“Strappare lungo i bordi”, la precedente serie di Zerocalcare, aveva messo d’accordo tutti e aveva convinto anche chi non avesse mai letto i suoi fumetti a erigerlo a “voce dei nostri tempi”. Con ‘Questo mondo non mi renderà cattivo’, l’autore si riconferma tale, tanto più perché, nonostante l’aumento dei suoi estimatori, non si è piegato alle logiche del fan service e ha trattato tematiche più spinose e potenzialmente divisive rispetto a quelle del suo primo lavoro per Netflix
La maggior parte degli spettatori di “Strappare lungo i bordi”, uscita due anni fa su Netflix, aveva riportato gli stessi sintomi: scuotimento emotivo, pianto incontrollato, ma anche sincere risate e, nel caso di persone non-romane, alcune difficoltà a comprendere i dialoghi, alle quali però si poteva tranquillamente ovviare attivando i sottotitoli.
Zerocalcare ha preso questi dati, emersi dall’osservazione del suo nuovo pubblico acquisito grazie alla prima serie, e ha deciso di farne una seconda che avrebbe causato i medesimi effetti.
‘Questo mondo non mi renderà cattivo’ non è un sequel, è una storia a sé, ma gli ingredienti sono gli stessi o quasi.
Ha sempre un forte impatto emotivo, una profondità che si sposa alla perfezione con uno stile narrativo leggero in quanto ironico e macchiettistico, e il doppiaggio ha conservato quella “lieve inflessione romana“, come la definisce l’Armadillo.
Stessa parlata, stessa compagnia
Appunto, l’Armadillo: anche i personaggi sono quasi tutti gli stessi di “Strappare lungo i bordi” e delle opere a fumetti di Zerocalcare, a partire dal grosso, irriverente compagno arancione che rappresenta la coscienza del protagonista Zero, alter ego del fumettista stesso.
Tornano poi Secco e Sarah, i più cari amici di Zero che condividono lui la vita nel quartiere popolare romano in cui sono nati e cresciuti. Sì, Secco continua a ripetere “Annamo a pijà er gelato?” e di questo siamo tutti contenti.
Ma Zerocalcare non vuole per forza accontentare qualcuno, anche a costo di perdere qualche nuovo adepto.
Perciò, così come non si è piegato sulla questione dell’accento romano e non ha infine frequentato alcun corso di dizione, non ha nemmeno scelto la via più semplice evitando di trattare una tematica che, prevedibilmente, non avrebbe trovato tutti d’accordo.
Linee narrative tra il politico e il personale
Ed ecco che, in ‘Questo mondo non mi renderà cattivo’, entrano in scena i nazisti. Un termine forte, sconvolgente, utilizzato per descrivere un gruppo di residenti del quartiere Tor Sta Ceppa che affiggono ai muri manifesti contro la sostituzione etnica e che incitano alla chiusura di un centro di accoglienza della zona in cui, da poco, sono arrivati trenta immigrati.
Accanto a questa linea narrativa politica, si sviluppa quella del ritorno nel quartiere di una vecchia conoscenza di Zero. È Cesare, un ragazzo ormai divenuto uomo che, durante l’adolescenza, ha sempre frequentato giri diversi da quelli del protagonista: grande, grosso e dall’aspetto minaccioso, aveva all’apparenza più affinità con i forti, i bulli dal temperamento machista.
In Zero, però, aveva trovato una persona con cui poter essere vulnerabile, alla quale dimostrare senza vergogna di avere un’anima.
Tuttavia, ora che Cesare è tornato dopo anni da un luogo, sia fisico sia psicologico, che lo ha reso più fragile che mai, la distanza tra loro sembra essere incolmabile.
Questo mondo non mi renderà cattivo: la realtà è complessa ma Zerocalcare sa raccontarla
Sono proprio i rapporti con Cesare e le divergenze con i nazisti a creare spazio fertile per gli spunti di riflessione presenti in questa serie. Alcuni tra questi si possono riassumere così: nella complessità della realtà, si può individuare in maniera chiara e netta dove stia ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Dove stia il buono e dove il cattivo? Le opinioni e le scelte di chi è privilegiato sono in qualche modo condizionate dal benessere in cui vive e hanno lo stesso valore di quelle di coloro che si arrabattano ogni giorno per tirare avanti e sopravvivere?
A rispondere a queste domande sono, di volta in volta, personaggi differenti, e nessuno di essi ci va leggero, ma colpisce dritto al punto come un pugno nello stomaco di Zero e degli spettatori. È il caso del monologo di Sarah a casa sua, o del discorso di Secco prima dello scontro finale coi nazisti.
E poi c’è Cesare, il cui destino rimane incerto al termine della serie. Così come quello dei trenta residenti del centro di accoglienza i quali, ci si accorge alla fine, hanno rappresentato più che altro un pretesto per i due schieramenti, una scusa per avere un confronto, per menarsi e poi per chiedersi se siano gli immigrati il vero problema.
O se, tanto loro quanto chi li attacca o li sostiene, siano sintomi di un problema più grande, di una sfiducia generalizzata causata da una tendenza del nostro Paese a ignorare certe situazioni, a condannare alcune zone e fasce di popolazione all’abbandono culturale.
Insomma, si potrebbe o meno essere d’accordo con le riflessioni sociopolitiche che scaturiscono dalla serie, ma resta il fatto che in pochi siano in grado di raccontare come Zerocalcare il mondo di oggi.
Il quale, fortunatamente, non lo ha reso cattivo. E nemmeno disposto a scendere a compromessi per preservare il suo successo.
Eva Maria Vianello
Foto dal web
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Questo mondo non mi renderà cattivo
Regia, soggetto e sceneggiatura Zerocalcare
Produttori Davide Rosio, Giorgio Scorza
Casa di produzione Movimenti Production, DogHead Animation
Distributore Netflix
Genere Animazione
Anno 2023