L’isola che non c’era
Annalisa Civitelli Libri desiderio di società diversa, fantasia, il ramo e la foglia, l isola che non c era, leonardo bonetti, libro, natura, realtà immaginaria, recensione, rinnovamento, romanzo, surrealtà, vita migliore 0
Il nuovo libro dell’autore romano, edito da “Il ramo e la foglia”, è uscito lo scorso 4 febbraio e ora è alla prima ristampa. Un viaggio fantastico, dolente e fiducioso, ci conduce verso una meta ben precisa: il desiderio di una società diversa e che lotti contro il male
La scrittura di Leonardo Bonetti si muove sempre tra due essenziali coordinate, quella della realtà e quella della fantasia, ma sarebbe meglio dire della surrealtà. In mezzo si inserisce la figura umana, con i suoi sogni, i suoi problemi, i suoi dubbi, ma soprattutto con la sua ostinata volontà di guardare e di cercare intorno a sé, anche i più piccoli e impercettibili segni.
La narrazione, quindi, diviene filo di Arianna per raggiungere l’Io, il proprio sé e ristabilire l’equilibrio con il mondo. In questo cammino si riconoscono i maestri che lo scrittore tiene presenti, prima fra tutti Annamaria Ortese, che spesso si insinua nella pagina, magari con un particolare, con un accenno, assai significativo (è il caso dell’iguana per esempio, in questo libro).
L’universo di Bonetti è segnato spesso da perdite, da abbandoni, da sofferenze, ma anche da un forte desiderio di amore, da attese colme di speranza, da un bisogno costante di difendere gli affetti.
Quello che assolutamente lui non sopporta è la banale quotidianità, fatta di routine e di dislivelli o ineguaglianze sociali, che mai si appianano, se non con una fuga.
E qui gli soccorre l’elemento onirico, che gli consente di aprire un varco nella bruttezza dell’esistente e di andare verso l’utopia. In questa chiave, secondo noi, va letto il suo nuovo libro ‘L’isola che non c’era’, che non è una rimembranza alla Peter Pan, ma un viaggio, dolente e al tempo stesso fiducioso, che il protagonista, Leo, compie dopo aver subito una perdita, quella dell’amore e di conseguenza un abbandono.
Mediante un linguaggio metaforico, ma limpido e chiaro nel suo fluire, si dipana il racconto di questa isola, che pian piano appare (si potrebbe quasi dire emerge ai nostri occhi) disegnando una sua storia impossibile, ma bella e virginale, di giustizia, uguaglianza, assenza di poteri imposti, con un totale governo da parte della natura, che domina, forte e incontaminata, in cui gli alberi hanno una vita che da nessuno può essere contrastata.
Il protagonista, anzi tutti i personaggi, sanno che quando vogliono possono ritornare indietro, nella vecchia realtà da cui provengono, quella genericamente definita come il continente e c’è sempre, ancorato in una baia dell’isola, un vascello pronto a salpare, che ripartirà prima o poi, con qualcuno, ma questa certezza non impedisce a nessuno di restare e di continuare a cercare.
L’isola è avvolta dal mistero, un mistero contenuto in un libro segreto che è sparito e non si sa dove sia. Quando l’isola è scomparsa poi è riemersa? Non si sa, eppure l’isola esiste ed è ciò che fortemente crede Leonardo, che vorrebbe scoprirla fino in fondo, nonché gli altri che abitano in quei luoghi e in qualche modo si sono adattati ad essi.
L’isola rappresenta anche l’ansia di rinnovamento del protagonista, un’ansia di bene, di vita migliore che contagia tutti. Le giovani donne in particolare, che sembrano così fragili e tenere, e sono invece determinate a portare a termine il loro progetto, aiutano a capire questa realtà immaginaria, eppure autentica, che ci appare attraverso il racconto e si propone come specchio dell’interiorità di ciascun personaggio.
L’enigma che circonda l’isola diviene l’enigma che si porta dentro ciascun personaggio e che tra luci e ombre, appare via via più inspiegabile e aziona un mulinello di dubbi, di domande irrisolte, di vite difficili e sofferte, legate a una speranza che vacilla e forse poi si vanifica del tutto.
Il mondo di Bonetti, del resto, non è un eden ove adagiarsi in perpetua beatitudine, non è nemmeno certezza di approdo a un porto sicuro, ma è graduale e faticosa conquista di un bene da difendere, di un portale da raggiungere che assicuri la fedeltà al patto con l’onestà degli intenti e della scrittura, cosa che, come avrebbe detto Saba, è l’unica che possa fare oggi un vero scrittore.
A parte questo significato che il libro spalanca, si offrono al lettore delle pagine poetiche uniche, come quella per esempio dell’abbattimento dell’olmo: “l’olmo, per un esilio imposto, se ne resta piantato sulle gambe nonostante i colpi, affetto da quell’allegria che lo rende oggetto di pietà”. Immagine che colpisce e che si completa con quella di Aldina, la ragazzina che seduta a gambe incrociate ai piedi dell’albero, appoggia la schiena sul suo tronco e “accompagna ogni colpo con un riso cristallino”.
Sono questi piccoli quadri che scandiscono l’iter della storia nel libro e la trasformano in una sceneggiatura ricca di suggestioni e di stimoli di riflessione.
Non è dunque il finale del romanzo che incuriosisce il lettore, ma i continui cambiamenti di scena, le variegate sequenze in cui i personaggi vivono la loro identità nascosta, guardati a vista dall’occhio del protagonista, che è lo stesso occhio dell’autore. In questo modo, anche quella sottile sensazione apocalittica che in certi punti si avverte, si tinge di fantastico, di irreale, ma solo per dare più senso alla realtà così incrinata dal dolore.
Interessante e singolare è la figura del Dottor Timido, tra le altre, personaggio assolutamente fuori dagli schemi, che un po’ riassume quasi la voce dell’isola e ne trattiene il mistero. Rimane, al termine della lettura, l’impressione di un forte desiderio, di una forte aspirazione a una società diversa, basata su altri valori, una società che abbia sconfitto il male.
Annamaria Vanalesti
Leonardo Bonetti, poeta e scrittore romano. Laureato in lettere all’“Università La Sapienza” di Roma con una tesi dal titolo “La metrica della Scapigliatura tra infrazione e tradizione”, ha pubblicato su diverse riviste letterarie e cinematografiche tra cui “Il Caffè illustrato”, “L’Illuminista”, “451 Via della Letteratura della Scienza e dell’Arte”, “l’immaginazione”, “ET Cinematografica”, “La Gru” e “Rifrazioni”. Leader e fondatore di uno dei gruppi storici dell’underground musicale italiano, gli “Arpia”, nati nel 1984 e ancora attivi, i suoi libri hanno ricevuto importanti riconoscimenti: il “Premio Nabokov” (2009), il “Premio Carver” (2011) e il “Premio di poesia Lorenzo Montano” (2012). “Racconto d’inverno” è il suo romanzo d’esordio. Il suo ultimo libro, “L’isola che non c’era” edito da “Il ramo e la foglia”, è uscito lo scorso 4 febbraio.
Leonardo Bonetti
L’isola che non c’era
Edizioni Il ramo e la foglia
Collana Romanzi e Racconti
Genere Narrativa
Anno 2021
Pagine 160