poesia commovente, in cui sono gli oggetti a raccontare: “pigiami ora ripiegati nei cassetti e ciabatte custodite nella scatola”. Moscè ci introduce nei reparti d’ospedale dove è tangibile il dolore e ripercorre, nell’assenza, i ricordi di un vissuto, mantenendo una comunione tra i vivi e i morti. Una continuità che va oltre il tempo e sfiora l’invisibile, negli echi della poesia di Saba, Caproni e Raboni.
“Ora siamo qui a scavare episodi su episodi” scrive l’autore che si affida alla memoria per centellinare gli attimi condivisi con il padre. Una sequenza di immagini, visioni e sogni che diventano necessari per mantenere integro quel filo sottile che ci separa dall’ignoto.
La scrittura di Moscè si muove fluida tra oggetti, percezioni, intuizioni, presenze e assenze, senza trascendere o scadere nell’eccesso. È tutto ben calibrato, perché il poeta non perde mai di vista l’essenziale e la forza indotta dalle parole.
Nel complesso ‘La vestaglia del padre’ appare come un percorso poetico stimolante per riflettere e accettare ciò che la quotidianità riserva nel bene e nel male, e per crescere in modo cosciente.
Michela Zanarella
Biografia
Alessandro Moscè è nato ad Ancona nel 1969 e vive a Fabriano. Si occupa di letteratura italiana. Ha pubblicato le raccolte poetiche: “L’odore dei vicoli” (I Quaderni del Battello Ebbro 2004); “Stanze all’aperto” (Moretti & Vitali 2008, finalista al Premio Metauro); “Hotel della notte” (Aragno 2013, Premio San Tommaso d’Aquino); la plaquette in e-book “Finché l’alba non rischiara le ringhiere” (Laboratori Poesia 2017) e “La vestaglia del padre” (Aragno 2019). È presente in varie antologie e riviste italiane e straniere. I suoi libri di poesia sono tradotti in Francia, Spagna, Romania, Venezuela, Stati Uniti, Argentina e Messico. Ha pubblicato il saggio narrato, “Il viaggiatore residente” (Cattedrale 2009) e i romanzi: “Il talento della malattia” (Avagliano 2012); “L’età bianca” (Avagliano 2016, finalista al Premio Onor d’Agobbio); “Gli ultimi giorni di Anita Ekberg” (Melville 2018, finalista al Premio Flaiano). Ha dato alle stampe l’antologia di poeti italiani contemporanei “Lirici e visionari” (Il lavoro editoriale 2003); i libri di saggi critici: “Luoghi del Novecento” (Marsilio 2004), “Tra due secoli” (Neftasia 2007), “Galleria del millennio” (Raffaelli 2016) e l’antologia di poeti italiani del secondo Novecento, tradotta negli Stati Uniti, “The new italian poetry” (Gradiva 2006). Si occupa di critica letteraria su vari giornali, tra cui il quotidiano “Il Foglio”. Ha ideato il periodico di arte e letteratura, “Prospettiva”, e dirige il Premio Nazionale di Narrativa e Poesia “Città di Fabriano”. Il suo sito personale è: www.alessandromosce.com
Alessandro Moscè
La vestaglia del padre
Aragno editore
Collana Licenze Poetiche
Genere Poesia
Edizione 2019
Pagine 118