Presentato in anteprima lo scorso 2 ottobre 2021 al Bif&st di Bari, ‘Marilyn ha gli occhi neri’ è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 14 ottobre dello stesso anno. Da febbraio di quest’anno è uscito su Netflix permettendo al grande pubblico di fruire del film se non si è fatto in tempo a goderselo nei cinema
‘Marilyn ha gli occhi neri’ inizia con un crescendo: la musica classica travolge e la scena è una liberazione dalla propria zona di confort. Proprio da questo, potremmo considerare, che il lungometraggio sta esprimendo qualche cosa di diverso dalle solite storie proposte. Ma andiamo per ordine.
Quando è l’ultima volta che avete visto un film e vi siete commossi? Ebbene, guardando il film diretto da Simone Godano vi sentirete rapiti, forse immersi nella storia che lega Clara e Diego, rispettivamente Miriam Leone e Stefano Accorsi.
L’una, mitomane, in apparenza meno problematica, in grado di agire, di gestire e coordinare un gruppo, l’altro un cuoco capace, ma con disturbi compulsivi della personalità.
Entrambi i personaggi si incontrano in un centro diurno, luogo dove si curano e riabilitano le persone affette da disturbi psicologici. Queste ultime sono guidate dallo psichiatra Paris, interpretato da Thomas Trabacchi. Le dinamiche porteranno i due protagonisti a interagire sempre più e, grazie a un’intuizione di Clara, il duo riuscirà ad aprire un ristorante.
Godano prende spunto da una notizia di attualità che ha fatto molto clamore: un ragazzo londinese, dopo aver perso il lavoro, si è inventato un locale inesistente, scalando le classifiche di Tripadvisor grazie alle recensioni inventate da lui stesso.
La protagonista del film si fa dunque sagace: inventa il nome di un ristorante che chiamerà “Monroe” e scatena la sua fantasia. Scatta foto di cibi inesistenti e scrive recensioni favorevoli sul ristorante. Di conseguenza riceverà molte prenotazioni alle quali dovrà sopperire quando il ristoro dedicato agli anziani della bocciofila verrà restaurato.
Marilyn ha gli occhi neri: sinergia lavorativa efficace
Tutto il gruppo che è in cura al centro diurno viene così coinvolto nel progetto e sembra guarire dalle proprie patologie, evadendo dalle proprie problematiche. Ognuno ha le sue responsabilità e la forza del singolo crea una sinergia lavorativa efficace. Mettere in piedi un’idea che funziona diventa per Sosia (Mariano Pirrello), Susanna (Orietta Notari), Chip (Andrea Di Casa) e Gina (Valentina Oteri) quasi una ragione di vita. Peccato che i risvolti della vicenda prendano una piega imprevista.
La regia non stanca mai. Ha un suo ritmo cadenzato e coinvolge chi guarda in modo totale: si gioca con le emozioni, la forza insita e le circostanze, per metterci in contatto con le debolezze e le sofferenze di ognuno di noi che possono anche spaventare. Infine, il mondo social è ben contestualizzato e ci fa comprendere in che modo permetta, ormai, di ideare di tutto.
I movimenti di camera non lasciano nulla al caso: si passa dai primi piani incisivi per confluire a scene che si concentrano per di più all’interno: il regista segue gli attori continuamente, sia nel momento in cui loro interagiscono nel ristorante sia al centro diurno. In effetti le riprese esterne non sono molte, come le carrellate e i campi lunghi e, infatti, le azioni, nonostante si svolgano in città, sono concepite per di più al chiuso.
Anche la scelta delle musiche a cura di Andrea Farri ben si amalgama all’insieme, coniugandosi attraverso il jazz, la classica, e il pop/rock. La fotografia di Matteo Carlesimo inoltre è ben studiata e crea delle atmosfere suggestive e incisive.
L’interpretazione degli attori
Per non parlare poi della recitazione. Tutto il cast è in parte, ognuno dunque svolge il suo ruolo in modo perfetto: ogni soggetto ha il suo carattere, si esprime a suo modo e, di certo, quello che funziona è la cooperazione tra i sei.
Accorsi si cala nelle vesti del suo personaggio con meticolosità, emerge proprio perché ne fa risaltare le caratteristiche principali ma, al contempo, è capace di lavorare sul miglioramento con consapevolezza, mentre la Leone, spicca per la vivacità che dona a Clara, seppur soffrendo molto e ancora non in grado di prendere atto della sua problematica. È sempre elegante, non si sa di che vive, ma si può immaginare sia una persona benestante e che abbia una vita agiata.
Una scena emblematica del lavoro di Godano vede i due confidarsi in un campo di baseball illuminato di notte. Essa rimanda a un senso nostalgico dei tempi passati in cui si trovava il momento di parlare e vivere l’adrenalina, quella sensazione di superare i limiti laddove è vietato. ‘Marilyn ha gli occhi neri’ è un po’ tutto questo: un film libero da condizionamenti, unisce.
È l’accettazione verso se stessi, malgrado la patologia in sé, con la lucidità di potersi amare ugualmente. Il regista affronta una tematica nuova, non banale, che sa abbracciare e accompagnare con delicatezza le persone che soffrono verso una vita ricca di speranze e benevolenza.
Annalisa Civitelli
Marilyn ha gli occhi neri
Regia Simone Godano
con
Stefano Accorsi Diego
Miriam Leone Clara Pagani
Thomas Trabacchi Paris
Mariano Pirrello Sosia
Orietta Notari Susanna
Marco Messeri Aldo
Andrea Di Casa Chip
Ariella Reggio Adelaide
Valentina Oteri Gina
Genere commedia sentimentale
Costumi Sonu Mishra
Fotografia Matteo Carlesimo
Montaggio Gianni Vezzosi
Musiche Andrea Farri
Sceneggiatura Giulia Louise Steigerwalt
Scenografia Tonino Zera
Produttore Matteo Rovere
Casa di produzione Groenlandia con Rai Cinema
Distribuzione in italiano 01 Distribution