La giovane regista palestinese, Maysaloun Hamoud, realizza la sua opera prima con grande istinto, musicalità ed un pizzico di follia rock: ‘Libere disobbedienti innamorate’. Il lungometraggio, presentato al Toronto International Film Festival nel 2016, segue i registri giovanili, esprimendo desideri e speranze attuali delle ragazze d’oggi: è pieno di vita e di sana “follia rock”, scanzonato ed urlato come la voglia di vivere delle tre protagoniste. Una storia di culture diverse, di religioni in conflitto in una terra piena di tormenti
Ci sono film che sono capaci di attrarre sin dal primo fotogramma, quei film che – da subito – non sono paragonabili ad altri e, se pensiamo al panorama del cinema mediorientale, la giovane regista Maysaloun Hamoud con ‘Libere disobbedienti innamorate’ ha realizzato un’opera schierata intellettualmente.
Fatalista circa la situazione politica locale, pessimista sugli uomini e incoraggiato dal potere della solidarietà femminile, il film, sia per fortuna o per intuizione profetica o per una combinazione dei due fattori, è perfetto per il momento che stiamo vivendo: la recente rivoluzione delle donne iraniane e la situazione in Afghanistan, riguardo il regime talebano che smorza la figura femminile a tutto tondo.
La regista dunque realizza un lungometraggio coraggioso per la sua naturalezza e la sua schiettezza decisamente poco araba tanto da essere stata oggetto di una fatwa* (punizione legale nel codice della Sharia) da parte della comunità clericale palestinese.
Non solo, la Hamoud è stata messa sotto accusa per la sua opera, ma lo stesso film è stato considerato – da un sindaco di Umm-al-Fahm (città natale di una delle protagoniste) -, un’azione considerata contraria ai valori del Corano (haram*) e pertanto si vietò la distribuzione dell’opera nel villaggio.
Tre ragazze diverse e un problema comune
‘Libere disobbedienti innamorate’ racconta le vicissitudini personali di tre ragazze palestinesi di Haifa che, per seguire il sogno di una vita professionale e universitaria migliore, decidono di stabilirsi a Tel Aviv.
Layla (Mouna Hawa), incarna un avvocato ed è un personaggio che spicca rispetto agli altri: è travolgente e un po’ sopra le righe. Salma (Sana Jammelieh), invece è una D.J. che si mantiene con il lavoro nei ristoranti.
Le due trascorrono il tempo libero facendo ciò che fanno le loro coetanee a Berlino, New York e in altre grandi città cosmopolite: andare nei club, divertirsi, bere e cantare tra una folla numerosa e mutevole di amici.
Quando la loro coinquilina lascia il nido per sposarsi, Layla fa in modo che sua cugina Nuur (Shaden Kanboura) prenda il suo posto. Nuur, che studia informatica, è una musulmana osservante che cerca, in modo educato, di nascondere la sua disapprovazione per lo stile di vita edonistico di Layla e Salma.
Nonostante queste differenze, non di poco conto, condividono l’appartamento assieme.
Il fidanzato di Nuur, Wissam (Henry Andrawes), è un insigne imam della sua comunità (la Umm-al-Fahm sopra citata) e si preoccupa dello stato dell’osservanza religiosa di Layla e Salma. Cerca di conseguenza di convincere la sua ragazza a trasferirsi da un’altra parte, in quanto non trova opportuno lo stile di vita delle sue coinquiline.
L’emancipazione entra in conflitto con i valori religiosi
Maysaloun Hamoud traduce, quindi, sul grande schermo le schermaglie di guerra culturale su piccola scala tra Nuur e gli altri attraverso il tono della commedia: in parte perché l’umorismo è l’arma di difesa di Layla e Salma quando sorgono momenti di conflitto o di disagio.
Ma lentamente il quadro cambia registro, si oscura e si comincia a capire che l’indipendenza di cui godono queste donne ha un prezzo non indifferente: il loro spirito libero deriva da un impegno basato su convinzioni e principi, implicitamente politici riguardo la propria autonomia.
Le vicende delle protagoniste vertono però verso l’opprimente ed onnipresente autorità patriarcale, che ognuna di loro affronta in maniera differente.
Wissam, infatti, all’inizio sembra un ragazzo integerrimo senza senso dell’umorismo ma con intenzioni serie. Tuttavia, durante il corso della narrazione, si rivela anche lui un essere peggiore, mostrando a Nuur tutto un altro volto di se stesso.
Libere disobbedienti innamorate: la voglia di vivere
Ma questa pellicola non presuppone che, nella vita quotidiana, solo uomini devoti all’islam maltrattino le donne.
Salma è gay e affronta la brutale intolleranza della sua famiglia cristiana, mentre Layla scopre che il suo ragazzo, il sognante ed affascinante artista Ziad (Mahmoud Shalaby), non è poi così aperto come sembrava circa la libertà femminile.
In un contesto che non ammette individualità e indipendenza, le tre ragazze sono costrette a prendere delle decisioni drastiche riguardo la loro condizione di donne. Ed è proprio questo il punto di svolta: il rapporto tra Layla, Salma e Nuur, dopo l’iniziale conflitto con quest’ultima, si fortifica, instaurando una bellissima e complice amicizia.
La regia è dinamica e anche grazie alla performance attoriale di Mouna Hawa, Sana Jammelieh e Shaden Kanboura, sorprendente e autentica, ‘Libere disobbedienti innamorate’ non si dimentica né per vivacità né per ritmo che non annoia mai: l’insieme infatti si articola grazie alla scelta della colonna sonora.
Le musiche accompagnano tutto il racconto e sembra creino uno vero e proprio spartito, rimandando una sensazione di un andamento elettrico e giovanile.
La travolgente voglia di vivere che trasmettono queste donne coinvolge lo spettatore fino a farlo sentire insieme a loro, completamente partecipe della loro esistenza.
Maysaloun Hamoud, purtroppo, è rimasta ferma a quest’opera prima, ma il talento e il gusto estetico non le mancano di certo. La speranza è che possa tornare a creare un altro racconto, magari sempre con il suo piglio scanzonato e anticonformista che ha mostrato di avere.
Andrea Di Sciullo
Note:
- Fatwa (punizione legale nel codice della Sharia)
- Haram (azioni considerate contrarie ai valori del Corano)
Libere disobbedienti innamorate
Regia Maysaloun Hamoud
con
Mouna Hawa Layla
Sana Jammelieh Salma
Shaden Kanboura Nuur
Henry Andrawes Wissam
Khawlah Hag-Debsy Madre di Salma
Eyad Sheety Padre di Nuur
Fotografia Itay Gross
Montaggio Lev Goldser e Nili Feller
Musiche MG Saad
Sceneggiatura Maysaloun Hamoud
Genere drammatico
Produttore Sandrine Brauer e Shlomi Elkabetz
Casa di produzione En Compagnie des Lamas e Deux Beaux Garçons Films (DBG Films)
Distribuzione in italiano Tucker Film e CG Entertainment
Anno 2016