Stefano Starna firma, insieme a Nicoletta Della Corte, una drammaturgia emozionante e che parla a tutti noi: ‘Naufraghi da marciapiede’. Andato in scena al teatro Cometa Off – dall’11 al 14 aprile – e inserito all’interno del teatro Marconi Festival estivo lo scorso 19 luglio, lo spettacolo vanta la presenza del cantante The Niro il quale, con i suoi brani, segue la narrazione passo passo. Inserito all’interno del Calcata ecofestival, il 4 ottobre è in cartellone al teatro del Capomandro. La storia di un barbone che, attraverso un percorso musicale e di parola, suscita riflessioni e mette di fronte il pubblico a tante verità sulla situazione degli indigenti che, in verità, si cerca di nascondere ogni giorno
Stefano Starna insieme a Nicoletta Della Corte scrive un copione dai registri nostalgici e prettamente civili, lasciandosi ispirare dalla storia di Evio Botta, denominato il re dei barboni, poeta e attore.
La rappresentazione ‘Naufraghi da marciapiede’, in programma lo scorso aprile al teatro Cometa Off e, in estate, al teatro Marconi della capitale emoziona e fa pensare.
A tal proposito, intervistammo Starna per farci raccontare cosa l’avesse spinto a mettere in scena il testo mentre, ora, vogliamo esprimervi perché andare a vedere lo spettacolo che, venerdì 4 ottobre, sarà in scena al teatro del Capomandro, nell’ambito del Calcata ecofestival.
“Essere poveri non è una colpa“
Naufraghi da marciapiede: romeless
“Può succedere“, così recita l’intro che il protagonista, entrando in scena, anticipa alla platea. Ci racconta la sua storia: un lavoro, la famiglia, la depressione e una successione di eventi che lo vedono annegare sempre più.
Dunque, come chiedere aiuto? In che modo aggrapparsi alla vita? Se non si ha il coraggio di invocare sostegno, la propria condizione la si vive come un fallimento?
Il monologo di apertura fa così da apripista alla rappresentazione sostenuta da una scena sobria e un’altrettanta essenziale regia. Una panchina diviene il luogo dove si sviluppa l’azione: The Niro e Starna si interfacciano, si ritrovano in un posto indefinito ai margini di una città che fa da sfondo. La si immagina.
Il barbone senza nome sembra vaneggiare, al contrario considera, pensa, ci fa riflettere su fatti reali: “qualcuno ha detto che un artista è un barbone che ce l’ha fatta…”.
Disserta sulla sua condizione tra ironia amara e cinismo, mettendoci di fronte a dati concreti – per esempio il diritto alla casa oppure al sussidio alla povertà che dovrebbe essere obbligatorio -, all’indifferenza dei cittadini che gli passano accanto perché puzza, alla solitudine che vive. Manca quindi l’amore, si parla con se stessi, una bottiglia di vino è l’inseparabile amica e i giorni trascorrono con lentezza, sembrano uno uguale all’altro.
“La vita umana non è altro che un gioco della follia“
Recitazione e canto: connubio riuscito
L’insieme è espresso attraverso le gestualità che ricalcano la maschera di Chaplin, il canto accompagna la narrazione in cui i ricordi si innestano con tono nostalgico e pieno di speranza. The Niro, invece, si inserisce delicatamente nel racconto con le sue canzoni scritte per l’occasione.
La recitazione è degna di nota: Starna infatti incarna e rimanda alla perfezione la figura del senza tetto, anche ubriacone, fantasma della strada che, di questi tempi, viene di fatto notato di sfuggita, neanche avvicinato per paura. Andiamo tutti di corsa persi nelle nostre esistenze. Non ci fermiamo affatto per compassione.
La questione sociale pertanto diviene enorme e abbandonata a se stessa. Dalle cronache e dalla solidarietà emergono le notizie di un emisfero a noi sconosciuto. ‘Naufraghi da marciapiede’ è quasi un’invocazione: un aiuto che ognuno di noi dovrebbe imparare a dare, un impegno civile da destinare agli indigenti nel nostro quotidiano.
Annalisa Civitelli
Foto: Serena Dattilo
Naufraghi da marciapiede
di Stefano Starna e Nicoletta Della Corte
regia Nicoletta Della Corte
con Stefano Starna e The Niro