In scena al teatro Petrolini di Roma, per una sola sera, ‘Mors tua’ è l’ultimo testo firmato da Antonio Mocciola: lo spettacolo mette in scena la storia di una diva del cinema ormai in declino che, per una serie di circostanze fortuite e volute, si trova a vivere un’esistenza misera rinchiusa in una deprimente abitazione con l’unica compagnia del giovane figlio, ormai completamente estraniato dal mondo reale e tenuto sotto chiave dalla stessa madre
Ines è stata un’attrice cinematografica piuttosto quotata ma il destino, aiutato anche dalla sua incoscienza, le si è rivoltato contro con estrema crudeltà: costretta su una sedia a rotelle, madre sola del problematico Tobia e ancora in lotta con le dipendenze da droga e alcool, la donna vive in un deprimente e minuscolo appartamento col figlio dove le giornate scorrono in una angosciante e buia monotonia.
L’ultimo lavoro di Antonio Mocciola, presentato al pubblico con un’unica replica ancora sottoforma di primo studio, soffre e non poco: ‘Mors tua’, al momento, è la brutta copia di quello che potrebbe diventare un lavoro interessante.
La storia inventata da Mocciola presenta diversi spunti accattivanti: la fama perduta, il doppio, l’allusione all’incesto, il sovrannaturale; ognuno di essi però non è mai approfondito, mai dichiarato, mai analizzato, si tratta soltanto di accenni che non contribuiscono a rendere la trama solida.
L’opera dunque non ingrana mai la marcia giusta, spesso annoia, nonostante la breve durata, e fatica a definire la propria identità.
Mors tua: tutto da rifare
Il problema più grande di ‘Mors tua’ sono i tre interpreti in scena: Violetta Rogai, Federica Pallozzi Lavorante e Francesco Lippolis sono ingessati ed esageratamente trattenuti; i protagonisti non mostrano mai alcuna ombra di anima e tendono a recitare sempre sopra le righe, privando i loro personaggi della pur minima naturalezza.
Non aiuta neppure la regia di Emilia Miscio che, complice le dimensioni infelici del palcoscenico, non può inventare nulla e riduce la profondità fisica del teatro a una mortificante bidimensionalità.
L’opera deve passare necessariamente attraverso un rimaneggiamento importante – a partire dalla regia – arricchendo il testo dove possibile e spingendo gli attori a fare uno studio molto più attento dei propri personaggi.
Mocciola non ha avuto una cattiva idea ma lo sviluppo e la cornice della stessa hanno bisogno di nuove fondamenta e di una preparazione tecnica di ben altro livello.
Gabriele Amoroso
Foto: Antonio Mocciola
Teatro Petrolini
7 giugno
Mors tua
di Antonio Mocciola
Regia Emilia Miscio
con Violetta Rogai, Federica Pallozzi Lavorante e Francesco Lippolis
Fonica Giorgia Caredda
Direttore di scena Simona Borrazzo