Libertà e democrazia voci dell’umanità
La storia ritorna: dalla pandemia alla guerra il fronte non ci lascia tranquilli
Riprendo il mio ‘Accènto: riflessioni contemporanee’ con un senso di magone e disorientamento che mi avvolge. Mi sono presa un lungo periodo di pausa, Dovevo necessariamente svuotare la mente dai pensieri troppo incombenti. E proprio quando stavo cercando di pianificare cose e progetti nuovi, mi trovo di nuovo a essere preoccupata e a riempire la testa di ansia.
Ci troviamo quasi all’alba della prima settimana dell’attacco cinico all’Ucraina, come lo ha definito il Presidente Volodymyr Zelens’kyj, da parte di Putin. È giusto dirlo. Non è la Russia contro il Paese confinante. No. È il Dittatore russo contro un Paese democratico, sovrano e libero. E non è un caso che il Dittatore abbia agito proprio ora.
Siamo tutti attoniti. Uscivamo da poco dal Covid, che continua tuttavia ancora a camminare in modo invisibile, e le attività commerciali riprendevano a poco a poco vita. E la guerriglia dell’uno contro un intero popolo arriva in un momento che per l’Europa significava respiro. Significava riprendere i ritmi di un’esistenza che la pandemia ci ha strappato via in modo burrascoso.
Insomma. È una settimana che cerco di leggere, approfondire e prestare attenzione agli speciali in TV per comprendere le ragioni che hanno spinto lo Statista (mi viene l’orticaria a pensare che lui si sia permesso di invadere un Paese con l’inganno) ad agire. Non sarà facile mettere insieme i pezzi di un puzzle complicato e che non trova risoluzione da anni, ma ci proverò.
Non sono pratica di storia, né di politica né di geopolitica, ma provo ad apprendere quanto più possibile per scrivere un pezzo che sia alla mia altezza. Quello che sta accadendo in Oriente è un pezzo di storia che si sta scrivendo ora. È il futuro che disegnerà i nuovi confini europei e che cambierà di fatto i rapporti diplomatici con la Russia.
L’accènto n. 109: il perché del conflitto
Oltre a commettere crimini di guerra, colpendo i civili e gli obiettivi sensibili, come ospedali e palazzi, la questione che Putin ha messo sul tavolo è di fatto che l’Ucraina, secondo il suo modo di vedere, non dovrebbe entrare in Europa e aderire alla Nato. Significherebbe avere il nemico alle porte, sin dal termine del secondo conflitto mondiale.
Rimane il fatto che colpire a sangue freddo non è umano ed è profondamente ingiusto. Purtroppo, però, questa è una guerra che va avanti da anni per conquistare dei territori e di cui pochi erano a conoscenza. È dai tempi della seconda guerra mondiale che il nostro timore non bussava alle nostre porte e che la pace viene violata in Europa.
La NATO – Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord –, ricordiamolo, è attiva dal 1949 al fine di mantenere la sicurezza dei Paesi occidentali, contro la minaccia comunista.
C’è inoltre da ricordare che la Russia, ora sanzionata pesantemente dall’Europa ed esclusa da molte iniziative sia artistiche sia sportive, già nel 2021 premeva con le richieste di cui sopra, come anche quella che la Nato non deve espandersi verso Est e si deve terminare il dispiegamento delle truppe nel blocco dei Paesi baltici e Balcani, i quali si sono uniti dopo il ’97.
Se nel 2021, Putin pubblica un saggio, “Sull’unità storica di russi e ucraini”, in cui asserisce che “Il muro che negli ultimi anni si è innalzato tra Russia e Ucraina, tra parti che essenzialmente sono lo stesso spazio storico e spirituale, è a mio avviso la nostra più grande sventura e disgrazia“, oggi, ancora insiste nel riappropriarsi di terre che ritiene appartenenti all’Impero russo.
Guarda troppo al passato?
L’accènto n. 109: il comportamento dell’Unione europea
L’Europa ora, tuttavia, sembra crescere, maturare, in questa situazione. Sembra si stia svegliando affinché essere solidale con l’Ucraina. Sta cercando una soluzione per staccarsi dalla fornitura di gas da parte della Russia; sta manifestando contro la guerra; sta accogliendo i profughi con celerità e più di 280.000 sono arrivati in Polonia; si sta mobilitando grazie alla solidarietà: bisogna pensare ad aprire i corridoi umanitari.
Anche in Russia si manifesta contro la guerra, ma le voci vengono taciute: la democrazia è morta. Più di 15.000 manifestanti sono in carcere come anche dei giornalisti che provano a raccontarci sul campo cosa sta avvenendo.
L’Ucraina, invece, si prepara a vivere la sua Resistenza. Questo ricorda i nostri partigiani, i quali hanno combattuto contro l’avanzata del nazifascismo, al fine della liberazione dell’Italia.
Da questa esperienza ho imparato molto. Conoscere permette di discutere e di esprimere le proprie idee con consapevolezza. E, in questa circostanza, lo trovo doveroso per un comune sentire e una comune battaglia affinché il pensiero di pace raggiunga anche il più folle umano che minaccia con il nucleare e che pensa che “l’Occidente sia l’impero del male“.