In scena al teatro Trastevere di Roma fino allo scorso primo maggio, ‘Piantando chiodi nel pavimento con la fronte’ è un testo piuttosto celebre di Eric Bogosian, scritto nel 1994, che racconta gli aspetti più oscuri degli Stati Uniti d’America. Il copione mostra ormai qualche segno del tempo e in questa versione diretta da Pino Quartullo non riesce ad entusiasmare il pubblico
Attraverso una lunga serie di monologhi portati in scena da personaggi eterogenei come un senzatetto, un motivatore, un impiegato, un angelo vendicatore e numerosi altri, interpretati tutti dallo stesso attore – Paolo Biag – viene descritto uno spaccato della società americana risalente ormai a circa trent’anni fa, evidenziando tutte le contraddizioni di quel grandissimo paese.
Questo lavoro lascia il pubblico più perplesso che soddisfatto: la rappresentazione di ansie, perversioni e follie da sempre presenti nel paese a stelle e strisce, per quanto attuale, sembra ormai un luogo comune ben conosciuto da tutti che non dà scandalo né stupisce, ma si limita a mostrare come moltissimi tra i cittadini statunitensi si siano evoluti ben poco in quasi mezzo secolo.
Inoltre Paolo Biag, da solo in scena, sembra non essere in grado di mantenere la concentrazione: se i primi frangenti del lavoro sono interpretati con consapevolezza e bravura, improvvisamente l’attore perde la concentrazione e tutta l’energia necessaria all’opera sparisce da un monologo all’altro portando lo spettatore ad annoiarsi e perdere interesse nei confronti di ciò che succede sul palcoscenico.
Pino Quartullo, alla regia, può fare ben poco per rendere più accattivante un copione composto da brevi soliloqui scritti in successione: il regista si limita dunque a lavorare con le musiche e un’illuminazione neppure troppo ispirata non conferendo alla rappresentazione nessuna qualità particolare.
Gabriele Amoroso
Foto: Manuela Giusto
Teatro Trastevere
dal 28 aprile al primo maggio
Piantando chiodi nel pavimento con la fronte
di Eric Bogosian
Regia Pino Quartullo
con Paolo Biag