‘Paradiso’ di Stefano Dal Bianco edito da Garzanti è un canzoniere a tre voci in cui i protagonisti sono un uomo, il suo cane e il paesaggio delle colline senesi. La natura nel suo mutare nelle stagioni si fa comprendere da animi sensibili
‘Paradiso’ di Stefano Dal Bianco edito da Garzanti non è una semplice raccolta di poesie, ma una lunga passeggiata filosofica e poetica da compiere con l’autore e il cane Tito tra le strade, i sentieri e il bosco delle colline senesi, in diverse stagioni.
La copertina molto semplice offre infatti la possibilità di intuire da subito l’importanza e il valore del paesaggio. I cipressi al tramonto, simbolo di immortalità, incorruttibilità e resistenza, sono alberi sempreverdi che nella loro assoluta verticalità esprimono il contatto verso l’altra dimensione.
Il libro si suddivide in tre sezioni: Appuntamento al buio, Paradiso e Vento d’autunno, quest’ultima di un solo testo. È stato definito come un canzoniere in cui i protagonisti sono l’uomo, il cane e il paesaggio.
La natura al centro
Spicca la voce silenziosa e allo stesso tempo imponente della natura che diventa il cuore della scrittura in versi. Ci sono le trasformazioni degli elementi, il mutare dei colori della vegetazione, a volte sono protettivi, altre volte imprevedibili, così come la vita che in alcuni momenti sorprende, in altri ferisce.
“Oggi è nel cielo una scia/che non si sa che cosa sia” va a tratteggiare un’immagine che riflette qualcosa d’indefinito, inafferrabile, diventa quasi un segreto che lo sguardo tenta a suo modo di comprendere.
Il Paradiso che Dal Bianco è riuscito a rendere visibile attraverso la sua poesia dunque non si limita ai luoghi che incontra nella quotidianità, ma è una maturità interiore, avvenuta nel tempo, fatta di salite e discese, cadute e riprese, il coraggio di voler conoscere, il verso più illuminante nel libro ce lo dimostra: “Ciò che ci sostiene è la tempesta”.
Cane e padrone
Il rapporto tra padrone e cane è fondamentale in ‘Paradiso’, perché ne emerge un legame forte, che non scade nei luoghi comuni del cane miglior amico dell’uomo, nel solo concetto di fedeltà.
Se la letteratura spesso ha narrato del legame cane-uomo partendo dall’antichità, un esempio sono Argo ed Ulisse, o “Cane e padrone” di Thomas Mann, in questo contesto Tito, il cane, viene descritto mantenendo una sorta di distacco, senza filtri nel suo istinto: “si rotola nell’erba ma non credo che sappia/quanto vicine son le rapide del fiume/e già mi vedo la sua faccia/quando tra poco inaugurerà/la stagione dei bagni”.
L’autore sceglie un linguaggio visivo che possa definire le immagini in sequenza, predilige la poesia breve, non troppo lunga, consapevole che l’essenzialità è un punto di forza per esprimere in poche parole l’infinito.
C’è anche una sorta di colloquio con il paesaggio. Il lettore si trova a compiere percorsi, entra in sintonia con gli elementi della natura, impara a riconoscerli e a scoprire se stesso, risvegliando antichi dubbi, si pone in ascolto.
La poesia di Stefano Dal Bianco diventa rifugio sicuro tra l’asfalto e il cielo. E a noi questa immersione tra meraviglia e tempesta piace davvero.
Michela Zanarella
Biografia
Stefano Dal Bianco (Padova 1961) vive in provincia di Siena, dove insegna Poetica e stilistica all’università. Si è occupato prevalentemente di Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto, Andrea Zanzotto.
Ha pubblicato “La bella mano” (1991), “Stanze del gusto cattivo” (1991), “Ritorno a Planaval” (2001, 2018), “Prove di libertà” (2012).
I suoi saggi di poetica sono raccolti in “Distratti dal silenzio. Diario di poesia contemporanea”, 2019.
Paradiso
Stefano Dal Bianco
Edizioni Garzanti
Collana La biblioteca della spiga
Genere Poesia
Anno 2024
Pagine 141