Il 19 ottobre scorso è uscito l’ultimo disco della band romana distribuito da Goodfellas: ‘L’amore mio non more’. Dai toni cupi, l’impronta del gruppo rimane sempre distinguibile e, tra tradizioni e modernità, lo squarcio poetico si presenta penetrante. Roma, attraverso lo sguardo canoro e musicale, diventa la protagonista
Con ‘L’amore mio non more’, Il muro del canto unisce vari linguaggi musicali, che convergono nei dodici brani: folk, rock, sfumature elettroniche e melodiche dialogano all’unisono, anche attraverso le narrazioni di Alessandro Pieravanti (percussioni e batteria) e la voce profonda e ben marcata di Daniele Coccia, il front man del gruppo.
La scelta del titolo è fortemente evocativa e funziona da incitamento: una sorta di resurrezione e di senso stoico che vuole mantenere l’amore intatto, nella sua accezione più ampia, per contrastare inoltre la vacuità moderna. E, infatti, se si ascolta l’album più volte questa visione traspare in modo netto.
“Reggime er gioco” è la canzone di apertura. Dal ritmo dinamico invoca “la Regina Nera“, la capitale zingara ma che di notte diventa uno splendore. Qui i sogni rimangono però a metà, sospesi quindi nel tempo. Interessante l’intervento vocale di Pieravanti, il quale racconta scorci di una società, a volte malandata.
Segue “Stoica” dai timbri vibranti e rock, in cui le corde sono protagoniste. Il testo interessante parla di libertà, che non è facile trovare facilmente: “non è qualcosa che si trova passeggiando a piedi nudi al mare“. Allo stesso tempo lascia uno spiraglio aperto alla speranza: “ma il cielo resta blu sopra le nuvole“.
All’interno de ‘L’amore mio non more’ si trovano altre canzoni che aprono alla sperimentazione delle parole, soprattutto della narrazione accompagnata da musiche soavi. “Il tempo perso” né è un esempio: il brano conclude l’opera dell’ensemble romana; titolo e racconto parlano da soli. Ci ricordano infatti che inseguiamo le cose senza renderci conto di perdere del tempo prezioso. Al contrario, in “Ponte mollo” ritorna il connubio tra narrazione e canto, con timbri però più rilassati: il testo si incentra sulla storia, sull’eredità dei nostri nonni.
L’amore mio non more: il cuore del disco
La terza aria, “L’amore mio non more”, apre invece a una modulazione della sezione ritmica verso armonie saltellanti, che ricordano le ballate popolari. Esse ben si accordano ai ritmi dei tradizionali stornelli romani, in cui, verso la conclusione, emergono i fiati e la fisarmonica cadenzata di Alessandro Marinelli. Anche “Novecento” all’orecchio si presenta con un buona variazione dei suoni svelti, che trovano equilibrio dentro una storia romana ormai lontana. Questo quarto brano si differenzia dall’insieme.
“Senza ‘na stella” gode dell’interpretazione femminile di Lavinia Mancusi. Rimarca una sentita romanità, come i timbri musicali amalgamati tra loro, anch’essi saltellanti (che ritroviamo in “Cella 33” ma più ruvidi e accentuati dalle percussioni di Pieravanti). In “Senza ‘na stella” sul finale il ritmo si fa più coinvolgente e caldo, e abbraccia l’anima in modo delicato. La tromba (Davide di Pasquale) si eleva nell’aria.
“Al tempo del sole” ha un intro davvero peculiare, che si distingue dalle altre canzoni. La melodia si fa più calma rispetto ad altri brani. La presenza della tromba sul fade–out del brano si concentra sulle sonorità manouche. Verso la fine incontriamo “La vita è una” e “Domani” dai toni rock, in ci la presenza della fisarmonica crea una congiunzione particolare con l’intera partitura.
‘L’amore mio non more’ è un lavoro pregno di generi musicali di cui veri esperti di musica dovrebbero godere. Si innescano infatti intervalli di tono totalmente in equilibrio tra loro, che rendono piacevole l’ascolto. “Roma maledetta”, infine, è leggera e calma. La voce narrante ci introduce la storia della capitale sin dalla sua nascita, partendo da Romolo e Remo fino a Giordano Bruno, il quale si è battuto con la forza del pensiero. E le metafore descrivono il mondo attuale.
Annalisa Civitelli
Il muro del canto
L’amore mio non more
1. Reggime er gioco
2. Stoica
3. L’amore mio non more
4. Novecento
5. Senza ‘na stella
6. Roma maledetta
7. Cella 33
8. Al tempo del sole
9. Ponte mollo
10. La vita è una
11. Domani
12. Il tempo perso
Formazione
Daniele Coccia voce e testi
Alessandro Pieravanti percussioni, batteria e voce narrante
Ludovico Lamarra basso elettrico
Eric Caldironi chitarra acustica e pianoforte
Giancarlo Barbati Bonanni chitarra elettrica e cori
Alessandro Marinelli fisarmonica
Davide di Pasquale tromba e trombone
Andrea Ruggiero violino
Produzione Il Muro del Canto
Distribuzione Goodfellas
Grafica Paolo Campana