Con il nome ‘Lezioni d’amore’ anche nel nostro paese, all’interno delle aule scolastiche, verranno introdotti i nuovi insegnamenti, che avviano i giovani ai buoni sentimenti contro i soprusi sulle donne. Solo un’ora a settimana, dunque, per ‘L’educazione sentimentale’ al fine di avviare i ragazzi alle ragioni del cuore e alle relazioni tra i sessi
In Italia approda un nuovo metodo di studio atto a sfavorire la violenza di genere. L’idea arriva dall’estero, ovviamente, tuttavia noi non la disprezziamo. Si parte dal Piemonte dove il Consiglio regionale e l’Associazione Filosofia in Movimento porteranno all’interno degli Istituti scolastici di Torino e dell’intera regione, ‘l’educazione sentimentale’.
Ripresa dal romanzo di Gustave Flaubert, è una novità assoluta nel nostro panorama educativo: i fautori del progetto sono il consigliere Gabriele Molinari e il professor Paolo Ercolani, docente di filosofia dell’educazione all’Università di Urbino.
Il progetto però ancora non riesce a diventare legge. Due legislature fa, infatti, alcuni parlamentari di Sinistra, Ecologia e Libertà si fecero carico dell’iniziativa. Solo l’anno scorso, invece, è stata portata avanti e depositata alla Camera, tramite il consueto iter parlamentare ma, al solito, a causa delle variazioni relative ad essa ha subìto un arresto.
La deputata di Sinistra Italiana Celeste Costantino, prima firmataria del provvedimento, infatti, aveva presentato una proposta di legge: un’ora di “educazione ai sentimenti” alle medie e negli istituti superiori. Mai approvata, l’intento era di dare seguito all’applicazione della “Convenzione di Istambul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne del 2011”, con lo scopo di chiedere agli Stati di introdurre l’educazione all’affettività nelle scuole.
Anche la ministra uscente Valeria Fedeli si è unita al coro di voci, esprimendosi con convinzione circa l’inserimento della materia nelle aule scolastiche, sollecitando quindi la riforma, poiché – secondo lei – “solo all’interno dell’educazione sentimentale si può collocare l’educazione sessuale” tanto da rendere la crescita “educativa, culturale ed emotiva” più completa.
Attualmente però è esclusa la Grecia, mentre in altre parti d’Europa questi contenuti fanno parte dei programmi di studio; l’anno prossimo, nel nostro paese, aderiranno anche Marche, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio, che hanno chiesto di visionare il prospetto. A tal proposito, proprio la l’ex deputata di Sel Costantino spiega che “Per la verità nella Buona Scuola c’è un richiamo a questi argomenti, si parla di educazione alle pari opportunità ma lo si fa solo per titoli. La proposta di legge che ho presentato ha iniziato l’iter in commissione Cultura ma poi sono stata sopraffatta dall’ostruzionismo”.
Lezioni d’amore: la rialfabetizzazione amorosa
La suddetta disciplina, l’educazione sentimentale, acquisirà il nome di ‘lezioni d’amore’, che coinvolgeranno circa duemila studenti e sono rivolte soprattutto alle quarte e quinte superiori. Tenute dal filosofo Paolo Ercolani e dalla psicoterapeuta Giuliana Mieli, si incentreranno sulla storia e la filosofia (tra il mondo maschile e il femminile), collegandosi agli strumenti conoscitivi e sentimentali per vivere relazioni sane e libere, prive di pregiudizi; specialmente, a detta dello stesso Ercolani, per “portare l’educazione sentimentale nelle scuole”, permettendo così “di fornire ai ragazzi conoscenze e strumenti che gli consentano di diventare degli adulti in grado di vivere un’affettività equilibrata“.
Affinché la promozione di un cambiamento culturale sia più evidente nella nostra società e nei percorsi scolastici, dunque, al contempo c’è l’urgenza di concretizzare un processo capillare e preventivo contro la violenza sulle donne, ormai campagna a cui i movimenti femministi – e non solo – fanno fronte.
“La violenza di genere è una realtà sommersa che viene spesso alla luce solo quando accade una disgrazia clamorosa. Allora si mobilitano le persone, parlano le grandi star, si fanno manifestazioni: ma queste sono solo reazioni a caldo», spiega il professor Ercolani, «il problema non si risolve così: bisogna aggredire le cause all’origine. Andando nelle aule scolastiche e partendo dai nostri ragazzi“.
La rialfabetizzazione amorosa rimane quindi al centro: l’idea che i ragazzi non sappiano più corteggiare e siano aggressivi è reale; al contrario, le ragazze non riescono a dare segnali chiari, e questo fa si che le difficoltà relazionali siano sempre maggiori. Queste ultime, come l’assenza di empatia, inoltre, sono motivi che favoriscono la violenza di genere; l’uso smodato dei social altresì ne è una conseguenza sostanziale.
