Una commedia agrodolce ‘Le Petit Piaf’ in cui si intrecciano amicizia, sogni e poesia. La pellicola presentata alla tredicesima edizione del Rendez Vous festival a Roma e in sala dal 4 maggio, regala uno scenario del tutto sorprendente e distensivo dove si svolgono le vicende di Nelson il cui riscatto avviene attraverso la condivisione, l’empatia e la comprensione con un vecchio cantante disilluso e solitario. Una storia che mantiene ciò che promette: un intrattenimento sereno e che emoziona adatto a grandi e piccini
Il nome della nota cantautrice francese, Édith Piaf, conosciuta come il passerotto e per essere l’immortale interprete della chanson, nel film di Gérard Jugnot è il pretesto per raccontare la storia di un bambino che frequenta le scuole elementari e possiede un’inclinazione marcata per il canto.
‘Le Petit Piaf’ infatti non è solo il titolo dell’opera di Jugnot ma è anche così che viene denominato il piccolo Nelson (Soan Arhimann), che vive con sua mamma Ella (Stèfi Celma) e sua nonna a Saint Gilles, sull’isola di Riunione.
L’ambizioso protagonista insieme a Mia (Ornela Dalèle) e il fratello Zidane (Zakarie Rochette), che occupano un edificio in disuso per evitare di essere affidati a famiglie adottive ed essere separati, crea un saldo sodalizio incastrandosi alla perfezione: le tre simpatiche canaglie dal carattere impavido non hanno timore di nulla.
Tentano di avvicinare Pierre Leroy (Marc Lavoine), un cantante non più sulla cresta dell’onda, che intrattiene gli ospiti dell’albergo gestito dal signor Lepetit (Gèrard Jugnot) con il suo repertorio.
Nelson ama cantare e di conseguenza Mia decide di interpretare il ruolo del suo agente, poiché l’intrepido bambino si è iscritto ad una nota trasmissione canora, è stato selezionato ma avrebbe bisogno di un coach vocale.
Leroy però si dimostra stizzito, amareggiato e poco collaborativo, per poi successivamente convincersi che aiutare il piccolo Nelson a raggiungere il suo obiettivo sarà un’avventura non del tutto scontata.
Un cantante alla deriva e il sogno di un bambino
Il giovanissimo Nelson dunque, sebbene sia introverso e timido, impegna tutto se stesso nella sua missione. Il bambino viene così aiutato dai suoi due amici che vedono in lui la soluzione per evitare di essere divisi in caso di vittoria della competizione.
Quello che però Leroy vede come un inaccettabile purgatorio finisce col prendere un’altra direzione: il cantante accetta di seguire Nelson preparandolo per la gara, nonostante il piccolo dimostri manie di protagonismo ed atteggiamenti da divo.
Il bambino è inoltre sostenuto dalla nonna, una guaritrice rinomata in tutta l’isola – dove la cultura degli antenati ha un forte radicamento – per i suoi presunti poteri, ma osteggiato dalla mamma che vorrebbe si applicasse di più nello studio.
Le Petit Piaf: all’insegna della naturalezza
Ne ‘Le Petit Piaf’ tutto gira intorno alla musica, un dolce e godibile motore narrativo come lo è per “La famiglia Belier”, accompagnando lo spettatore nella sua visione che mai stanca, anzi emoziona.
La pellicola dunque può considerarsi una classica commedia à la française – dal finale inatteso – che diverte e rinfranca, la cui trama e contenuti, seppure sembrino in apparenza superficiali, sono sorretti dalle meravigliose e suggestive immagini di Riunione, che trasmettono quiete e una fantastica allegria.
Il tenore del film è fresco e ameno, soprattutto genuino, in cui non si fa sfoggio di artifici: la naturalezza regna sovrana.
Un intrattenimento spassoso
La fotografia non porta firme illustri ma neanche la regia è ricercata: emergono però i messaggi rimandati al pubblico – se ne possono cogliere tanti -, i dialoghi costruiti in modo semplice ed efficace, poiché l’obiettivo è far arrivare il film in maniera diretta.
Il regista dunque crea una sorta di dialogo tra la sua opera e una platea ampia formata da famiglie e non, tanto da condurre chi guarda all’interno di un’esperienza visiva che può essere vissuta con leggerezza, senza pretese, come un piacevole intrattenimento che aiuta a sconfinare e godersi una storia spensierata dagli scorci superlativi.
Il girato quindi potrà spiazzare l’esperto cinefilo il quale si troverà immerso nella storia a sua insaputa.
Andrea Di Sciullo
Le Petit Piaf
di Gérard Jugnot
Regia Régis Saillard
con
Marc Lavoine Pierre Leroy
Soan Arhimann Nelson
Gèrard Jugnot Sig. Lepetit
Stèfi Celma Ella
Philippe Duquesne Hubert
Ornela Dalèle Mia
Zakarie Rochette Zidane
Perrine Délixia Laly
Eddy Grondin Sam
Vincent Fontano Paul
Francis Convert Patrice
Isabelle Delleaux Madame Moreau
Jean-Laurent Faubourg Il professore
Scenografia, adattamento e dialoghi Fabrice Bracq, Alexandre Fouchard, Serge Lamadie e Marie-Claire Javoy
Costumi Laetitia Bouix
Immagine Pierric Gantelmi D’ille afc
Montaggio Claire Fieschi e Thomas Fernandez
Musica Jean-Francois Berger
Suono Amaury De Nexon afsi, Arthur Le Roux e Vincent Cosson
Set Sandrine Jarron
Sceneggiatura Fabrice Bracq, Alexandre Fouchard, Marie-Claire Javoy e Serge Lamadie
Genere Commedia, drammatico, musicale
Società di produzione MES Productions e Gaumont; France 3 Cinema (coproduzione)
Società di distribuzione Gaumont (Francia)
Paese di produzione Francia
Lingua originale francese
Durata 105 minuti