‘Resta solo la tua voce’ tocca temi così tristemente attuali e familiari ai lettori da riuscire alla perfezione in quello che forse è proprio lo scopo del libro: suscitare rabbia e sdegno. Attraverso la voce postuma di Giulia, una ventenne che osserva il proprio funerale, l’autrice Alessandra Pagani narra una storia struggente sul femminicidio e le responsabilità condivise di una società conservatrice
“Avevo vent’anni quando sono morta. Mi hanno ammazzata le stesse persone che dicevano di amarmi. Nessuno è stato condannato. Né la mia famiglia, né gli amici, né gli insegnanti, né la società, né i mass media, né lo Stato, e non è stato condannato l’assassino. L’unica che hanno calunniato, offeso, messo a tacere, umiliato e ammazzato sono io.”
L’incipit di ‘Resta solo la tua voce’ di Alessandra Pagani, edito da Morellini Editore, chiarisce da subito perché il libro abbia questo titolo: di Giulia Giraudo, ventenne protagonista e voce narrante della sua storia, resta solo, appunto, la voce.
Giulia, infatti, è stata uccisa e, il giorno del suo funerale, inizia a narrare i fatti che l’hanno portata in quella bara, circondata da persone che ora la piangono ma che, al momento del bisogno, le hanno voltato le spalle o hanno minimizzato la situazione.
Inizia così il racconto di una vicenda che, nonostante il contesto specifico, risulta universale: è automatico, infatti, che il pensiero vada ad alcuni recenti omicidi di donne tra le quali, fosse anche solo per omonimia, Giulia Tramontano e Giulia Cecchettin.
Con quest’ultima, la protagonista del romanzo ha in comune anche il legame con l’amata sorella.
“La sua gelosia, illusoriamente, mi gratificava. Mi faceva pensare che fosse nel giusto: lui mi amava, per questo era geloso. In fondo, mia mamma, per tutte le persone del paese, era la Teresa del Michele Giraudo. Mia nonna era la Maria di Giovanni. Le donne erano una proprietà di un maschio dominante, il capo famiglia.”
Una cultura patriarcale diffusa
La storia è ambientata alla fine degli anni Novanta in una cittadina di provincia “in cui la Pianura Padana confina con le Alpi”, un microcosmo dove le tradizioni e le convenzioni sociali giocano un ruolo fondamentale. Qui, le aspettative di genere impongono rigidi confini ai sogni e alle aspirazioni delle donne.
La famiglia Giraudo, composta da Giulia, la gemella Diana, la madre Teresa e il padre Michele, non è immune a queste pressioni. I genitori sono costantemente preoccupati delle apparenze, di ciò che la gente potrebbe pensare, e inculcano nelle figlie idee bigotte e moraliste.
Entrambe le gemelle, però, a modo loro si oppongono a tale mentalità. Così, mentre Diana dedica anima e corpo allo studio al fine di evadere e costruirsi una vita lontano da casa, Giulia, in preda alla noia, inizia a trascorrere i pomeriggi in discoteca. Ed è proprio qui che, nel tentativo di affermare la sua libertà e indipendenza, la ragazza conoscerà l’uomo che gliele toglierà per sempre.
“Anche se il funerale sta iniziando e il prete è pieno di commozione, e dovrei concentrarmi sulle parole che dice in ricordo di mia sorella, i giornalisti mi distraggono. “Lei lo lascia, lui perde la testa e la uccide” hanno scritto sul giornale quei giornalisti, e per me è solo un altro modo per dire “Lui perde la sua proprietà privata, si arrabbia e la elimina perché lei non si comporta bene”.”
Si poteva fare qualcosa?
Alla voce di Giulia, di tanto in tanto, si alterna quella di Diana, presente al funerale della sorella e in preda ai sensi di colpa: avrebbe potuto fare qualcosa in più per evitare che si arrivasse a questo punto?
La relazione tra Giulia e Paolo non l’aveva mai convinta fino in fondo, eppure al principio aveva spesso trovato giustificazioni ai comportamenti dell’uomo.
In questo l’autrice fa un ottimo lavoro, poiché delinea con efficacia il progressivo degrado del rapporto, mostrando come Paolo, da persona effettivamente strana e complessata ma non per questo temibile, sia diventato un partner ossessivo e manipolatore.
Questa trasformazione è raccontata con una gradualità che rende il processo particolarmente inquietante, riflettendo dinamiche purtroppo comuni in molte relazioni tossiche.
La descrizione dei comportamenti di Paolo è tanto accurata quanto disturbante: la gelosia patologica, il bisogno di controllo, i gesti violenti seguiti da scuse apparentemente sincere, lo stalking dopo la rottura.
Pagani non cade nella trappola di stereotipare il personaggio, ma lo rende complesso, mostrando anche i lati più vulnerabili che, in un primo momento, avevano conquistato Giulia. Questo, infatti, rende la storia ancora più realistica e dolorosa, poiché ci ricorda che spesso è proprio l’ambiguità emotiva a intrappolare le vittime.
“Filicudi mi tese la mano e disse, in tono fermo: «Lasci perdere la denuncia, signorina, provi a parlargli. È un uomo deluso dal suo rifiuto, cerchi di persuaderlo ad accettare la sua decisione. Voi donne avete delle tecniche…» e mi strizzò un occhio. Scattai in piedi, umiliata dall’ammiccamento. Me ne andai senza stringergli la mano.”
Resta solo la tua voce: coltivare la consapevolezza
Durante la lettura di questo libro, al dolore si intervallano rabbia e immensa frustrazione, soprattutto quando le numerosissime denunce di Giulia vengono ignorate e la sua situazione presa sottogamba dalle forze dell’ordine.
“Noi non possiamo farci niente”: una frase che purtroppo suona ormai familiare, e che nell’opera di Pagani introduce l’argomento delle responsabilità condivise, dalla comunità e da chi dovrebbe intervenire in situazioni di emergenza, ma che spesso non agisce fino a che è troppo tardi.
‘Resta solo la tua voce’, allora, ci invita a riflettere su queste tematiche, a non sottovalutare i segnali e a ragionare su come sia possibile contribuire a prevenire tragedie simili.
Pur essendole rimasta solo quella, la voce di Giulia Giraudo diventa uno strumento di denuncia che, anche una volta concluso il libro, continua a risuonare, ricordandoci l’importanza di ascoltare, comprendere e agire.
Affinché non vi siano più Giulie da piangere. Affinché non vi siano più donne vittime di uomini violenti, patetici e senza valore.
Eva Maria Vianello
Biografia
Alessandra Pagani, nata a Gattinara, vive con marito e figlio a Monza. Lettrice, lavora come editor non fiction per Vita e Pensiero, university press dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Ha pubblicato “Manuale di editoria universitaria” (Editrice Bibliografica, 2020). Ha creato e conduce il gruppo di lettura “Geranio Bookclub”.
Resta solo la tua voce
Alessandra Pagani
Edizioni Morellini Editore
Collana Varianti
Genere Narrativa
Anno 2024
Pagine 176