Dal 3 al 12 maggio, presso il Teatro Arcobaleno, Vincenzo Zingaro mette in scena e guida una lettura musicata di passi salienti dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Una serata solenne e spesso fin troppo tradizionale, ma non priva del suo fascino
‘Il poema che è insieme l’Iliade, l’Odissea e il Don Chisciotte’. Con queste parole Voltaire definì l’”Orlando Furioso”, scritto da Ludovico Ariosto a partire dall’incompiuto ‘Orlando Innamorato‘, e considerato uno dei massimi poemi in rima della cultura italiana. E si vede, nel modo con cui Vincenzo Zingaro rappresenta e interpreta il suddetto poema al teatro Arcobaleno di Roma, un forte intento di preservazione nei confronti di un grande classico.
Zingaro, accompagnato dagli attori Sina Sebastiani e Piero Sarpa, recita alcuni passaggi importanti del celebre poema cavalleresco. Lo accompagna la musica dal vivo di un quartetto misto – pianoforte, violoncello, sassofono, flauto traverso – e un sfondo artistico. Nient’altro di più.
Orlando Furioso: una semplice lettura elaborata
I passaggi narrati si aprono, concluso il celeberrimo proemio – le donne, i cavalier, l’arme, gli amori – il duello tra Rinaldo e Ferraguto per Angelica, la principessa asiatica di cui tutti i paladini sono innamorati. La posta notturna in cui due guerrieri saraceni, Cloridano e Medoro, tentano di seppellire degnamente il corpo del loro giovane re; sarà proprio del secondo, unico sopravvissuto, che si innamorerà la volubile Angelica.
I due innamorati trascorrono giorni insieme in campagna, alle cure di un pastore, e scrivono i loro nomi su alberi e pietre. Sarà tramite quelle firme che Orlando, capitato da quelle parti dopo il ritorno dei due nel Catai, scoprirà del loro amore.
Qui inizia la “gran follia, sì orrenda”, che trasforma il paladino migliore di Carlo Magno in una creatura folle dalla forza sovrumana. La lettura si conclude con il preludio alla chiusura di quella pazzia nel momento in cui Astolfo, paladino poco abile ma virtuoso, vola sulla luna a dorso di ippogrifo, per recuperare la bottiglia che lo contiene.
L’essenziale la raffigurazione del classico
E non c’è davvero molto altro da dire sulla rappresentazione di Vincenzo Zingaro, che più di tutte riduce all’essenziale la raffigurazione del classico. A volte arricchisce il set, raffigurante una gigantesca luna, che cambia colore in base alle luci del palco creando differenti ambienti e spazi.
La luna è un elemento portante nei passaggi letti: è la sua luce a permettere a Cloridano e Medoro di trovare il cadavere del loro re nella notte, ed è sulla sua superficie che giace il senno di Orlando, assieme alle altre cose perdute di tutta la terra. Oltre ad essa, solo voci e musica.
L’’Orlando Furioso’ di Vincenzo Zingaro è un’esperienza troppo rigorosa per lasciare un’impronta a lungo termine, forse troppo preoccupata di portare rispetto al grande classico per lasciare un suo segno e manipolarlo troppo. Si possono, tuttavia, lodare le performance, forti e viscerali.
Maria Flaminia Zacchilli
Foto dal web
Teatro Arcobaleno
dal 3 al 12 maggio
Orlando Furioso
di Ludovico Ariosto
Riduzione e Regia Vincenzo Zingaro
con Vincenzo Zingaro, Sina Sebastiani e Piero Sarpa
Musiche originali Giovanni Zappalorto
Giovanni Zappalorto pianoforte
Francesca Salandri flauto
Stefano Marrone sassofono
Eleonora Yung violoncello
Castalia con la collaborazione della Società Dante Alighieri