La memoria è contaminazione e ricordo
Il Teatro Vittoria di Roma apre alla musica. Per due serate consecutive, il 6 e il 7 novembre, Cecilia Cipressi, in arte Syria, fa rivivere sul palco la figura di Gabriella Ferri, la famosa cantante italiana e nota interprete di canzoni popolari sia romane, sia napoletane. Nata nel rione capitolino di Testaccio è sempre stata tormentata e, appunto, dall’animo poetico e sensibile
La rappresentazione canora viene introdotta dalle voci di Pino Strabioli, ideatore insieme alla cantante italiana, e la stessa Ferri in un’intervista di tempo fa. Dai registri prettamente nostalgici, la pièce è un rimando alla personalità della cantastorie, alla vita di quartiere, alla semplicità della stessa e del tempo di guerra. Era infatti il 1942.
Denominata la Dama Bianca o diversamente la Magnani della musica oppure la Magnani tascabile, Gabriella Ferri viene narrata come un animo inquieto e dalla vena poetica. Scriveva molto, non amava la fama, rincorreva l’amore, ma appassionata della vita, soprattutto, prediligeva “attraversare dentro ogni emozione e trasformarla in nota“.
Pochi elementi compongono la scena: una cassapanca rossa, nella quale sono appesi i costumi dell’interprete curati anche grazie la supervisione di Lori Girgenti; un quaderno su cui la Ferri scriveva i suoi pensieri (dato in prestito da Seva, figlio di Gabriella); infine, un’altra scatola da dove Syria tira fuori baschi di diversi colori e un cappello rosso dalla foggia originale.
Sul palco, ad accompagnare la cantante, un pianista e un chitarrista: Davide Ferrario e Massimo Germini. Il primo si esibisce al piano oltre che usare la “melodica”, una mini–tastiera nella quale si soffia, per riprodurre una vastità di suoni dissimili. Il secondo, invece, è un tutt’uno con lo strumento e lo suona davvero con disinvoltura e fluidità.
Le musiche per di più si basano su ritmi spagnoleggianti (la produzione della Ferri fu anche un richiamo in Spagna e all’estero) e sicuramente su quelli che delineano da anni gli stornelli romani. I testi sono rigorosamente in dialetto romanesco. La voce di Syria ha delle potenzialità eccezionali: riesce a toccare le nostre corde facendoci emozionare e non solo, anche il cielo, mediante un’interpretazione sentita e personale.
Da “Remedios” a “Grazie alla vita”, da “Vola pensiero mio” a “La Pansè”, da “Ciccio Formaggio” a “Rosamunda” si viaggia su armonie rapide, guizzanti, acustiche, andanti, dolci e scorrevoli, ma anche su quelle tipiche delle serenate, in cui la fisarmonica e l’armonica a bocca presenti sono l’eco percettibile di un romanticismo puro e sincero.
E ancora “Le mantellate”, “Chitarra romana”, “Sempre”, “Il valzer della toppa” (scritta per la Ferri da Pasolini), “Sinnò me moro”, “Nina se voi dormite”, “Pe’ Lungotevere”, “Er Zelletta”, “Dove sta Zazà”, “Vecchia Roma” e altri brani, disegnano un quadro nitido della figura di Gabriella, in cui lei rivive.
In mezzo a tanta bellezza però l’unica nota stonata – è il caso di dire – rimane la lettura dei brani da parte della cantante nostrana, che avrebbe sicuramente potuto imparare a memoria i testi di tutte le arie proposte. Una vera pecca!
A noi non rimane altro che portarci a casa il ricordo della trepidazione del momento e della tradizione canora romana, gli aneddoti annessi, tra i quali quello che appunto dà vita al titolo della performance, e il clima di festa sul finale in cui i coriandoli svolazzanti cadono a terra con leggiadria. E, nel dubbio, ci chiediamo se qualcuno “lassù” abbia saputo fermare la confusione della cantante, dall’animo scompigliato.
Annalisa Civitelli
Foto dal web
Teatro Vittoria
6 e 7 novembre
Syria in
Perché non canti più…
Concerto – spettacolo per Gabriella Ferri
Ideato da Pino Strabioli e Cecilia Syria Cipressi
Costumi Lori Girgenti e Cecilia Syria Cipressi
Direzione musicale Davide Ferrario e Massimo Germini
Supervisione di Seva, figlio di Gabriella
Produzione Mauro Diazzi