La diversità come integrazione
Alle spalle della splendida cornice di Castel Sant’Angelo, all’interno dei giardini che lo circondano, il 28, 29 e 30 settembre è andato in scena uno spettacolo tanto attuale quanto suggestivo. Dai registri prettamente civili, la pièce interattiva ci sensibilizza e ci introduce alla tematica dell’accoglienza e dell’uguaglianza. Prodotto da Fattore K è una forma di teatro sobrio e professionale, mai fuori contesto
Tra prosa, danza, canto, musica, immagini e suoni la rappresentazione ci guida all’interno di un mondo in cui i rifugiati vengono contestualizzati in modo del tutto innovativo. Lungo il viale, a mo di reportage televisivo – tanto per riprendere il linguaggio moderno e vicino ai notiziari – l’ideatore e regista Ugo Bentivegna riporta la storia di ogni personaggio, la cui immagine in bianco e nero è posta sul tronco degli alberi: Allende; Freud; Einstein; Dietrich. Tutti rifugiati ed esiliati o quantomeno oppositori dei regimi dell’epoca.
Successivamente gli interventi di Valeria Contadino, Lamin Touray e Marianella Bargilli ci conducono nel vivo delle vicende con grande pathos, di chi, in cerca di lavoro e di una vita migliore, si metteva in viaggio per mesi verso l’America.
Maria, siciliana, va in Argentina; Antonia, si rivolge al figlio Giulio, lasciato in orfanotrofio e al quale scriverà, da lontanto, molte lettere; infine, la voce fuori campo di Lamin Touray ci investe di tutta la volontà e fatica nell’affrontare il suo viaggio fin qui.
Particolari sono le interazioni con il pubblico: la Contadino chiede su quale nave deve salire; lo stesso Lamin prende a prestito qualche persona per disegnare una nave; mentre la Bargilli recita sui sampietrini, inginocchiata. Con voce sentita si rivolge al figlio per tranquillizzarlo. Prima di entrare in scena e di prendere posto Touray, ancora, mette tutti in fila indiana, per sottolineare un passaggio della sua vicenda.
Le note di Marco Ciardo alla tastiera sono sempre delicate e un accompagnamento costante. Sul palco, poi notiamo una grande sfera bianca – il Mondo – sulla quale vengono proiettati dei video; si susseguono in alternanza i personaggi, ognuno con il proprio racconto, dolore, incontri, sofferenza e pace.
Gli interventi canori di Enrica Arcuri, dalla voce fluida, riprendono il repertorio della musica tradizionale italiana, africana e argentina (“Amara terra mia”; “My Angel – Malaika” di Miriam Makeba; “Gracias a la vida”) e, infine, ci dona un’intensa interpretazione di “I’m sailing” di Rod Stewart, per sentirsi liberi come gli uccelli in volo.
Quest’opera è quindi un tocco al cuore e sfiora, al medesimo tempo, corde emozionali a cui non siamo in grado di dare voce. Il messaggio è rivolto a tutti: ‘Refugees…Voi come noi’ prova se non altro a svegliare le coscienze di fronte un problema ampio, che vive oltre i nostri confini.
Viene dunque da pensare che il nostro Giovan Battista Vico e i suoi corsi e ricorsi storici, non avesse tutti i torti: ci troviamo di conseguenza a riflettere su l’emigrazione che, come nel passato, ancora ci riguarda da vicino e, purtroppo, coinvolge molta gente costretta a lasciare le famiglie, a fuggire da guerre, torture, tirannie, povertà e violenze gratuite inflitte senza alcun motivo.
Si intraprendono così viaggi infiniti, per mare, dove la presenza dell’acqua è incessante, e per terra, affinché speranze e nuovi desideri non vengano disattesi. Soprattutto per ‘palpare’ finalmente un’esistenza e luoghi migliori dove vivere, cercando di sopravvivere al proprio destino e a propri passi.
Annalisa Civitelli
Foto: Civitas Creativa
Giardini di Castel Sant’Angelo
28 – 29 – 30 Settembre 2018
Fattore K presenta
Refugees…Voi come noi
Incontri-dibattito ore 18,30 e spettacolo ore 21,00
all’interno della rassegna triennale 2017-2019 “Il Teatro incontra il mondo”
Ideatore e regista Ugo Bentivegna
Scritto da Ugo Bentivegna e Lorenza Fruci
in scena
Lamin Touray, che racconta in maniera toccante la sua storia
le attrici Marianella Bargilli e Valeria Contadino interpretano con grande sensibilità ed empatia l’odissea di due donne italiane che nei primi decenni del ‘900 migrarono verso le Americhe
Prosa, danza, canto, musica, immagini e suoni
Danilo Faiulo ballerino
Enrica Arcuri cantante
Marco Ciardo pianoforte
Scene e costumi Erminia Palmieri
Video Francesca Corso
Grafica Francesco Mesiti
Produzione Fattore K