Miti e Pagine di Sicilia
L’artista Leo Gullotta, dal 26 al 28 Aprile, è andato in scena al teatro Arcobaleno di Roma omaggiando la Sicilia, la sua terra natale, meravigliosa e ricca di contraddizioni da sempre. L’attore presenta il suo spettacolo come una chiacchierata tra amici: in un immaginario balcone profumato di gelsomini ci ha voluto mettere completamente a nostro agio
Il mononologo dell’attore siculo si è svolto con naturalezza e spontaneità, comunicando messaggi e consigli frutto di tanta esperienza di un uomo che può sembrare quasi un nonno, essendo nato nel quarantasei.
E’ così che l’interprete ci riporta alle atmosfere autobiografiche della Catania dell’immediato dopoguerra: mamma casalinga e padre capomastro in pasticceria, conviveva in un appartamento modesto, ma decoroso, assieme a cinque fratelli. A Catania, nei primi anni cinquanta, i bar avevano davvero pochissimo da offrire: solo granite e caffè, che sembravano non edibili.
La gente però aveva sempre desiderio di fare delle passeggiate e, i più piccoli, tanti giochi e scherzi nelle piazze del centro. Nell’insieme emergono quindi uno sfondo e un contatto umano più genuini che – rimpiange l’attore – oggi non esistono più.
Dall’inizio intimo e personale, Leo Gullotta passa alla narrazione politico-letteraria vera e propria, ripresa dagli scritti dei più famosi autori dell’isola nostrana (Luigi Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Giovanni Meli, Luigi Capuana, Andrea Camilleri, e altri) accompagnato dalle musiche del Maestro Germano Mazzocchetti e dai video realizzati da Mimmo Verdesca.
Il titolo che dà origine allo spettacolo è “Minnazza”: in siciliano significa “donna con molto seno” ma anche madre terra, riferendosi appunto alla Terra Madre ovvero la Sicilia, che ha dovuto sempre accogliere, nei secoli, le dominazioni straniere (dai normanni agli spagnoli, per poi arrendersi ai Piemontesi, come sottolineava il grande scrittore Tomasi di Lampedusa).
Una regione, inoltre, colpita violentemente dalla mafia: la necessità, da parte del bravo attore etneo, è dunque descriverci, con spiccata sensibilità, il sacrificio del drammaturgo Pippo Fava e dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Dalla prosa alla poesia si riflette anche sulla denuncia presente ne “Il giorno della Civetta” di Leonardo Sciascia che narra le enormi difficoltà del protagonista, il capitano Bellodi, a far emergere la verità nel silenzio omertoso dei testimoni di un delitto. L’opera, scritta nel 1960, è considerata il primo romanzo giallo sulla mafia siciliana, in cui cogliamo molte affinità con l’attuale commissario Montalbano di Andrea Camilleri.
Tra tante personalità impegnate anche nel passato, Gullotta ha citato un altro conterraneo: Ignazio Buttitta, poeta e, soprattutto, uomo politico, antifascista e partigiano. Dai versi tratti dalla traduzione di “Un seculu di storia” (composto nel ’70) si legge: “Li abbiamo ancora qui, ancora qui la mafia seduta sui banchi degli imputati a dettar legge; a scrivere sentenze di morte con le mani che sanguinano“.
Leo Gullotta è diretto con molta professionalità dal regista ed autore del copione, Fabio Grossi, il quale ha il merito di cucirgli addosso uno spettacolo impegnato, dove emerge l’appello di occuparsi della politica nazionale ed internazionale, in cui la Sicilia è vista come crocevia di passate dominazioni, mentre oggi è culla dell’accoglienza.
Proprio come agli inizi del novecento erano i siciliani a trovare fortuna nelle miniere svizzere ed in Belgio, oggi i migranti di colore approdano a Lampedusa in povertà, ma ricchi di speranza per un futuro migliore.
Gullotta, grazie alla sua spiccata abilità e alla sua ottima declamazione, riesce a rimandarci un quadro generazionale della regione che, in un arco di tempo molto lungo, è riuscita a crescere nonostante le sue svariate complessità.
Alessandra Bettoni
Teatro Arcobaleno
dal 26 al 28 aprile
Minnazza
regia e drammaturgiaFabio Grossi
con Leo Gullotta
Luci Alberto Biondi
Musiche Germano Mazzocchetti
Video Mimmo Verdesca