Fino allo scorso 12 maggio, il Teatrosophia di Roma ha ospitato ‘Le figlie del re’, un testo originale scritto da Flavia Gallo, che rielabora, portandola ai giorni nostri, la celeberrima tragedia di William Shakespeare “Re Lear”. Così come nel copione originale, anche in questa versione la sostanza della storia è racchiusa nel controverso rapporto tra un padre e le proprie figlie
Goneril, Regan e Cordelia sono le figlie di un imprenditore senza scrupoli il quale, giunto alla fine di una carriera piena di luci e ombre, sceglie di cedere il proprio impero economico alle tre donne. La decisione del “re” porterà le tre sorelle a far emergere la loro vera natura, basata su un sentimento che nulla ha a che fare con la sorellanza.
Prendendo ispirazione dalla celeberrima e splendida tragedia di William Shakespeare, “Re Lear”, Flavia Gallo costruisce un copione che, così come l’opera originale inglese, racconta i rapporti controversi e oscuri che si instaurano tra un padre e le proprie figlie.
Nella versione della Gallo, re Lear diventa un imprenditore impegnato in traffici poco chiari che, proprio per liberarsi da un’attenzione attorno a lui troppo pericolosa, decide di lasciare tutto nelle mani delle legittime eredi.
Le figlie del re: uno scorrimento piatto
Quello che può sembrare interessante, in questo copione, è in realtà una narrazione piuttosto banale che non riesce a giovare neppure di una resa scenica dovutamente energica.
Lo spettacolo di Flavia Gallo è realizzato indubbiamente con buona fede, ma il prodotto finale non gode di elementi che lo rendano memorabile e, anzi, fa rimpiangere ancor di più il testo dal quale prende il proprio spunto.
L’operazione condotta dalla Gallo è infatti un’ulteriore prova che riadattare intoccabili e famosissimi lavori del passato sia ormai una tendenza fuori tempo e rischiosa e che, oltretutto, non ottiene mai un riscontro veramente valido.
Le figlie del re: non si va a fondo
Flavia Gallo, coadiuvata alla regia da una delle interpreti in scena, Chiara Cavalieri, trova anche delle soluzioni piuttosto indovinate, come l’azione svolta a un tavolo da poker o la presenza di un abito regale che diventa un quarto personaggio, eppure questi simbolismi non vengono espressi fino in fondo rimanendo troppo spesso fini a loro stessi.
La rappresentazione è portata in scena da tre attrici che ce la mettono tutta e che qua e là mostrano una certa abilità, tuttavia anche loro sono costrette in un copione che non esplode mai e non hanno l’opportunità di far trasparire tutto il loro talento.
Le tre interpreti, la stessa Cavalieri, Giovanna Cappuccio e Giorgia Serrao, danno ai propri personaggi delle identità abbastanza definite ma anche queste risultano didascaliche per via un’apparenza troppo ovvia e scontata.
‘Le figlie del re’ è un’occasione che la Gallo perde parzialmente e che soffre quelle che sembrano numerose idee sviluppate, però, senza osare troppo.
Gabriele Amoroso
Foto: Agnese Carinci
Teatrosophia
dal 9 al 12 maggio
Le figlie del re
di Flavia Gallo
Regia Flavia Gallo e Chiara Cavalieri
con Giovanna Cappuccio, Chiara Cavalieri e Giorgia Serrao
Assistente alla regia Massimiliano Auci
Costumi Marisa Vecchiarelli
Disegno luci Matteo Fasanella
Scenografia Giorgio Trippa
Produzione ARS 29 e Humanitas Mundi Teatro