Un testo quasi unico nel suo genere prende posto sul palco del teatro Vittoria di Roma. “Mobidic”, firmato dal giovane autore italo tedesco-americano Karl Weigel, racconta tra dramma e commedia una nottata intima e misteriosa trascorsa da due esseri umani agli opposti: un uomo maturo colto da amnesia e una giovane ragazza disillusa e viscerale
In un’atmosfera da film noir, una notte come tante, un facoltoso uomo d’affari viene improvvisamente colto da amnesia e, privato dei propri ricordi e regredito a quando era un diciottenne, solo ed impaurito si rifugia all’interno di un Cafe Theater in chiusura all’interno del quale è rimasta soltanto la cassiera, una ragazza giovane e delusa che, messa praticamente sotto sequestro dall’uomo, passerà dallo spavento iniziale alla costruzione di una singolare complicità con lo smemorato manager finché il sole non torna a sorgere di nuovo.
“Mobidic” è un lavoro intriso di poesia: la scrittura è elaborata, spesso oscura e quasi inconcludente ma è comunque ovvio come l’intero copione sia retto da una grande ispirazione; tuttavia la messinscena fatica ad emozionare, anzi, molte delle situazioni che si verificano durante lo svolgimento dell’azione sono abbastanza prevedibili ed in alcuni casi anche esasperate.
Uno degli elementi più disturbanti dello spettacolo è sicuramente l’illuminazione: la storia prevede una circostanza di grande intimità, di claustrofobia, di solitudine fisica ed emotiva dei due personaggi segregati in un interno senza uscite. La platea è però illuminata quasi quanto il palco e tutto questo elimina e neutralizza completamente la separazione che dovrebbe esserci tra i due spazi teatrali e soprattutto distrugge proprio quel contesto di confidenza che i protagonisti creano scena dopo scena.
Massimo De Rossi è l’ottimo interprete di questo uomo smarrito, colto, passionale e privo di radici, e sostiene con enorme energia tutta la complessità del proprio personaggio, sebbene talvolta si lasci andare a qualche manierismo di troppo, mentre la sua partner, la giovane e bella Roberta Anna, vivace e disinvolta, tradisce ancora qualche piccola acerbità.
Nella sua globalità “Mobidic” è senza dubbio complesso e di non facile comprensione tuttavia il senso più profondo della storia e soprattutto l’interessante e curioso paragone fra attori e marinai, unico chiaro rimando al romanzo di Herman Melville a cui il titolo della pièce fa riferimento, ne fanno un’opera di un certo spessore; non si può però purtroppo negare una pesantezza di fondo che diventa la connotazione dell’intero lavoro e che porta il pubblico a sbadigliare troppo spesso.
Gabriele Amoroso
Teatro Vittoria
dall’8 al 18 novembre
Mobidic
di Karl Weigel
regia Massimo De Rossi
con Massimo De Rossi e Roberta Anna
scene Gianluca Amodio
costumi e grafica Geraldine Gelin
musiche Angela Sinckler
assistente regia Valeria Iacampo
aiuto regia Rita Tersigni