Qui di fatto si è schermati: i social network inducono a comportamenti distorti e negativi da parte dei giovani, divenendo in effetti ambienti protetti, grazie alla connessione costante. Essa, in gran parte, vista l’imperante interazione via chat indebolisce l’intenzione di stringere relazioni affettive profonde, discostandosi dalle fuggevoli.
Insomma, questi i primi scogli da superare, che vanno però a scontrarsi con un imponente “come”: come spiegare ai più giovani i cambiamenti che le relazioni subiscono costantemente; come superare culturalmente ogni tipo di violenza di genere; come sfatare i pregiudizi sempre esistiti sull’inferiorità femminile.
Per educare i ragazzi al rispetto reciproco pertanto ci vuole coraggio: si vuole fornire loro gli strumenti per vivere in un ambiente affettivo sano e puntare sulla prevenzione, per restituire centralità alla scuola, una novità in un contesto in cui istruzione e cultura sono costantemente screditate.
“Se non interveniamo sulla radice culturale, sull’idea che la donna è una persona e non una cosa, non andiamo da nessuna parte; l’educazione sentimentale non è la ricetta ma un tentativo, non pensiamo certo di risolvere tutto. Bisogna intervenire sulle nuove generazioni, sugli stereotipi e sull’ambiente in cui i ragazzi vivono, anche per guidarli e non lasciarli a loro stessi. Il ruolo educativo della scuola può essere fondamentale. L’Italia su questi temi è molto indietro”. Il pensiero della Costantino “parla” chiaro.
Educazione sentimentale: pensieri contro
Nonostante le buone notizie, non mancano le prime polemiche a sfavore di Ercolani e del suo progetto. Una di queste giunge dalle femministe del gruppo torinese Non una di meno, che non ha piacevolmente accolto il commento pubblicato dal filosofo sul suo blog lo scorso 22 novembre, in cui si esprime in modo omofobo e sessista: “quel femminismo estremista che è culminato nella teoria del gender (che ha legittimato la turba psichica di chi ritiene di poter scegliere la propria appartenenza sessuale a prescindere dal dato biologico. Legittima, ma pur sempre turba…)“.
Le donne, anzitutto, puntano sul fatto che l’iniziativa non riconosce la problematica del patriarcato, bensì ripropone vecchi preconcetti, che vede il ragazzo corteggiare la ragazza, la quale ha la “responsabilità di mandare i giusti segnali“. Cliché, questi, rinchiusi in una realtà dove andrebbero di certo decostruiti. Non una di meno, insieme al collettivo studentesco di Torino Last, perciò ha chiesto la sospensione dell’iniziativa.
Tuttavia dalla Regione Piemonte, di cui Sergio Chiamparino (centrosinistra) è presidente, arriva la reazione di Grimaldi, capogruppo Leu, che sollecita una revisione dell’intera proposta e, al contempo, si pronuncia a favore dell’educazione sentimentale, per lui rilevante: significa rompere, appunto, consuetudini che si protraggono da tempo. Tutti sicuri, quindi, che abbattere le convinzioni sia la strada da intraprendere.
Lo stesso Molinari, consigliere regionale PD, reagisce asserendo che stima molto Ecolani e, inoltre, si desidera “lavorare sul rispetto dell’alterità nelle dinamiche intersoggettive“. Dunque l’iniziativa non viene sospesa e altre regioni seguiranno l’esempio del Piemonte, promotore della suddetta disciplina. L’inedita coppia Molinari-Ercolani, ottiene così il consenso di parte dell’opinione pubblica, al fine di integrare gli spazi in cui le istituzioni nazionali sono insufficienti.
Bisogna infine ricordare di non confondere educazione sessuale e sentimentale. I giovani, sebbene ormai l’educazione sessuale sia superata, e benché si discuti da anni della sua introduzione nel piano di studi, ormai sono più esperti dei grandi. Ma quest’ultimo rimane sempre un argomento che spaventa e, per esempio, i genitori non affrontano per paura, perché scardina le convinzioni tradizionali: saperlo come forma di insegnamento, potrebbe disorientare.
Riassumendo, l’articolato prevede che la materia suddetta sia atta a favorire una “crescita educativa, culturale ed emotiva” in “materia di parità e solidarietà tra uomini e donne”. La scuola si fa così fautrice, mediante questa disciplina, di un rilevante cambiamento circa i comportamenti socio–culturali di donne e uomini, consolidati da tempo “per sradicare i pregiudizi, i costumi, le tradizioni e le altre pratiche basate sull’idea di una differenzazione delle persone sulla base del genere di appartenenza o su ruoli stereotipati per donne e uomini, in grado di alimentare, giustificare o motivare la discriminazione o la violenza di un genere sull’altro”.
Annalisa Civitelli