Quanti sacrifici siamo disposti a fare per raggiungere il successo?
Dal romanzo (1935) al film di Sidney Pollack (1969) per giungere infine a teatro. Una ripresa di un testo che, al 52.mo “Festival di Borgio Verezzi” 2018, vince il “Premio Camera di Commercio Riviere Liguri” per lo spettacolo di maggior successo. Si direbbe quindi un trionfo assicurato su uno sfondo tanto amaro quanto critico che ipnotizza sia la platea, sia i personaggi tra chimere e desideri
La Sala Umberto di Roma apre la stagione con ‘Non si uccidono così anche icavalli?’. Dai registri nostalgici e retrò, la rappresentazione in due atti, è tratta dall’omonimo romanzo di Horace McCoy (traduzione di Giorgio Mariuzzo), per la regia di Giancarlo Fares.
Dal 25 settembre al 14 ottobre, sarà dunque possibile assistere a una storia che ci riporta indietro nel tempo, dove il pubblico si troverà coinvolto, tra sogni, speranze e illusioni, in uno spaccato sociale ambientato nel mondo anni ’50.
Giuseppe Zeno (Joe) apre la pièce in maniera versatile e ironica, interpretando il perfetto motivatore del gruppo, nonché organizzatore della “maratona della vita” ovvero la gara di ballo, di cui il premio in denaro era molo ambito. Prendendoci per mano, ci introduce tra abiti (a cura di Francesca Grossi), colori, musica, balli e competizioni: molte infatti le coppie che danzano per giorni interi, volendo così raggiungere il successo a tutti i costi – e non solo – ed entrare prepotentemente nell’ambito dello spettacolo.
Fares è già al suo secondo musical. Con ‘Le bal. L’Italia balla dal 1940 al 2001’, delinea la storia attraverso le epoche con musica e balli; da prima della guerra ad oggi, il passaggio di tempo è inequivocabile. Qui, invece, il regista esegue una perfetta ricostruzione di ciò che le persone si aspettavano dalle iniziative contestualizzate introducendo anche recitazione e canto.
La platea entra così a far parte dell’insieme: noi siamo sponsor, registi, produttori, alla ricerca di talenti. Le ore trascorrono sul tabellone inesorabili – 12; 156; 600; 610; 730; 750; 905; 999; 1000 – mentre le coppie diminuiscono: ne rimangono solo due, le vincenti.
Sul palco vediamo Mario e Rosa; Alfredo e Assunta; Bianca e Giacomo; Gloria (Sara Valerio) e Roberto; Boris ed Eleonora; Carlo e Liliana; infine, Nino e Valentina, ognuno con il proprio numero. Tutti i performers, Donato Altomare, Brian Boccuni, Cipriani Alberta, Giancarlo Commare, Vittoria Galli, Alessandro Greco, Salvatore Langella, Elisa Lombardi, Maria Lomurno, Matteo Milani, Pierfrancesco Scannavino, Lucina Scarpolini e Viviana Simone, sono all’altezza della loro parte, ben guidati dalle coreografie di Manuel Micheli. Volteggi, passi a due, assoli, improvvisazione e fluide movenze, creano un’atmosfera coinvolgente. Non si smette mai di muoversi: un gioco di resistenza che va oltre i limiti di ognuno.
Le musiche eseguite dal vivo sono una trovata originale e piacevole. Gli stili swing, elettro-swing e jazz manouche, le note morbide e suadenti, la trasposizione di alcuni brani famosi, fanno di Piji e il suo complesso (Piji Electroswing Project) un intrattenimento più che azzeccato.
Le canzoni sono originali e cantate dallo stesso Piji, mentre la band vede alla chitarra Gian Piero Lo Piccolo; al clarinetto Egidio Marchitellli; alla chitarra e all’elettronica Francesco Saverio Capo; infine, Andy Bartolucci al basso e alla batteria.
Zeno, al contempo, canta e recita monologhi coinvolgenti, che inquadrano filosoficamente il malcontento della società e i meccanismi malati che si nascondono dietro ogni pubblicità, idee politiche, lati economici, moralità e bigottismo (lo scoprirete da soli!); Sara Valerio, la protagonista, ci narra della sua vita, dei suoi ricordi e dei sogni, una via di fuga a cui aggrapparsi.
Particolare è la scena che apre la seconda parte della performance (non sveleremo qui la suggestione): ci coglie di sorpresa tra passi di danza classica, sonorità accattivanti, movenze provocanti e meccaniche. Con le sue proprie peculiarità dona un tocco in più all’insieme che, con ogni quadro, preclude a nuove avventure, piccoli e grandi momenti della vita di ognuno di noi.
Ecco il perché, con tale motivazione, ‘Non si uccidono così anche i cavalli?’ lo scopriamo attuale e vince il “Premio Camera di Commercio Riviere Liguri”: “Non si uccidono così anche i cavalli? ha affrontato un tema di drammatica attualità come la superficialità e il cinismo dello show business, un mondo spesso illusorio e rivolto ai giovani: uno spettacolo complesso e multimediale, tra prosa, ballo e musica dal vivo, che non a caso ha avuto un’ottima risposta in termini di affluenza e di gradimento da parte del pubblico e una buona risonanza su media e social”.
Motivo in più per andare a vederlo!
Annalisa Civitelli
Sala Umberto
dal 25 settembre al 14 ottobre
Officine del Teatro italiano
presenta
Non si uccidono così anche i cavalli?
tratto dall’omonimo romanzo di Horace McCoy
traduzione Giorgio Mariuzzo
regia Giancarlo Fares
con
Giuseppe Zeno e Sara Valerio
Donato Altomare, Brian Boccuni, Cipriani Alberta, Giancarlo Commare, Vittoria Galli, Alessandro Greco, Salvatore Langella, Elisa Lombardi, Maria Lomurno, Matteo Milani, Pierfrancesco Scannavino, Lucina Scarpolini e Viviana Simone
con la partecipazione live del Piji Electroswing Project
canzoni originali Piji
coreografie Manuel Micheli
PIJI voce
Gian Piero Lo Piccolo chitarra
Egidio Marchitellli clarinetto
Francesco Saverio Capo elettronica & chitarra
Andy Bartolucci basso & batteria
scene Fabiana Di Marco
costumi Francesca Grossi
disegno luci Anna Maria Baldini